La legge 47/2017, cosiddetta legge Zampa, ha istituito la figura del tutore volontario per i minori stranieri non accompagnati. I tutori volontari sono certamente espressione dell’umanità più bella, un esercizio alto di solidarietà sociale, nel segno di un’integrazione “dal basso” che coinvolge tutti. Per garantire “il superiore interesse del minore” i tutori dovrebbero stabilire in primo luogo con il/la giovane una buona relazione educativa. Di conseguenza sembra importante che i tutori abbiano una solida formazione pedagogica. La legge prevede un’adeguata formazione per queste nuove figure: coloro che si rendono disponibili come tutori volontari devono svolgere un corso di 24/30 ore in cui prevale però la formazione giuridica e quella psico-sociale-sanitaria. La formazione pedagogica non sembra necessaria, o quanto meno risulta marginale. Nel Rapporto finale delle attività di partecipazione tra l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati nel 2017-2018 si evidenzia il coinvolgimento dei minori nelle formazioni per i tutori volontari (a Firenze e Pescara). In questo Rapporto l’Autorità Garante sostiene che “quando il rapporto tra persona di minore età e adulto è di solo accudimento e non di cura” questa relazione non raggiunge la pienezza della sua espressione. Ciò conferma la necessità di una buona formazione pedagogica per i futuri tutori. L’intervento mira ad analizzare l’offerta formativa dei corsi regionali per tutori volontari, mettendola a confronto con le richieste avanzate dai minori stranieri non accompagnati all’Autorità Garante riguardo i compiti che i tutori dovrebbero svolgere nei loro confronti. Alla medesima Autorità i minori hanno chiesto, in modo chiaro, di essere ascoltati e coinvolti nelle decisioni che li riguardano. Per ascoltare bene i minori e per assicurare il loro “superiore interesse” sembra quanto mai necessario che i tutori abbiano anche le competenze interculturali: ciò favorirebbe un accompagnamento adeguato del minore e soprattutto la sua integrazione sociale. Nella formazione dei tutori però, non si parla di competenze interculturali.
Roverselli, C. (2020). Come assicurare “l’interesse superiore del fanciullo” (Convenzione art. 3): la formazione dei tutori volontari per i minori stranieri non accompagnati. In C.G. Cappuccio G. (a cura di), 30 anni dopo la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia. Quale pedagogia per i minori? (pp. 1373-1381). Pensa MultiMedia Editore s.r.l..
Come assicurare “l’interesse superiore del fanciullo” (Convenzione art. 3): la formazione dei tutori volontari per i minori stranieri non accompagnati
Roverselli
2020-01-01
Abstract
La legge 47/2017, cosiddetta legge Zampa, ha istituito la figura del tutore volontario per i minori stranieri non accompagnati. I tutori volontari sono certamente espressione dell’umanità più bella, un esercizio alto di solidarietà sociale, nel segno di un’integrazione “dal basso” che coinvolge tutti. Per garantire “il superiore interesse del minore” i tutori dovrebbero stabilire in primo luogo con il/la giovane una buona relazione educativa. Di conseguenza sembra importante che i tutori abbiano una solida formazione pedagogica. La legge prevede un’adeguata formazione per queste nuove figure: coloro che si rendono disponibili come tutori volontari devono svolgere un corso di 24/30 ore in cui prevale però la formazione giuridica e quella psico-sociale-sanitaria. La formazione pedagogica non sembra necessaria, o quanto meno risulta marginale. Nel Rapporto finale delle attività di partecipazione tra l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati nel 2017-2018 si evidenzia il coinvolgimento dei minori nelle formazioni per i tutori volontari (a Firenze e Pescara). In questo Rapporto l’Autorità Garante sostiene che “quando il rapporto tra persona di minore età e adulto è di solo accudimento e non di cura” questa relazione non raggiunge la pienezza della sua espressione. Ciò conferma la necessità di una buona formazione pedagogica per i futuri tutori. L’intervento mira ad analizzare l’offerta formativa dei corsi regionali per tutori volontari, mettendola a confronto con le richieste avanzate dai minori stranieri non accompagnati all’Autorità Garante riguardo i compiti che i tutori dovrebbero svolgere nei loro confronti. Alla medesima Autorità i minori hanno chiesto, in modo chiaro, di essere ascoltati e coinvolti nelle decisioni che li riguardano. Per ascoltare bene i minori e per assicurare il loro “superiore interesse” sembra quanto mai necessario che i tutori abbiano anche le competenze interculturali: ciò favorirebbe un accompagnamento adeguato del minore e soprattutto la sua integrazione sociale. Nella formazione dei tutori però, non si parla di competenze interculturali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.