Nel campo dei diritti della proprietà industriale, l'utilizzo dell'istituto dell'abuso del diritto non può avere a che fare con l’atto emulativo, cioè con l’atto che provochi un danno al prossimo senza specifiche finalità o utilità ricevuta dal proprietario, che è l’archetipo, abbandonato, dell’abuso civilistico (quod alii nocet et sibi non prodest; in realtà, secondo la manualistica istituzionale, la tipologia prevede per es. atti con intenzione di nuocere; uso anormale; sviamento del diritto) . La sua rilevanza è invece quella di essere una tecnica utilizzata proprio quando vi è un effetto vantaggioso (per es. di sbarramento) per il titolare. Alcuni richiami permetteranno una migliore comprensione della questione. In primo luogo, il mercato dei beni ad alta tecnologia presenta dei profili di complessità peculiari, tra i quali un tasso di obsolescenza particolarmente elevato, "alti costi fisici e basso tasso di riconversione delle tecnologie di produzione, effetti di blocco causati da razionalità limitata dei consumatori" . Tutti questi elementi contribuiscono allo stabilirsi di barriere all'ingresso difficilmente valicabili. È noto poi che i diritti della proprietà intellettuale, nella loro configurazione tradizionale, spesso vengono utilizzati proprio allo scopo di sfruttare in maniera opportunistica tali profili di problematicità socio-economica. L'acquisizione stessa della privativa diventa così, ad esempio, una strategia difensiva da spendere nell'ambito della negoziazione di licenze incrociate, ovvero la via per "ritardare l'ingresso di un prodotto concorrente al fine di recuperare gli investimenti in quello (inferiore) attualmente commercializzato ;" l'esercizio del diritto della proprietà intellettuale avviene al di fuori del suo regime "normale" di utilizzo, se non addirittura al di fuori delle facoltà normativamente concesse ma in assenza di un divieto specifico. Si è quindi parlato di una "tendenza autoespansiva dei diritti di proprietà intellettuale", ovvero di una "pericolosità" intrinseca delle privative industriali rispetto al raggiungimento degli obiettivi di policy propri non solo della regolamentazione antimonopolistica, ma anche dello stesso sistema normativo della proprietà intellettuale (su tutti, l'incentivo all'innovazione tecnologica) . È interessante che ad essere esaminato criticamente sia proprio lo strumentario antitrust così come applicato, nelle sue declinazioni tradizionali, al sistema normativo della proprietà intellettuale, in particolare riferimento all'abuso del monopolio (nell'accezione statunitense) o della posizione dominante (nell'accezione europea). Ai fini di questa riflessione, la soluzione alla lamentata scarsa incisività della normativa antitrust è allora identificata, nell'ordinamento statunitense, in una riscoperta dell'ormai risalente dottrina del misuse of ip rights – ovvero, in Europa, nell'auspicata applicazione di strumenti giuridici assimilabili a tale dottrina – che passi però attraverso una rottura di quel cordone che nel tempo è stato costruito tra la suddetta dottrina e la normativa antitrust .

Giampaolino, C.f. (2019). Note sull’abuso dei diritti di proprietà industriale e la condotta sleale ex art. 2598 c.c., in L'abuso del diritto in materia tributaria e gli istituti del diritto civile e commerciale, a cura di Franco Gallo, Giuliana Scognamiglio, Milano, 2019, 173-188;. In G. Scognamiglio (a cura di), L'abuso del diritto in materia tributaria e gli istituti del diritto civile e commerciale (pp. 173-188). Giuffrè Francis Lefebvre spa.

Note sull’abuso dei diritti di proprietà industriale e la condotta sleale ex art. 2598 c.c., in L'abuso del diritto in materia tributaria e gli istituti del diritto civile e commerciale, a cura di Franco Gallo, Giuliana Scognamiglio, Milano, 2019, 173-188;

carlo felice giampaolino
2019-01-01

Abstract

Nel campo dei diritti della proprietà industriale, l'utilizzo dell'istituto dell'abuso del diritto non può avere a che fare con l’atto emulativo, cioè con l’atto che provochi un danno al prossimo senza specifiche finalità o utilità ricevuta dal proprietario, che è l’archetipo, abbandonato, dell’abuso civilistico (quod alii nocet et sibi non prodest; in realtà, secondo la manualistica istituzionale, la tipologia prevede per es. atti con intenzione di nuocere; uso anormale; sviamento del diritto) . La sua rilevanza è invece quella di essere una tecnica utilizzata proprio quando vi è un effetto vantaggioso (per es. di sbarramento) per il titolare. Alcuni richiami permetteranno una migliore comprensione della questione. In primo luogo, il mercato dei beni ad alta tecnologia presenta dei profili di complessità peculiari, tra i quali un tasso di obsolescenza particolarmente elevato, "alti costi fisici e basso tasso di riconversione delle tecnologie di produzione, effetti di blocco causati da razionalità limitata dei consumatori" . Tutti questi elementi contribuiscono allo stabilirsi di barriere all'ingresso difficilmente valicabili. È noto poi che i diritti della proprietà intellettuale, nella loro configurazione tradizionale, spesso vengono utilizzati proprio allo scopo di sfruttare in maniera opportunistica tali profili di problematicità socio-economica. L'acquisizione stessa della privativa diventa così, ad esempio, una strategia difensiva da spendere nell'ambito della negoziazione di licenze incrociate, ovvero la via per "ritardare l'ingresso di un prodotto concorrente al fine di recuperare gli investimenti in quello (inferiore) attualmente commercializzato ;" l'esercizio del diritto della proprietà intellettuale avviene al di fuori del suo regime "normale" di utilizzo, se non addirittura al di fuori delle facoltà normativamente concesse ma in assenza di un divieto specifico. Si è quindi parlato di una "tendenza autoespansiva dei diritti di proprietà intellettuale", ovvero di una "pericolosità" intrinseca delle privative industriali rispetto al raggiungimento degli obiettivi di policy propri non solo della regolamentazione antimonopolistica, ma anche dello stesso sistema normativo della proprietà intellettuale (su tutti, l'incentivo all'innovazione tecnologica) . È interessante che ad essere esaminato criticamente sia proprio lo strumentario antitrust così come applicato, nelle sue declinazioni tradizionali, al sistema normativo della proprietà intellettuale, in particolare riferimento all'abuso del monopolio (nell'accezione statunitense) o della posizione dominante (nell'accezione europea). Ai fini di questa riflessione, la soluzione alla lamentata scarsa incisività della normativa antitrust è allora identificata, nell'ordinamento statunitense, in una riscoperta dell'ormai risalente dottrina del misuse of ip rights – ovvero, in Europa, nell'auspicata applicazione di strumenti giuridici assimilabili a tale dottrina – che passi però attraverso una rottura di quel cordone che nel tempo è stato costruito tra la suddetta dottrina e la normativa antitrust .
2019
Settore IUS/04 - DIRITTO COMMERCIALE
Italian
Rilevanza nazionale
Capitolo o saggio
patent misuse - concorrenza sleale - 2598 - abuso del diritto - FRAND - antitrust
Giampaolino, C.f. (2019). Note sull’abuso dei diritti di proprietà industriale e la condotta sleale ex art. 2598 c.c., in L'abuso del diritto in materia tributaria e gli istituti del diritto civile e commerciale, a cura di Franco Gallo, Giuliana Scognamiglio, Milano, 2019, 173-188;. In G. Scognamiglio (a cura di), L'abuso del diritto in materia tributaria e gli istituti del diritto civile e commerciale (pp. 173-188). Giuffrè Francis Lefebvre spa.
Giampaolino, Cf
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2108/262284
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