Più di un secolo fa, nel 1894, la Reale Accademia Prussiana delle Scienze (Königlich Preußische Akademie der Wissenschaften), aveva affidato a Wilhelm Dilthey la prima edizione critica delle opere di Kant in quattro sezioni (opere a stampa, epistolario, lascito manoscritto, trascrizione delle lezioni). Dal 2002 l’Accademia di Berlino-Brandeburgo delle Scienze e delle Humanities (BBAW), che continua questa impresa completandola con gli ultimi volumi delle Lezioni di geografia fisica, ha messo in cantiere una nuova edizione delle opere a stampa di Immanuel Kant. Di pari passo, naturalmente procede a integrare e correggere quando necessario e possibile le altre tre sezioni, con pubblicazione di lettere trovate successivamente all’edizione dell’epistolario, di manoscritti ritrovati nel costante lavoro di scavo nelle bilioteche, per esempio le note kantiane alla copia della Metaphysica (1750) di Alexander Baumgarten, ma si deve segnalare almeno anche una nuova impegnativa edizione dell’Opus postumum. Che si sia pensato a rifare ex novo l’edizione delle opere a stampa di Kant sembra richiedere una giustificazione, vista l’autorevolezza indiscussa dell’edizione dell’Accademia. Certo, ogni impresa scientifica collettiva, come voleva Kant per la metafisica, è come un edificio che deve essere abitato e mantenuto in buono stato (im baulichen Wesen, sartus et tectus) altrimenti “cade in rovina e vi trovano ricetto ragni e spiriti dei boschi”, cfr. I progressi della metafisica, AA 20: 310. Il lavoro di manutenzione filologico è, quindi, sempre un’attività da non considerare mai finita, è, però, anche occasione di scoperte e apre sempre nuove prospettive di ricerca, come sembra suggerire una recente scoperta fatta nel quadro di questa impresa scientifica ed editoriale. Il 20 aprile 2020 Hansmichael Hohenegger, Antonio Lamarra e Riccardo Pozzo si sono imbattuti in un importante ritrovamento relativo alla Nova dilucidatio (1755), la cui curatela, insieme agli altri scritti latini, era stata loro affidata per la nuova edizione. Si tratta del recupero di due copie della stampa originale del testo, considerata perduta dal 1944, con la conseguenza che le edizioni successive a quella data, tra le quali l’importante edizione diretta da Wilhelm Weischedel, non avevano potuto usare per la loro edizione una copia dell’originale. Era, però, particolarmente importante per la Neuedition poter consultare gli originali. Infatti uno dei criteri stabiliti dalla nuova commissione Kant della BBAW, diretta da Volker Gerhardt e Marcus Willaschek, era di ripristinare la poligrafia del testo, ovvero ritornare il più possibile all’ortografia settecentesca e kantiana. Nelle edizioni succedutesi dal 1799 al 1922 l’ortografia e la punteggiatura era stata più o meno normalizzata a seconda delle teorie grammaticali dell’epoca. Delle stampe originali degli altri scritti latini, con qualche difficoltà è stato possibile ritrovare gli originali, ma della Nova dilucidatio era indispensabile che i curatori si rimettessero alla caccia. La prima copia è stata rinvenuta nella Latvijas Universitātes Akadēmiskā Bibliotēka di Riga il 14 maggio 2020 [Figura 1]. Come accade spesso con le dissertazioni accademiche, non era facile stabilirne l’autore. Nel frontespizio dell’opera, Kant è praeses – nome con cui spesso si indica l’autore, ma in molti casi è il professore che ha seguito il candidato nella tesi e che guida, presiede la disputazione orale. Chr. A. Borchard, nel frontespizio, è respondens, che indica talvolta l’autore, ma può anche essere uno studioso amico del candidato che sostiene la tesi della dissertazione (come è il caso in questa dissertazione) di fronte a altri giovani studiosi che fungono da opponentes nella disputa accademica. Chi ha catalogato la copia presente nella biblioteca lettone, ha attribuito l’opera a Borchard probabilmente anche perché è quello che firma la dedica al generale Hans von Lehwaldt. Se con qualche accortezza di questo tipo, nella ricerca gli studiosi hanno potuto avere successo nel ritrovamento, le circostanze non facili dettate dalle