Lo studio si apre con la constatazione che, malgrado l’abbandono del termine “costituzione”, la svolta impressa dal Trattato di Lisbona al processo di consolidamento costituzionale dell’Europa non presenta un impatto proporzionale alla sua carica simbolica. L’autore si sofferma, anzitutto, sui profili formali, sottolineando la differenza tra la logica internazionalistica del consenso (che trova espressione nella regola dell’unanimità) e la logica maggioritaria, che informa il costituzionalismo: anche quello federale (sul quale specificamente si sofferma);rileva, peraltro, che il “metodo della Convenzione” – ripreso dal Trattato di Lisbona limitatamente alla procedura ordinaria di revisione – immette nel processo un principio di DNA costituzionale. Considerando, poi, gli aspetti sostanziali, sottolinea che entrambi i trattati (il Trattato costituzionale e il Trattato di riforma), nonostante differenze di contenuto e di architettura sistematica, contengono un complesso di norme materialmente costituzionali. Rileva inoltre che anche precedentemente potesse parlarsi di una costituzione europea, disseminata all’interno dei trattati e riconducibile alla tradizione politico-ideologica del moderno costituzionalismo. Quanto al rapporto tra la “costituzione” europea (prima e dopo Lisbona) e le costituzioni degli Stati membri, ritiene che, nell’attuale stadio del processo d’integrazione europea, l’approccio preferibile sia un approccio di tipo pluralistico, con conseguente applicazione del principio della relatività dei valori giuridici.
D'Atena, A. (2010). La Constitución oculta de Europa (antes y después de Lisboa). REVISTA DE DERECHO CONSTITUCIONAL EUROPEO, 7(13).
La Constitución oculta de Europa (antes y después de Lisboa)
D'ATENA, ANTONIO
2010-01-01
Abstract
Lo studio si apre con la constatazione che, malgrado l’abbandono del termine “costituzione”, la svolta impressa dal Trattato di Lisbona al processo di consolidamento costituzionale dell’Europa non presenta un impatto proporzionale alla sua carica simbolica. L’autore si sofferma, anzitutto, sui profili formali, sottolineando la differenza tra la logica internazionalistica del consenso (che trova espressione nella regola dell’unanimità) e la logica maggioritaria, che informa il costituzionalismo: anche quello federale (sul quale specificamente si sofferma);rileva, peraltro, che il “metodo della Convenzione” – ripreso dal Trattato di Lisbona limitatamente alla procedura ordinaria di revisione – immette nel processo un principio di DNA costituzionale. Considerando, poi, gli aspetti sostanziali, sottolinea che entrambi i trattati (il Trattato costituzionale e il Trattato di riforma), nonostante differenze di contenuto e di architettura sistematica, contengono un complesso di norme materialmente costituzionali. Rileva inoltre che anche precedentemente potesse parlarsi di una costituzione europea, disseminata all’interno dei trattati e riconducibile alla tradizione politico-ideologica del moderno costituzionalismo. Quanto al rapporto tra la “costituzione” europea (prima e dopo Lisbona) e le costituzioni degli Stati membri, ritiene che, nell’attuale stadio del processo d’integrazione europea, l’approccio preferibile sia un approccio di tipo pluralistico, con conseguente applicazione del principio della relatività dei valori giuridici.File | Dimensione | Formato | |
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