Dal 2008 la crisi immobiliare si è rivelata essere ben più incisiva di molti strumenti urbanistici, regolando di fatto lo sviluppo e la trasformazione delle aree urbane. In tale contesto, il ruolo dello Stato e delle pubbliche istituzioni come motore di trasformazione si è progressivamente ridotto, complice anche la pachidermica e ossidata macchina burocratica. In questo scenario, la rigenerazione urbana – la trasformazione della città esistente – si sta sempre più affermando come scenario privilegiato di intervento, quasi sempre demandato all’iniziativa degli operatori privati: aree ex industriali o ex ferroviarie fino ai sempre più frequenti interventi sul patrimonio edificato esistente, anche storico. Parlare di rigenerazione urbana vuol dire allora spostare l’obiettivo su temi come quello delle smart cities, privilegiando la città esistente e, a maggior ragione, la città storica. Ma anche su quell’immenso patrimonio di piccoli centri storici, che deve per forza di cose trasformarsi in motore di riequilibrio del territorio e di sviluppo economico, anche se pur lento. Sulla base di un’analisi combinata economico-urbanistica, questo documento vuole evidenziare le opportunità che la rigenerazione urbana può (e deve) avere sul mercato immobiliare e sulla società e quali devono essere allora i meccanismi di (buon) governo da parte delle istituzioni pubbliche preposte al governo del territorio per raggiungere un ragionevole equilibrio tra interesse collettivo e interesse privato (senza demonizzare la rendita). Contro l’insostenibile (anti) cultura del nuovo!
Mattarocci, G., Cerasoli, M. (2020). La rendita come strumento di rilancio del riuso intelligente (e contro l’insostenibile cultura del nuovo). VALORI E VALUTAZIONI, 27(1), 101-110 [10.48264/VVSIEV-20202710].
La rendita come strumento di rilancio del riuso intelligente (e contro l’insostenibile cultura del nuovo)
MATTAROCCI G.;
2020-01-01
Abstract
Dal 2008 la crisi immobiliare si è rivelata essere ben più incisiva di molti strumenti urbanistici, regolando di fatto lo sviluppo e la trasformazione delle aree urbane. In tale contesto, il ruolo dello Stato e delle pubbliche istituzioni come motore di trasformazione si è progressivamente ridotto, complice anche la pachidermica e ossidata macchina burocratica. In questo scenario, la rigenerazione urbana – la trasformazione della città esistente – si sta sempre più affermando come scenario privilegiato di intervento, quasi sempre demandato all’iniziativa degli operatori privati: aree ex industriali o ex ferroviarie fino ai sempre più frequenti interventi sul patrimonio edificato esistente, anche storico. Parlare di rigenerazione urbana vuol dire allora spostare l’obiettivo su temi come quello delle smart cities, privilegiando la città esistente e, a maggior ragione, la città storica. Ma anche su quell’immenso patrimonio di piccoli centri storici, che deve per forza di cose trasformarsi in motore di riequilibrio del territorio e di sviluppo economico, anche se pur lento. Sulla base di un’analisi combinata economico-urbanistica, questo documento vuole evidenziare le opportunità che la rigenerazione urbana può (e deve) avere sul mercato immobiliare e sulla società e quali devono essere allora i meccanismi di (buon) governo da parte delle istituzioni pubbliche preposte al governo del territorio per raggiungere un ragionevole equilibrio tra interesse collettivo e interesse privato (senza demonizzare la rendita). Contro l’insostenibile (anti) cultura del nuovo!File | Dimensione | Formato | |
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