1. L’espressione latina Genius Loci indica lo spirito protettore di un luogo . Lo spirito del luogo è senza alcun dubbio un segno del paganesimo che incanta la materia (o spiritualista). I boschi, gli stagni e quindi i paesi avrebbero dei ‘geni’ , degli spiriti propri che donerebberro loro una sostanza propria. Alcuni valori sarebbero pertanto iscritti nella terra, nella sua storia nel suo clima. Un approccio immanente piuttosto diffuso tuttora attribuisce alla geografia di un luogo una propensione a formare i caratteri di chi vi risiede; l’insolarità o l’isolamento della montagna sono due esempi facilmente comprensibili per spiegare la chiusura delle relazioni sociali mentre, al contrario coloro che abitano vicino a un fiume o a una pianura sarebbero favorevoli agli scambi. Molteplici filosofi (come Aristotele con il suo Topos della Città o più recentemente Carl Schmitt col suo Nomos della Terra) e sociologi (come Emile Durkheim con la sua distinzione tra endoclastia/esoclastia o ancora Claude Lévi-Strauss col suo paradima strutturalista delle tribù) sono stati colpiti dal ruolo giocato dai valori di un luogo per donare –attraverso un gioco di specchi-un fondamento ai valori culturali di una popolazione autoctona. Così, l’idea-chiave di un genio del luogo (senza alcun riferimento trascendente) affonda nell’immanenza dei valori del luogo e del popolo che vi risiede. Nella misura in cui si accetta questo postulato, la questione è allora comprendere : come alcune popolazioni possano migrare da un luogo all’altro senza privarsi dei valori del loro luogo d’origine ? Oppure adottando i valori del luogo di accoglienza ? , evidentemente creando un ponte tra questi valori di luoghi diversi ? Senza dare per scontato il postulato del Genius Loci, ma senza negarlo a priori lo si può utilizzare come uno strumento euristico per comprendere le sfide, le speranze e i timori della migrazione oggigiorno.
Bauzon, S. (2020). Genius Loci et migration. In P.P. C. Cappa (a cura di), La singolarità europea : l'Umanesimo tra crisi e futuro (pp. 91-102). Edizioni ETS.
Genius Loci et migration
Bauzon
2020-01-01
Abstract
1. L’espressione latina Genius Loci indica lo spirito protettore di un luogo . Lo spirito del luogo è senza alcun dubbio un segno del paganesimo che incanta la materia (o spiritualista). I boschi, gli stagni e quindi i paesi avrebbero dei ‘geni’ , degli spiriti propri che donerebberro loro una sostanza propria. Alcuni valori sarebbero pertanto iscritti nella terra, nella sua storia nel suo clima. Un approccio immanente piuttosto diffuso tuttora attribuisce alla geografia di un luogo una propensione a formare i caratteri di chi vi risiede; l’insolarità o l’isolamento della montagna sono due esempi facilmente comprensibili per spiegare la chiusura delle relazioni sociali mentre, al contrario coloro che abitano vicino a un fiume o a una pianura sarebbero favorevoli agli scambi. Molteplici filosofi (come Aristotele con il suo Topos della Città o più recentemente Carl Schmitt col suo Nomos della Terra) e sociologi (come Emile Durkheim con la sua distinzione tra endoclastia/esoclastia o ancora Claude Lévi-Strauss col suo paradima strutturalista delle tribù) sono stati colpiti dal ruolo giocato dai valori di un luogo per donare –attraverso un gioco di specchi-un fondamento ai valori culturali di una popolazione autoctona. Così, l’idea-chiave di un genio del luogo (senza alcun riferimento trascendente) affonda nell’immanenza dei valori del luogo e del popolo che vi risiede. Nella misura in cui si accetta questo postulato, la questione è allora comprendere : come alcune popolazioni possano migrare da un luogo all’altro senza privarsi dei valori del loro luogo d’origine ? Oppure adottando i valori del luogo di accoglienza ? , evidentemente creando un ponte tra questi valori di luoghi diversi ? Senza dare per scontato il postulato del Genius Loci, ma senza negarlo a priori lo si può utilizzare come uno strumento euristico per comprendere le sfide, le speranze e i timori della migrazione oggigiorno.File | Dimensione | Formato | |
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