In un articolo apparso sul «Public Discourse» del 28 giugno scorso, James Hankins ha notato come la costruzione di un proprio Rinascimento sia in effetti alla portata di diversi gruppi. E proprio come in quel primo Rinascimento europeo oggi abbiamo bisogno di nuovi modi di pensare che illuminino la via per nuove soluzioni. Sono passati dodici anni da quando lo European Research Area Board propose di pensare a un nuovo Rinascimento per un cambio di paradigma nel nostro modo di pensare e di vivere (The New Renaissance: Report of the Comité des Sages Reflection Group on Bringing Europe’s Cultural Heritage Online). Ma il sintagma ha avuto anche un’appropriazione politica: «Ci sono le condizioni perché l’Arabia Saudita sia la culla di un neo Rinascimento» ha dichiarato Matteo Renzi il 27 gennaio 2021, adducendo la ragione che il Rinascimento a «Firenze è nato proprio dalla peste, una pandemia», senza perdere l’occasione di sottolineare il ruolo «delle città» commentando il trilione di dollari di investimenti previsti per Riad da Mohammed bin Salman. La prima occorrenza del concetto di Rinascimento è documentata nel 1860, quando Jacob Burckhardt lo individuò come l’epoca di passaggio che dalla peste nera del 1346-1353 portò l’Europa alla rivoluzione scientifica del XVII secolo. Fu l’uscita dai secoli bui. Il significato popolare del termine oggi sarebbe quello di «una gara per il futuro in un momento in cui la posta in gioco è massima… un raro momento di fioritura di massa» (Ian Goldin e Chris Kutarna, Age of Discovery, Bloomsbury, Londra 2013, p. 19). Il punto è che ogni Rinascimento implica un’uscita da secoli bui. Nel ventunesimo secolo non abbiamo bisogno di pensare in termini di epoche. Nemmeno in termini di secoli. I decenni sono la misura. Oggi, la tremenda necessità personificata dalla pandemia e dalle transizioni gemelle verde e digitale rende credibili tre scenari. Se il primo si rassegna all’accelerazione verso il basso della comunità globale, e se il secondo vede la Cina in posizione predominante, sarebbe il terzo scenario, appunto, quello per il quale vale la pena lavorare, ovvero il nuovo Rinascimento. Qui vediamo il primo problema nell’idea di un nuovo Rinascimento: il suo restare centrato sull’Europa, quando l’Europa è un paziente del quale dobbiamo prenderci cura. Europa cura te ipsam! è il grido che si leva oggi più che mai. Che dallo scoppio della pandemia nel marzo 2020 l’Europa stia assumendo la leadership della transizione verde è qualcosa di molto notevole. Questo spiega l’attenzione posta dalla Commissione Europea sull’idea di un New European Bauhaus, fondato su sostenibilità, bellezza e inclusione per riconnettersi con la natura ricostruendo un senso di comunità ed equità nel riequilibrio e la ridistribuzione delle risorse. Come ha suggerito Bernd Fesel, l’invenzione di nuove materie prime, come avvenne nel Bauhaus di Walter Gropius, ha prodotto nuovi modi di produzione nell’architettura, nella moda e nella produzione industriale che portano a nuovi modi sostenibili di costruire le nostre case, vestirsi, fare shopping, lavorare e fare vacanze. Di qui il secondo problema: quali saranno le sue nuove forme, ovvero come identificare e selezionare ciò che è o sarà il nuovo Rinascimento? Quindi, come Hankins ripete instancabilmente, cosa possiamo imparare dagli umanisti su come iniziare il Rinascimento del sistema europeo dell’università e della ricerca? Dobbiamo riconoscere che si tratta di un progetto a lungo termine, cosa che pone indubbiamente il terzo problema: come includere i cittadini e le comunità locali o nazionali in questo processo? Potrebbero volerci più di una o due generazioni. Ma sappiamo che un nuovo Rinascimento non può aver luogo senza la prontezza delle comunità a esercitare autonomia epistemica (sapere aude!) davanti alle sfide e alle nuove tecnologie. Quel che si richiede è che i territori siano capaci di innovazione sociale, se si vuole che i dispositivi non restino sulla carta. Proprio per questo è importante che le comunità siano mature e pronte, e un nuovo Rinascimento, forse, ci metterà in condizione di esserlo.

Pozzo, R. (2021). Il nuovo Rinascimento e i suoi problemi. PARADOXA, 22 Novembre 2021, 1-2.

