Dal 1908 al 1930 circa in Italia, alcuni intellettuali sensibili alla modernità elaborano progressivamente un nuovo canone spettatoriale, basato sulla figura del cinefilo. Questa elaborazione nasconde però anche una strategia di genere. Il “nuovo spettatore”, nella mente dei suoi “padri”, si oppone infatti non solo ad un “antico” ed indistinto frequentatore di sale, ma anche alla solida figura della cineappassionata, ovvero alla già da tempo fidelizzata spettatrice assidua di cinematografi. Identificate come soggetti superficiali, utili solo ad una prima fase dello sviluppo del medium, le donne però, negli, anni Dieci avevano già iniziato a ritagliarsi uno spazio tutto loro nella riflessione sul cinema. Esemplare in questo senso è Cinematografo educativo (1916) lungo saggio dovuto alla giovane pedagoga femminista e pacifista Angiolina Buracci. In esso la studiosa, non solo dimostra di conoscere e frequentare le sale cinematografiche italiane fin dalle origini dell’esercizio, ma rivela anche di avere un’indipendenza di pensiero senza pari fra i suoi contemporanei.
Mazzei, L. (2011). Angelina Buracci cinepedagoga. BN, 72(570), 93-101.
Angelina Buracci cinepedagoga
MAZZEI, LUCA
2011-01-01
Abstract
Dal 1908 al 1930 circa in Italia, alcuni intellettuali sensibili alla modernità elaborano progressivamente un nuovo canone spettatoriale, basato sulla figura del cinefilo. Questa elaborazione nasconde però anche una strategia di genere. Il “nuovo spettatore”, nella mente dei suoi “padri”, si oppone infatti non solo ad un “antico” ed indistinto frequentatore di sale, ma anche alla solida figura della cineappassionata, ovvero alla già da tempo fidelizzata spettatrice assidua di cinematografi. Identificate come soggetti superficiali, utili solo ad una prima fase dello sviluppo del medium, le donne però, negli, anni Dieci avevano già iniziato a ritagliarsi uno spazio tutto loro nella riflessione sul cinema. Esemplare in questo senso è Cinematografo educativo (1916) lungo saggio dovuto alla giovane pedagoga femminista e pacifista Angiolina Buracci. In esso la studiosa, non solo dimostra di conoscere e frequentare le sale cinematografiche italiane fin dalle origini dell’esercizio, ma rivela anche di avere un’indipendenza di pensiero senza pari fra i suoi contemporanei.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.