La pubblica amministrazione, elemento imprescindibile del vivere quotidiano, è da sempre al centro di interesse di Studiosi di diverse discipline. Essendo organizzata su un modello burocratico, e quindi basata sulla formalizzazione, non può essere analizzata trascurando l’aspetto normativo da cui discendono le indicazioni di cambiamento. Ad oggi un elemento di novità è sicuramente rappresentato dall’introduzione del principio di sussidiarietà che, in primissima approssimazione, attribuisce le funzioni pubbliche ai soggetti che sono più vicini alla popolazione, e quindi ai bisogni e alle risorse, e solo in via d’eccezione a soggetti collocati in posizioni più distanti dalla comunità locale. Tale principio ha consentito di mettere a punto un sistema del tutto innovativo, caratterizzato dal rafforzamento delle Autonomie e dalla crescita delle comunità e dei sistemi locali. Ovviamente ciò non significa riconoscere le unità periferiche come sistemi isolati, bensì come sub-sistemi, tra loro relazionati ed interdipendenti, del sistema Stato. Alla luce di queste osservazioni, il nostro studio si focalizza sull’analisi delle interazioni fra le diverse pubbliche amministrazioni con particolare riferimento al Servizio nazionale di protezione civile che trova, nel decentramento delle funzioni agli Enti Locali e nel coordinamento centrale di tutte le attività, i propri punti di forza. La decisione di studiare la protezione civile – che ha come fine la tutela dell’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi – è dettata dal fatto che in Italia, a differenza della maggioranza dei Paesi europei, tutta l’organizzazione dello Stato (amministrazioni centrali e periferiche, Regioni, Province, Comuni, Enti pubblici nazionali e territoriali e ogni altra istituzione ed organizzazione pubblica e privata presente sul territorio nazionale) partecipa a pieno titolo all’erogazione del Servizio in parola rendendo quindi necessaria l’attivazione di modalità di interazione. Operativamente, il primo responsabile della protezione civile è il Sindaco di ogni Comune, che avendo una conoscenza approfondita e specifica delle peculiarità del proprio territorio, organizza le risorse comunali secondo piani prestabiliti per fronteggiare i rischi specifici del suo territorio. Quando si verifica un evento calamitoso, il Primo Cittadino è in grado, in tempi brevissimi, di definirne la portata e valutare se le risorse locali siano sufficienti a farvi fronte. In caso contrario si mobilitano immediatamente i livelli provinciali, regionali e, nelle situazioni più gravi, anche il livello nazionale, integrando le forze disponibili in loco con gli uomini e i mezzi necessari. Si identificano da subito le autorità che devono assumere la direzione delle operazioni; è infatti evidente che una situazione di emergenza richiede in primo luogo che sia chiaro chi decide, chi sceglie, chi si assume la responsabilità degli interventi da mettere in atto, chi attiva lo scambio di informazioni e conoscenze ponendosi a capo di questa rete, al tempo stesso formale ed informale. Obiettivo del lavoro è dimostrare che l’interazione fra i diversi livelli della pubblica amministrazione e la cooperazione che ne discende – in particolare fra Regioni – è la condizione necessaria per il superamento di un’emergenza grave (definita dalla legge nazionale italiana “evento di tipo c)”) in tempi più brevi e in modo efficace.

Poggesi, S., Tomasi, D. (2004). Le modalità interattive nella pubblica amministrazione: il Servizio nazionale di protezione civile. ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, 16(2), 371-396.

Le modalità interattive nella pubblica amministrazione: il Servizio nazionale di protezione civile

POGGESI, SARA;TOMASI, DEBORA
2004-01-01

Abstract

La pubblica amministrazione, elemento imprescindibile del vivere quotidiano, è da sempre al centro di interesse di Studiosi di diverse discipline. Essendo organizzata su un modello burocratico, e quindi basata sulla formalizzazione, non può essere analizzata trascurando l’aspetto normativo da cui discendono le indicazioni di cambiamento. Ad oggi un elemento di novità è sicuramente rappresentato dall’introduzione del principio di sussidiarietà che, in primissima approssimazione, attribuisce le funzioni pubbliche ai soggetti che sono più vicini alla popolazione, e quindi ai bisogni e alle risorse, e solo in via d’eccezione a soggetti collocati in posizioni più distanti dalla comunità locale. Tale principio ha consentito di mettere a punto un sistema del tutto innovativo, caratterizzato dal rafforzamento delle Autonomie e dalla crescita delle comunità e dei sistemi locali. Ovviamente ciò non significa riconoscere le unità periferiche come sistemi isolati, bensì come sub-sistemi, tra loro relazionati ed interdipendenti, del sistema Stato. Alla luce di queste osservazioni, il nostro studio si focalizza sull’analisi delle interazioni fra le diverse pubbliche amministrazioni con particolare riferimento al Servizio nazionale di protezione civile che trova, nel decentramento delle funzioni agli Enti Locali e nel coordinamento centrale di tutte le attività, i propri punti di forza. La decisione di studiare la protezione civile – che ha come fine la tutela dell’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi – è dettata dal fatto che in Italia, a differenza della maggioranza dei Paesi europei, tutta l’organizzazione dello Stato (amministrazioni centrali e periferiche, Regioni, Province, Comuni, Enti pubblici nazionali e territoriali e ogni altra istituzione ed organizzazione pubblica e privata presente sul territorio nazionale) partecipa a pieno titolo all’erogazione del Servizio in parola rendendo quindi necessaria l’attivazione di modalità di interazione. Operativamente, il primo responsabile della protezione civile è il Sindaco di ogni Comune, che avendo una conoscenza approfondita e specifica delle peculiarità del proprio territorio, organizza le risorse comunali secondo piani prestabiliti per fronteggiare i rischi specifici del suo territorio. Quando si verifica un evento calamitoso, il Primo Cittadino è in grado, in tempi brevissimi, di definirne la portata e valutare se le risorse locali siano sufficienti a farvi fronte. In caso contrario si mobilitano immediatamente i livelli provinciali, regionali e, nelle situazioni più gravi, anche il livello nazionale, integrando le forze disponibili in loco con gli uomini e i mezzi necessari. Si identificano da subito le autorità che devono assumere la direzione delle operazioni; è infatti evidente che una situazione di emergenza richiede in primo luogo che sia chiaro chi decide, chi sceglie, chi si assume la responsabilità degli interventi da mettere in atto, chi attiva lo scambio di informazioni e conoscenze ponendosi a capo di questa rete, al tempo stesso formale ed informale. Obiettivo del lavoro è dimostrare che l’interazione fra i diversi livelli della pubblica amministrazione e la cooperazione che ne discende – in particolare fra Regioni – è la condizione necessaria per il superamento di un’emergenza grave (definita dalla legge nazionale italiana “evento di tipo c)”) in tempi più brevi e in modo efficace.
2004
Pubblicato
Rilevanza nazionale
Articolo
Nessuno
Settore SECS-P/10 - ORGANIZZAZIONE AZIENDALE
Italian
Protezione civile; Coordinamento
Poggesi, S., Tomasi, D. (2004). Le modalità interattive nella pubblica amministrazione: il Servizio nazionale di protezione civile. ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, 16(2), 371-396.
Poggesi, S; Tomasi, D
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