Il nuovo Rinascimento e i suoi problemi

Pozzo, Riccardo
2021-11-22

Abstract

In un articolo apparso sul «Public Discourse» del 28 giugno scorso, James Hankins ha notato come la costruzione di un proprio Rinascimento sia in effetti alla portata di diversi gruppi. E proprio come in quel primo Rinascimento europeo oggi abbiamo bisogno di nuovi modi di pensare che illuminino la via per nuove soluzioni. Sono passati dodici anni da quando lo European Research Area Board propose di pensare a un nuovo Rinascimento per un cambio di paradigma nel nostro modo di pensare e di vivere (The New Renaissance: Report of the Comité des Sages Reflection Group on Bringing Europe’s Cultural Heritage Online). Ma il sintagma ha avuto anche un’appropriazione politica: «Ci sono le condizioni perché l’Arabia Saudita sia la culla di un neo Rinascimento» ha dichiarato Matteo Renzi il 27 gennaio 2021, adducendo la ragione che il Rinascimento a «Firenze è nato proprio dalla peste, una pandemia», senza perdere l’occasione di sottolineare il ruolo «delle città» commentando il trilione di dollari di investimenti previsti per Riad da Mohammed bin Salman. La prima occorrenza del concetto di Rinascimento è documentata nel 1860, quando Jacob Burckhardt lo individuò come l’epoca di passaggio che dalla peste nera del 1346-1353 portò l’Europa alla rivoluzione scientifica del XVII secolo. Fu l’uscita dai secoli bui. Il significato popolare del termine oggi sarebbe quello di «una gara per il futuro in un momento in cui la posta in gioco è massima… un raro momento di fioritura di massa» (Ian Goldin e Chris Kutarna, Age of Discovery, Bloomsbury, Londra 2013, p. 19). Il punto è che ogni Rinascimento implica un’uscita da secoli bui. Nel ventunesimo secolo non abbiamo bisogno di pensare in termini di epoche. Nemmeno in termini di secoli. I decenni sono la misura. Oggi, la tremenda necessità personificata dalla pandemia e dalle transizioni gemelle verde e digitale rende credibili tre scenari. Se il primo si rassegna all’accelerazione verso il basso della comunità globale, e se il secondo vede la Cina in posizione predominante, sarebbe il terzo scenario, appunto, quello per il quale vale la pena lavorare, ovvero il nuovo Rinascimento. Qui vediamo il primo problema nell’idea di un nuovo Rinascimento: il suo restare centrato sull’Europa, quando l’Europa è un paziente del quale dobbiamo prenderci cura. Europa cura te ipsam! è il grido che si leva oggi più che mai. Che dallo scoppio della pandemia nel marzo 2020 l’Europa stia assumendo la leadership della transizione verde è qualcosa di molto notevole. Questo spiega l’attenzione posta dalla Commissione Europea sull’idea di un New European Bauhaus, fondato su sostenibilità, bellezza e inclusione per riconnettersi con la natura ricostruendo un senso di comunità ed equità nel riequilibrio e la ridistribuzione delle risorse. Come ha suggerito Bernd Fesel, l’invenzione di nuove materie prime, come avvenne nel Bauhaus di Walter Gropius, ha prodotto nuovi modi di produzione nell’architettura, nella moda e nella produzione industriale che portano a nuovi modi sostenibili di costruire le nostre case, vestirsi, fare shopping, lavorare e fare vacanze. Di qui il secondo problema: quali saranno le sue nuove forme, ovvero come identificare e selezionare ciò che è o sarà il nuovo Rinascimento? Quindi, come Hankins ripete instancabilmente, cosa possiamo imparare dagli umanisti su come iniziare il Rinascimento del sistema europeo dell’università e della ricerca? Dobbiamo riconoscere che si tratta di un progetto a lungo termine, cosa che pone indubbiamente il terzo problema: come includere i cittadini e le comunità locali o nazionali in questo processo? Potrebbero volerci più di una o due generazioni. Ma sappiamo che un nuovo Rinascimento non può aver luogo senza la prontezza delle comunità a esercitare autonomia epistemica (sapere aude!) davanti alle sfide e alle nuove tecnologie. Quel che si richiede è che i territori siano capaci di innovazione sociale, se si vuole che i dispositivi non restino sulla carta. Proprio per questo è importante che le comunità siano mature e pronte, e un nuovo Rinascimento, forse, ci metterà in condizione di esserlo.
22-nov-2021
Pubblicato
Rilevanza nazionale
Articolo
Comitato scientifico
Settore M-FIL/06 - STORIA DELLA FILOSOFIA
Italian
Rinascimento; Jacob Burckhradt; Matteo Renzi; Bernd Fesel
https://www.paradoxaforum.com/il-nuovo-rinascimento-e-i-suoi-problemi/
Pozzo, R. (2021). Il nuovo Rinascimento e i suoi problemi. PARADOXA, 22 Novembre 2021, 1-2.
Pozzo, R
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