misure sanitarie relative al Covid-19 in vigore a maggio dell’anno passato, non hanno facilitato il reperimento delle immagini del testo che è stato possibile solo perché la dott.ssa Aija Taimiņa ha gentilmente fotografato l’intero documento con il proprio cellulare in loco, nel magazzino della biblioteca. La seconda copia è stata trovata poche settimane dopo, il 26 giugno nella Kongeligen Bibliotek di Copenaghen, e gli editori hanno potuto procurarsene una copia con l’aiuto di Martin Rosie e Maja Schepelmann, validi membri dello staff del progetto della Neuedition. Questo esemplare è particolarmente rilevante perché è una copia interfoliata, com’era consueto all’epoca quando si voleva annotare un libro; frequenti sono, infatti, i casi di manuali per le lezioni in cui a ogni pagina del testo segue una pagina bianca spesso fittamente annotata. Nel caso in questione ci sono 12 pagine manoscritte che sono servite a un opponens per sostenere il suo ruolo nella disputazione orale della tesi. Di norma la mattina della disputatio tre giovani studiosi prendevano la parola per mettere alla prova le tesi proposte nella dissertazione. Questa copia è interessante anche per la ricostruire parte del rito accademico della disputa. Sul frontespizio sono stati aggiunti a penna due nomi, quello di uno stretto amico di Kant e giovane professore di diritto, Johann Daniel Funck (1721-1764) e di Johann Bernhard Hahn anch’egli giovane professore di storia e eloquenza (1725-1794) [Figura 2]. Si tratta, infatti, plausibilmente dei due docenti che, come era abituale, nel pomeriggio avrebbero presentato le proprie osservazioni critiche sulla dissertazione. Molti degli indizi interni ed esterni indicano come autore delle note il proprietario del volume interfoliato e uno degli opponens, cioè Johann Reinhold Grube (1733-1790). Oltre a rimediare al difetto di un’edizione critica che sarebbe stata quasi priva di senso non potendosi controllare il testo originale, il ritrovamento di questo esemplare offre uno sguardo su ciò che accadde a Königsberg la mattina del 27 settembre 1755, dalla prospettiva di uno studente chiamato a discutere «il primo scritto strettamente filosofico» del Kant trentenne. Come ci si può aspettare, nel manoscritto si trovano una serie di osservazioni o suggerimenti per migliorare il testo kantiano e obiezioni minori. Le note che compongono l’intervento dell’opponens sono scritte in latino, ad eccezione di due versi della poesia di Albrecht von Haller, Ueber eine Hochzeit (1731) [Figura 2b] e uno scarabocchio di difficile decifrazione, la cui prima sillaba contiene la parola “Dio” [Figura 3]. Nel discorso di Grube, che difende per lo più posizioni tradizionali, curiosamente viene però anche sostenuto contro Kant che Dio in quanto maximus philosophus sillogizza. Obietta Grube che se Kant ritiene che Dio non abbia bisogno di fare inferenze (non egere ratiocinatione) vuol dire che non accetta la definizione di sillogismo e di giudizio come relazione tra concetti e tra giudizi, e lo sfida a trovarne un’altra – Si definitio non placet aliam suppeditare debuisses [fig. 4]. Certo nel 1755 nessuno poteva pensare che uno dei contributi della filosofia kantiana sarebbe stata una nuova definizione di giudizio. Ma si trovano, soprattutto in apertura, anche osservazioni scherzose sulle versioni latinizzate dei nomi di Immanuel Kant e di Christoph Abraham Borchard [fig. 5]. In ogni caso, si rivela nel testo, l’atmosfera amichevole di giovani studiosi che discutone, Grube ringrazia Kant per averli fatti sentire tutti “uti fratres” quando, per preparare la disputatio, erano intenti in “priuatae lucubrationes”. Il ritrovamento permetterà una migliore edizione dell’edizione critica, ma apre anche la strada a indagini più estese sul ruolo delle dissertazioni e della pratica delle disputazioni nelle università tedesche.

Hohenegger, H., Lamarra, A., Pozzo, R. (2021). Newly found copies of the first edition of the Nova dilucidatio = Neuaufgefundene Exemplare des Erstdrucks der Nova dilucidatio. KANT-STUDIEN, 112(1), 133-136 [10.1515/kant-2021-0015].

