La pedagogia interculturale ha diversi obiettivi: rimuovere le ineguaglianze educative, promuovere la giustizia sociale, favorire la convivenza come soggetti di pari dignità a cui devono essere date pari opportunità. Questo approccio pedagogico guarda con attenzione a tutte le diversità: quelle culturali e quelle di genere. L’articolo propone di riflettere sul pensiero di due donne islamiche nord-africane Nawal El Saadawi e Assia Djebar. Entrambe sono femministe e tuttavia divergono per diversi aspetti. Assia è una scrittrice e regista algerina. Scrive in francese, la lingua dei colonizzatori, perché non accetta l’arabo come lingua ufficiale in terra d’Algeria, perché è la lingua che gli ha insegnato suo padre, la lingua della libertà. Nawal è una donna medico, psichiatra egiziana. Scrive in arabo perché si rivolge a un pubblico arabo: vuol far arrivare il suo pensiero alle donne ma anche agli uomini, quelli che gestiscono il potere. La presentazione del pensiero di queste due donne è finalizzato ad approfondire la conoscenza di una cultura diversa da quella occidentale e cristiana. E serve anche per mettere in luce il contributo delle donne islamiche all’emancipazione femminile.
Roverselli, C. (2020). Per una pedagogia al femminile: uno sguardo ad alcune femministe islamiche nord-africane. EDUCAZIONE INTERCULTURALE, 18(1), 110-121 [10.6092/issn.2420-8175/10988].
Per una pedagogia al femminile: uno sguardo ad alcune femministe islamiche nord-africane
Carla Roverselli
2020-01-01
Abstract
La pedagogia interculturale ha diversi obiettivi: rimuovere le ineguaglianze educative, promuovere la giustizia sociale, favorire la convivenza come soggetti di pari dignità a cui devono essere date pari opportunità. Questo approccio pedagogico guarda con attenzione a tutte le diversità: quelle culturali e quelle di genere. L’articolo propone di riflettere sul pensiero di due donne islamiche nord-africane Nawal El Saadawi e Assia Djebar. Entrambe sono femministe e tuttavia divergono per diversi aspetti. Assia è una scrittrice e regista algerina. Scrive in francese, la lingua dei colonizzatori, perché non accetta l’arabo come lingua ufficiale in terra d’Algeria, perché è la lingua che gli ha insegnato suo padre, la lingua della libertà. Nawal è una donna medico, psichiatra egiziana. Scrive in arabo perché si rivolge a un pubblico arabo: vuol far arrivare il suo pensiero alle donne ma anche agli uomini, quelli che gestiscono il potere. La presentazione del pensiero di queste due donne è finalizzato ad approfondire la conoscenza di una cultura diversa da quella occidentale e cristiana. E serve anche per mettere in luce il contributo delle donne islamiche all’emancipazione femminile.File | Dimensione | Formato | |
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