How much the myth of Rome and Greek classicism influenced the French revolutionaries has long been discussed and studied by generations of scholars, each of whom has reconstructed the revolutionary experience projecting it on the needs and conflicts of their time. However, the reflection of men (and, in limited cases, of women) appears to be less studied on the role of ancient legislators and more generally on the idea of law that moved from the level of myth to that of political planning, in a context which, par excellence, was that of building a new world. The nascent political and legal architecture was built on the exaltation and at the same time on the distancing from the world of the past: Athens, Sparta and Rome were considered by some as an infinite archive from which to draw from to think about the future, by others as experiences unable to offer a rule or to serve as a model. Revolutionaries and counter-revolutionaries mirror the myth of the ancient legislator as a political weapon to be opposed to their opponents, in an alternation of signifiers of the revolutionary public discourse on the ancients: aristocrats, demagogues and tyrannical ones, in some cases, courageous, bold and far-sighted in others. From a first investigation it appears therefore that not only the French legislator, or rather the constituent, was inspired by Spartan and Athenian myths and legislations, or by the refinement (no less mythological) of Roman law, but it emerges, something less known and above all more stimulating, how much the texts of the moderns overlapped, in a constant conversation made up of references and “inventions”, to those of the classics to the point of not distinguishing the former from the latter, and how the “legislation of the ancients” represented, in extreme synthesis, the inclined plane on which the “law of the moderns” was maturing.

Quanto il mito di Roma e della classicità greca abbia influenzato i rivoluzionari francesi è stato a lungo discusso e studiato da parte di generazioni di studiosi, ciascuna delle quali ha ricostruito l’esperienza rivoluzionaria proiettandola sulle esigenze e conflittualità del proprio tempo. Meno studiata appare tuttavia la riflessione degli uomini (e, in casi seppur circoscritti, delle donne) sul ruolo dei legislatori antichi e più in generale dell’idea di legge che dal piano del mito si spostava su quello di una progettualità politica, in un quadro che, par excellence, era quello di costruzione di un mondo nuovo. La nascente architettura politica e giuridica si edificava sull’esaltazione e al contempo sulla presa di distanza dal mondo del passato: Atene, Sparta e Roma erano ritenute da alcuni come infinito archivio da cui attingere per pensare il futuro, da altri quali esperienze incapaci di offrire una regola o di servire da modello. Rivoluzionari e contro-rivoluzionari utilizzano specularmente il mito del legislatore antico come arma politica da contrapporre agli avversari, in un alternarsi di significanti del discorso pubblico rivoluzionario sugli antichi: aristocratici, demagogici e tirannici, in alcuni casi, coraggiosi, audaci e lungimiranti in altri. Da una prima indagine appare dunque che non solo il legislatore, o meglio il costituente, francese si ispirasse ai miti e alle legislazioni spartane e ateniesi, o alla raffinatezza (non meno mitologica) del diritto romano, ma emerge, cosa meno nota e soprattutto più stimolante, quanto i testi dei moderni si sovrapponessero, in un costante colloquio fatto di rimandi e di “invenzioni”, a quelli dei classici al punto da non distinguere i primi dai secondi, e come la “legislazione degli antichi” abbia rappresentato, in estrema sintesi, il piano inclinato su cui andava maturando il “diritto dei moderni”.

Fioravanti, M. (2021). Solone vs Licurgo? Il mito dei legislatori antichi nella Francia rivoluzionaria. ETICA & POLITICA, 23(1), 131-144.

Solone vs Licurgo? Il mito dei legislatori antichi nella Francia rivoluzionaria

Fioravanti, M
2021-01-01

Abstract

How much the myth of Rome and Greek classicism influenced the French revolutionaries has long been discussed and studied by generations of scholars, each of whom has reconstructed the revolutionary experience projecting it on the needs and conflicts of their time. However, the reflection of men (and, in limited cases, of women) appears to be less studied on the role of ancient legislators and more generally on the idea of law that moved from the level of myth to that of political planning, in a context which, par excellence, was that of building a new world. The nascent political and legal architecture was built on the exaltation and at the same time on the distancing from the world of the past: Athens, Sparta and Rome were considered by some as an infinite archive from which to draw from to think about the future, by others as experiences unable to offer a rule or to serve as a model. Revolutionaries and counter-revolutionaries mirror the myth of the ancient legislator as a political weapon to be opposed to their opponents, in an alternation of signifiers of the revolutionary public discourse on the ancients: aristocrats, demagogues and tyrannical ones, in some cases, courageous, bold and far-sighted in others. From a first investigation it appears therefore that not only the French legislator, or rather the constituent, was inspired by Spartan and Athenian myths and legislations, or by the refinement (no less mythological) of Roman law, but it emerges, something less known and above all more stimulating, how much the texts of the moderns overlapped, in a constant conversation made up of references and “inventions”, to those of the classics to the point of not distinguishing the former from the latter, and how the “legislation of the ancients” represented, in extreme synthesis, the inclined plane on which the “law of the moderns” was maturing.
2021
Pubblicato
Rilevanza internazionale
Articolo
Esperti anonimi
Settore IUS/19 - STORIA DEL DIRITTO MEDIEVALE E MODERNO
Italian
Quanto il mito di Roma e della classicità greca abbia influenzato i rivoluzionari francesi è stato a lungo discusso e studiato da parte di generazioni di studiosi, ciascuna delle quali ha ricostruito l’esperienza rivoluzionaria proiettandola sulle esigenze e conflittualità del proprio tempo. Meno studiata appare tuttavia la riflessione degli uomini (e, in casi seppur circoscritti, delle donne) sul ruolo dei legislatori antichi e più in generale dell’idea di legge che dal piano del mito si spostava su quello di una progettualità politica, in un quadro che, par excellence, era quello di costruzione di un mondo nuovo. La nascente architettura politica e giuridica si edificava sull’esaltazione e al contempo sulla presa di distanza dal mondo del passato: Atene, Sparta e Roma erano ritenute da alcuni come infinito archivio da cui attingere per pensare il futuro, da altri quali esperienze incapaci di offrire una regola o di servire da modello. Rivoluzionari e contro-rivoluzionari utilizzano specularmente il mito del legislatore antico come arma politica da contrapporre agli avversari, in un alternarsi di significanti del discorso pubblico rivoluzionario sugli antichi: aristocratici, demagogici e tirannici, in alcuni casi, coraggiosi, audaci e lungimiranti in altri. Da una prima indagine appare dunque che non solo il legislatore, o meglio il costituente, francese si ispirasse ai miti e alle legislazioni spartane e ateniesi, o alla raffinatezza (non meno mitologica) del diritto romano, ma emerge, cosa meno nota e soprattutto più stimolante, quanto i testi dei moderni si sovrapponessero, in un costante colloquio fatto di rimandi e di “invenzioni”, a quelli dei classici al punto da non distinguere i primi dai secondi, e come la “legislazione degli antichi” abbia rappresentato, in estrema sintesi, il piano inclinato su cui andava maturando il “diritto dei moderni”.
Fioravanti, M. (2021). Solone vs Licurgo? Il mito dei legislatori antichi nella Francia rivoluzionaria. ETICA & POLITICA, 23(1), 131-144.
Fioravanti, M
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2108/281873
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