I contratti a valle delle intese restrittive della concorrenza: qualche riflessione vingt ans aprés, aspettando le Sezioni Unite

In attesa della decisione delle Sezioni Unite - chiamate a pronunciarsi sulle implicazioni che l’accertamento del carattere restrittivo della concorrenza, secondo la valutazione fattane della Banca d’Italia, dello schema uniforme di fideiussione omnibus elaborato da ABI è destinato a dispiegare sui contratti ad esso conformi conclusi dalle banche con i propri clienti - l’Autore sottopone nuovamente a verifica le conclusioni cui è pervenuto in suoi precedenti studi dedicati al tema dei rapporti tra intese restrittive della concorrenza e contratti conclusi a valle della stessa ed in conformità ad essa. Nel saggio si ribadisce la conclusione che il fatto che nei contratti a valle eventualmente trovino spazio clausole o elementi contrattuali che abbiano formato oggetto di concertazione a monte non consenta, per ciò solo, di considerare quei contratti nulli, almeno in relazione alle caratteristiche e al modo di operare delle regole del codice civile in tema di nullità contrattuale. Il problema dell’incidenza dell’esistenza di un’intesa restrittiva sui contratti conclusi dalle imprese aderenti a valle della stessa è, dunque, per l’Autore, sempre e solo un problema di “squilibrio contrattuale”. L’eliminazione della concorrenza realizzata dando attuazione all’intesa priva, infatti, i contraenti della possibilità di cercare alternative diverse, ossia dell’unico strumento con cui, nell’ambito di un sistema di contrattazione che è necessariamente seriale, essi possono sottrarsi al tentativo dell’impresa di sfruttare a proprio vantaggio il potere di definire unilateralmente le condizioni contrattuali. La soluzione deve dunque essere cercata attraverso l’applicazione non di rimedi meramente caducatori ma di azioni che siano capaci di assolvere una funzione di riequilibrio del contratto.