“L’armatura intellettuale di una poesia si dissimula e risiede - ha luogo - nello spazio che isola le strofe e nel bianco della carta: significativo silenzio che non è meno bello comporre, dei versi”. La celebre formula di Mallarmé, che anticipa di vari anni l’esperimento poetico/tipografico del Colpo di dadi (1897), è sicuramente la più esplicita premessa ottocentesca alle diverse esperienze proprie dell’avanguardia francese (Apollinaire, Reverdy) e più in generale del Novecento. L’uso del bianco come equivalente visivo del silenzio della voce; il ricorso al calligramma; la frammentazione del discorso che designa non solo l’inespresso ma l’inesprimibile: sono esiti che proseguono e ampliano la prospettiva mallarmeana. Ma a questa prospettiva conviene tornare per indagarla a fondo in se stessa. In rapporto, cioè, con le linee principali del disegno di Mallarmé, con l’uso del “silenzio” (a livello lessicale, semantico e di immagine), e con i progetti incompiuti (il Livre, Hérodiade, il Tombeau d’Anatole).
Bevilacqua, L. (2021). Comporre il silenzio: Mallarmé e il biancore del foglio. In L.C. Vincenzo Arsilio (a cura di), Il silenzio e le forme : modelli e rappresentazione nelle letterature europee moderne (pp. 21-34). Alessandria : Edizioni dell'Orso.
Comporre il silenzio: Mallarmé e il biancore del foglio
Luca Bevilacqua
2021-01-01
Abstract
“L’armatura intellettuale di una poesia si dissimula e risiede - ha luogo - nello spazio che isola le strofe e nel bianco della carta: significativo silenzio che non è meno bello comporre, dei versi”. La celebre formula di Mallarmé, che anticipa di vari anni l’esperimento poetico/tipografico del Colpo di dadi (1897), è sicuramente la più esplicita premessa ottocentesca alle diverse esperienze proprie dell’avanguardia francese (Apollinaire, Reverdy) e più in generale del Novecento. L’uso del bianco come equivalente visivo del silenzio della voce; il ricorso al calligramma; la frammentazione del discorso che designa non solo l’inespresso ma l’inesprimibile: sono esiti che proseguono e ampliano la prospettiva mallarmeana. Ma a questa prospettiva conviene tornare per indagarla a fondo in se stessa. In rapporto, cioè, con le linee principali del disegno di Mallarmé, con l’uso del “silenzio” (a livello lessicale, semantico e di immagine), e con i progetti incompiuti (il Livre, Hérodiade, il Tombeau d’Anatole).File | Dimensione | Formato | |
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