Newly found copies of the first edition of the Nova dilucidatio = Neuaufgefundene Exemplare des Erstdrucks der Nova dilucidatio

Pozzo Riccardo
2021-03-15

Abstract

Più di un secolo fa, nel 1894, la Reale Accademia Prussiana delle Scienze (Königlich Preußische Akademie der Wissenschaften), aveva affidato a Wilhelm Dilthey la prima edizione critica delle opere di Kant in quattro sezioni (opere a stampa, epistolario, lascito manoscritto, trascrizione delle lezioni). Dal 2002 l’Accademia di Berlino-Brandeburgo delle Scienze e delle Humanities (BBAW), che continua questa impresa completandola con gli ultimi volumi delle Lezioni di geografia fisica, ha messo in cantiere una nuova edizione delle opere a stampa di Immanuel Kant. Di pari passo, naturalmente procede a integrare e correggere quando necessario e possibile le altre tre sezioni, con pubblicazione di lettere trovate successivamente all’edizione dell’epistolario, di manoscritti ritrovati nel costante lavoro di scavo nelle bilioteche, per esempio le note kantiane alla copia della Metaphysica (1750) di Alexander Baumgarten, ma si deve segnalare almeno anche una nuova impegnativa edizione dell’Opus postumum. Che si sia pensato a rifare ex novo l’edizione delle opere a stampa di Kant sembra richiedere una giustificazione, vista l’autorevolezza indiscussa dell’edizione dell’Accademia. Certo, ogni impresa scientifica collettiva, come voleva Kant per la metafisica, è come un edificio che deve essere abitato e mantenuto in buono stato (im baulichen Wesen, sartus et tectus) altrimenti “cade in rovina e vi trovano ricetto ragni e spiriti dei boschi”, cfr. I progressi della metafisica, AA 20: 310. Il lavoro di manutenzione filologico è, quindi, sempre un’attività da non considerare mai finita, è, però, anche occasione di scoperte e apre sempre nuove prospettive di ricerca, come sembra suggerire una recente scoperta fatta nel quadro di questa impresa scientifica ed editoriale. Il 20 aprile 2020 Hansmichael Hohenegger, Antonio Lamarra e Riccardo Pozzo si sono imbattuti in un importante ritrovamento relativo alla Nova dilucidatio (1755), la cui curatela, insieme agli altri scritti latini, era stata loro affidata per la nuova edizione. Si tratta del recupero di due copie della stampa originale del testo, considerata perduta dal 1944, con la conseguenza che le edizioni successive a quella data, tra le quali l’importante edizione diretta da Wilhelm Weischedel, non avevano potuto usare per la loro edizione una copia dell’originale. Era, però, particolarmente importante per la Neuedition poter consultare gli originali. Infatti uno dei criteri stabiliti dalla nuova commissione Kant della BBAW, diretta da Volker Gerhardt e Marcus Willaschek, era di ripristinare la poligrafia del testo, ovvero ritornare il più possibile all’ortografia settecentesca e kantiana. Nelle edizioni succedutesi dal 1799 al 1922 l’ortografia e la punteggiatura era stata più o meno normalizzata a seconda delle teorie grammaticali dell’epoca. Delle stampe originali degli altri scritti latini, con qualche difficoltà è stato possibile ritrovare gli originali, ma della Nova dilucidatio era indispensabile che i curatori si rimettessero alla caccia. La prima copia è stata rinvenuta nella Latvijas Universitātes Akadēmiskā Bibliotēka di Riga il 14 maggio 2020 [Figura 1]. Come accade spesso con le dissertazioni accademiche, non era facile stabilirne l’autore. Nel frontespizio dell’opera, Kant è praeses – nome con cui spesso si indica l’autore, ma in molti casi è il professore che ha seguito il candidato nella tesi e che guida, presiede la disputazione orale. Chr. A. Borchard, nel frontespizio, è respondens, che indica talvolta l’autore, ma può anche essere uno studioso amico del candidato che sostiene la tesi della dissertazione (come è il caso in questa dissertazione) di fronte a altri giovani studiosi che fungono da opponentes nella disputa accademica. Chi ha catalogato la copia presente nella biblioteca lettone, ha attribuito l’opera a Borchard probabilmente anche perché è quello che firma la dedica al generale Hans von Lehwaldt. Se con qualche accortezza di questo tipo, nella ricerca gli studiosi hanno potuto avere successo nel ritrovamento, le circostanze non facili dettate dalle misure sanitarie relative al Covid-19 in vigore a maggio dell’anno