Ogni volta che in Italia si manifestano eventi catastrofici (alluvioni, frane, incendi ecc.) si torna a parlare di sicurezza territoriale; ma poiché ogni evento è sempre l’ultimo di un rosario di catastrofi annunciate, sarà bene tentare di affrontare la questione in una prospettiva diversa da quella che si è soliti utilizzare per affrontare questo tema. Dopo eventi di tale natura, infatti, tutte le voci che si levano reclamano, come sempre avviene da molti anni, la messa in opera di interventi straordinari di manutenzione del territorio, intendendo tali interventi come strumenti attivi di prevenzione del rischio. Ora, è del tutto evidente che di fronte ad uno stato di dissesto come quello che tutti gli studi nazionali ed internazionali documentano, e che la cronaca costantemente ci riporta, promuovere interventi finalizzati alla messa in sicurezza di quelle parti del territorio che attualmente manifestano evidenti condizioni di rischio è quanto mai necessario ed auspicabile. Ci sono però alcune altre questioni, come al solito messe in ombra dall’emergenza, su cui cominciare ad interrogarsi, se davvero vogliamo affrontare in maniera strutturale della sicurezza territoriale. Questioni che trovano la loro ragione nelle modalità con cui abbiamo storicamente affrontato il tema del rischio e della sicurezza del territorio. In particolare, questo lavoro discute di alcuni dei motivi che hanno portato il nostro Paese a non dotarsi di una norma positiva ed organica in materia di sicurezza territoriale e del mai risolto rapporto tra processi di governo del territorio e protezione civile.
Ioannilli, M. (2020). Sicurezza Territoriale, Governo del Territorio, Protezione Civile. In P.A. Franchini M. (a cura di), Il piano di emergenza nell'uso e nella gestione del territorio (pp. 36-48). Milano : Franco Angeli.
Sicurezza Territoriale, Governo del Territorio, Protezione Civile
Ioannilli M.
2020-01-01
Abstract
Ogni volta che in Italia si manifestano eventi catastrofici (alluvioni, frane, incendi ecc.) si torna a parlare di sicurezza territoriale; ma poiché ogni evento è sempre l’ultimo di un rosario di catastrofi annunciate, sarà bene tentare di affrontare la questione in una prospettiva diversa da quella che si è soliti utilizzare per affrontare questo tema. Dopo eventi di tale natura, infatti, tutte le voci che si levano reclamano, come sempre avviene da molti anni, la messa in opera di interventi straordinari di manutenzione del territorio, intendendo tali interventi come strumenti attivi di prevenzione del rischio. Ora, è del tutto evidente che di fronte ad uno stato di dissesto come quello che tutti gli studi nazionali ed internazionali documentano, e che la cronaca costantemente ci riporta, promuovere interventi finalizzati alla messa in sicurezza di quelle parti del territorio che attualmente manifestano evidenti condizioni di rischio è quanto mai necessario ed auspicabile. Ci sono però alcune altre questioni, come al solito messe in ombra dall’emergenza, su cui cominciare ad interrogarsi, se davvero vogliamo affrontare in maniera strutturale della sicurezza territoriale. Questioni che trovano la loro ragione nelle modalità con cui abbiamo storicamente affrontato il tema del rischio e della sicurezza del territorio. In particolare, questo lavoro discute di alcuni dei motivi che hanno portato il nostro Paese a non dotarsi di una norma positiva ed organica in materia di sicurezza territoriale e del mai risolto rapporto tra processi di governo del territorio e protezione civile.File | Dimensione | Formato | |
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