Dall’inizio degli anni ’90, l’Unione Europea ha attivato un programma volto a rivitalizzare il mercato ferroviario, con l’obiettivo di integrare la rete ferroviaria europea, attraverso un’attenta politica di incentivazione della concorrenza, riordino e semplificazione del quadro normativo e prestando particolare attenzione alla sostenibilità ambientale. La forte connotazione economica di questi obiettivi, tuttavia, non ha tenuto sufficientemente conto delle possibili ricadute territoriali di tale politica. Mentre l’apertura della linea AV ha ridotto sensibilmente i tempi di viaggio lungo la direttrice Torino-Milano-Roma-Napoli, non c’è stato però quell’incremento della concorrenza nel mercato ferroviario, soprattutto nel settore del trasporto passeggeri, che ha comportato non solo il progressivo deterioramento dei servizi passeggeri svolti su linee secondarie in termini di efficienza ma anche ripercussioni sulla gestione della rete stessa, con linee oggi sottoutilizzate o con servizio ferroviario addirittura cancellato. Gli effetti indiretti che la liberalizzazione ha avuto sul territorio hanno contribuito a determinare un cambiamento nel modello di mobilità. In Italia, negli ultimi trent’anni, i territori che hanno perso (e continuano a perdere) efficienza nel trasporto ferroviario, si stanno pian piano impoverendo, aumentando il divario tra quelli che possiamo definire i territori veloci e territori lenti. L’attuale assetto del mercato vede di conseguenza una crescita dell’investimento realizzato dalle società di trasporto ferroviario sulle linee a maggiore valore aggiunto e un abbandono progressivo delle altre linee servite. L’impatto sulla collettività si traduce nell’esigenza di ricorrere a mezzi di trasporto privato rispetto a servizi di trasporto pubblico soprattutto per i centri di minori dimensioni e per gli spostamenti su distanze di medio-lungo raggio. La scarsità e la bassa qualità del servizio offerto nei trasporti locali per le aree interne ha quindi modificato il modello di mobilità ed ha portato a sviluppare sistemi di trasporto meno efficienti rispetto al trasporto ferroviario per i comuni nelle aree interne del paese e tale penalizzazione è stata particolarmente rilevante per le zone più povere del Paese.

Mattarocci, G., Cerasoli, M. (2020). Territorio e mobilità in Italia. Politiche infrastrutturali ed economiche tra territori veloci e territori lenti. In A.C. Ravagnan C. (a cura di), Percorsi di resilienza. Rilancio e riuso delle ferrovie in dismissione nei territori fragili tra Italia e Spagna (pp. 129-148). Canterano (RM) : Aracne Editrice.

Territorio e mobilità in Italia. Politiche infrastrutturali ed economiche tra territori veloci e territori lenti

Mattarocci G.
;
2020-01-01

Abstract

Dall’inizio degli anni ’90, l’Unione Europea ha attivato un programma volto a rivitalizzare il mercato ferroviario, con l’obiettivo di integrare la rete ferroviaria europea, attraverso un’attenta politica di incentivazione della concorrenza, riordino e semplificazione del quadro normativo e prestando particolare attenzione alla sostenibilità ambientale. La forte connotazione economica di questi obiettivi, tuttavia, non ha tenuto sufficientemente conto delle possibili ricadute territoriali di tale politica. Mentre l’apertura della linea AV ha ridotto sensibilmente i tempi di viaggio lungo la direttrice Torino-Milano-Roma-Napoli, non c’è stato però quell’incremento della concorrenza nel mercato ferroviario, soprattutto nel settore del trasporto passeggeri, che ha comportato non solo il progressivo deterioramento dei servizi passeggeri svolti su linee secondarie in termini di efficienza ma anche ripercussioni sulla gestione della rete stessa, con linee oggi sottoutilizzate o con servizio ferroviario addirittura cancellato. Gli effetti indiretti che la liberalizzazione ha avuto sul territorio hanno contribuito a determinare un cambiamento nel modello di mobilità. In Italia, negli ultimi trent’anni, i territori che hanno perso (e continuano a perdere) efficienza nel trasporto ferroviario, si stanno pian piano impoverendo, aumentando il divario tra quelli che possiamo definire i territori veloci e territori lenti. L’attuale assetto del mercato vede di conseguenza una crescita dell’investimento realizzato dalle società di trasporto ferroviario sulle linee a maggiore valore aggiunto e un abbandono progressivo delle altre linee servite. L’impatto sulla collettività si traduce nell’esigenza di ricorrere a mezzi di trasporto privato rispetto a servizi di trasporto pubblico soprattutto per i centri di minori dimensioni e per gli spostamenti su distanze di medio-lungo raggio. La scarsità e la bassa qualità del servizio offerto nei trasporti locali per le aree interne ha quindi modificato il modello di mobilità ed ha portato a sviluppare sistemi di trasporto meno efficienti rispetto al trasporto ferroviario per i comuni nelle aree interne del paese e tale penalizzazione è stata particolarmente rilevante per le zone più povere del Paese.
2020
Settore SECS-P/09 - FINANZA AZIENDALE
Settore ICAR/21 - URBANISTICA
Italian
Rilevanza internazionale
Capitolo o saggio
Ferrovie, aree interne, liberalizzazione
Mattarocci, G., Cerasoli, M. (2020). Territorio e mobilità in Italia. Politiche infrastrutturali ed economiche tra territori veloci e territori lenti. In A.C. Ravagnan C. (a cura di), Percorsi di resilienza. Rilancio e riuso delle ferrovie in dismissione nei territori fragili tra Italia e Spagna (pp. 129-148). Canterano (RM) : Aracne Editrice.
Mattarocci, G; Cerasoli, M
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