passato, non hanno facilitato il reperimento delle immagini del testo che è stato possibile solo perché la dott.ssa Aija Taimiņa ha gentilmente fotografato l’intero documento con il proprio cellulare in loco, nel magazzino della biblioteca. La seconda copia è stata trovata poche settimane dopo, il 26 giugno nella Kongeligen Bibliotek di Copenaghen, e gli editori hanno potuto procurarsene una copia con l’aiuto di Martin Rosie e Maja Schepelmann, validi membri dello staff del progetto della Neuedition. Questo esemplare è particolarmente rilevante perché è una copia interfoliata, com’era consueto all’epoca quando si voleva annotare un libro; frequenti sono, infatti, i casi di manuali per le lezioni in cui a ogni pagina del testo segue una pagina bianca spesso fittamente annotata. Nel caso in questione ci sono 12 pagine manoscritte che sono servite a un opponens per sostenere il suo ruolo nella disputazione orale della tesi. Di norma la mattina della disputatio tre giovani studiosi prendevano la parola per mettere alla prova le tesi proposte nella dissertazione. Questa copia è interessante anche per la ricostruire parte del rito accademico della disputa. Sul frontespizio sono stati aggiunti a penna due nomi, quello di uno stretto amico di Kant e giovane professore di diritto, Johann Daniel Funck (1721-1764) e di Johann Bernhard Hahn anch’egli giovane professore di storia e eloquenza (1725-1794) [Figura 2]. Si tratta, infatti, plausibilmente dei due docenti che, come era abituale, nel pomeriggio avrebbero presentato le proprie osservazioni critiche sulla dissertazione. Molti degli indizi interni ed esterni indicano come autore delle note il proprietario del volume interfoliato e uno degli opponens, cioè Johann Reinhold Grube (1733-1790). Oltre a rimediare al difetto di un’edizione critica che sarebbe stata quasi priva di senso non potendosi controllare il testo originale, il ritrovamento di questo esemplare offre uno sguardo su ciò che accadde a Königsberg la mattina del 27 settembre 1755, dalla prospettiva di uno studente chiamato a discutere «il primo scritto strettamente filosofico» del Kant trentenne. Come ci si può aspettare, nel manoscritto si trovano una serie di osservazioni o suggerimenti per migliorare il testo kantiano e obiezioni minori. Le note che compongono l’intervento dell’opponens sono scritte in latino, ad eccezione di due versi della poesia di Albrecht von Haller, Ueber eine Hochzeit (1731) [Figura 2b] e uno scarabocchio di difficile decifrazione, la cui prima sillaba contiene la parola “Dio” [Figura 3]. Nel discorso di Grube, che difende per lo più posizioni tradizionali, curiosamente viene però anche sostenuto contro Kant che Dio in quanto maximus philosophus sillogizza. Obietta Grube che se Kant ritiene che Dio non abbia bisogno di fare inferenze (non egere ratiocinatione) vuol dire che non accetta la definizione di sillogismo e di giudizio come relazione tra concetti e tra giudizi, e lo sfida a trovarne un’altra – Si definitio non placet aliam suppeditare debuisses [fig. 4]. Certo nel 1755 nessuno poteva pensare che uno dei contributi della filosofia kantiana sarebbe stata una nuova definizione di giudizio. Ma si trovano, soprattutto in apertura, anche osservazioni scherzose sulle versioni latinizzate dei nomi di Immanuel Kant e di Christoph Abraham Borchard [fig. 5]. In ogni caso, si rivela nel testo, l’atmosfera amichevole di giovani studiosi che discutone, Grube ringrazia Kant per averli fatti sentire tutti “uti fratres” quando, per preparare la disputatio, erano intenti in “priuatae lucubrationes”. Il ritrovamento permetterà una migliore edizione dell’edizione critica, ma apre anche la strada a indagini più estese sul ruolo delle dissertazioni e della pratica delle disputazioni nelle università tedesche.
15-mar-2021
Pubblicato
Rilevanza internazionale
Articolo
Esperti anonimi
Settore M-FIL/06 - STORIA DELLA FILOSOFIA
German
Progetto: Kant-Neuedition, BBAW-Berlin Brandenburgische Akademie der Wissenschaften
Hohenegger, H., Lamarra, A., Pozzo, R. (2021). Newly found copies of the first edition of the Nova dilucidatio = Neuaufgefundene Exemplare des Erstdrucks der Nova dilucidatio. KANT-STUDIEN, 112(1), 133-136 [10.1515/kant-2021-0015].
Hohenegger, H; Lamarra, A; Pozzo, Racb
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