Questo lavoro analizza l’evoluzione del pensiero di Luigi Spaventa sull’integrazione monetaria europea e sui meriti della partecipazione italiana a questo processo. Ragioni di natura diversa spiegano il passaggio di Spaventa dallo scetticismo nei confronti dello Sme, negli anni settanta, al sostegno per l’integrazione monetaria europea, vent’anni dopo. Da un lato, si consolida in Spaventa il convincimento che i costi di un’eventuale esclusione dell’Italia dall’Ume, quando gli altri paesi europei ne facciano parte, superino i possibili benefici, sul piano economico come su quello politico. Dall’altro lato, Spaventa rivaluta il modello economico europeo, con la sua enfasi su stabilità dei prezzi, equilibrio nella finanza pubblica, concorrenza sul mercato interno, competitività estera. Per Spaventa si tratta di obiettivi meritevoli in sé, che richiedono politiche credibili, tanto più urgenti quanto più s’intensifica l’integrazione economica e monetaria europea. L’interesse di Spaventa per alcuni concetti elaborati nell’ambito della teoria macroeconomica mainstream (credibilità della politica economica, vincolo di bilancio pubblico intertemporale, dipendenza del reddito e dell’occupazione dai fattori di offerta nel lungo periodo, imperfezioni di mercato come causa di disoccupazione) alimenta questo convincimento. La crisi dell’eurozona, spinge Spaventa a rivedere in parte le proprie convinzioni sui meriti del modello europeo e ad immaginare nuove riforme per migliorarne la stabilità e la performance.
Paesani, P. (2020). Luigi Spaventa e l’integrazione monetaria europea: un pensiero in evoluzione. IL PENSIERO ECONOMICO ITALIANO, 2, 41-57.
Luigi Spaventa e l’integrazione monetaria europea: un pensiero in evoluzione
Paesani P.
2020-01-01
Abstract
Questo lavoro analizza l’evoluzione del pensiero di Luigi Spaventa sull’integrazione monetaria europea e sui meriti della partecipazione italiana a questo processo. Ragioni di natura diversa spiegano il passaggio di Spaventa dallo scetticismo nei confronti dello Sme, negli anni settanta, al sostegno per l’integrazione monetaria europea, vent’anni dopo. Da un lato, si consolida in Spaventa il convincimento che i costi di un’eventuale esclusione dell’Italia dall’Ume, quando gli altri paesi europei ne facciano parte, superino i possibili benefici, sul piano economico come su quello politico. Dall’altro lato, Spaventa rivaluta il modello economico europeo, con la sua enfasi su stabilità dei prezzi, equilibrio nella finanza pubblica, concorrenza sul mercato interno, competitività estera. Per Spaventa si tratta di obiettivi meritevoli in sé, che richiedono politiche credibili, tanto più urgenti quanto più s’intensifica l’integrazione economica e monetaria europea. L’interesse di Spaventa per alcuni concetti elaborati nell’ambito della teoria macroeconomica mainstream (credibilità della politica economica, vincolo di bilancio pubblico intertemporale, dipendenza del reddito e dell’occupazione dai fattori di offerta nel lungo periodo, imperfezioni di mercato come causa di disoccupazione) alimenta questo convincimento. La crisi dell’eurozona, spinge Spaventa a rivedere in parte le proprie convinzioni sui meriti del modello europeo e ad immaginare nuove riforme per migliorarne la stabilità e la performance.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.