Di Riccardo Roni avevamo apprezzato lo studio Victor Egger e Henri Bergson. Alle origini del flusso di coscienza (ETS, Pisa 2016), e salutiamo oggi con interesse la sua proposta di riprendere la metafora del flusso come espressione della storia interiore della persona per declinarla in una prospettiva sociale con l’obiettivo di contribuire all’apertura dei confini della storia della filosofia (nella direzione, oggi condivisa, della ricerca di nuovi narrativi) verso le filosofie contemporanee dell’interculturalità, come peraltro richiesto più volte da Giuseppe Cacciatore (fin dal suo Identità e filosofie dell’interculturalità, «Iride», 45 [2005], pp. 235-244). Non si può negare che la direzione sia interessante, perché gettare colpi di sonda nelle profondità del flusso di coscienza, come suggerisce Roni, sembra infatti un modo efficace per portare in superficie la migranza liquida, quella polifonia di soggettività «che cercano luoghi nei quali restano spesso viandanti, beneficiando della solidarietà che, se intesa in senso generale, può diventare il principio costitutivo di una nuova esperienza etica e politica con al centro la vita umana in prima persona» (p. 12). Soprattutto perché il flusso interculturale della migranza, «riempiendo i tempi spazializzati e gli spazi detemporalizzati delle società consumisti- che, finge da specchio deformante per la tranquilla coscienza di una cittadinanza che, sebbene riconosciuta, vive tuttavia situazioni di angoscia e solitudine» (p. 13). Per parlare d’interculturalità, Roni rimette in gioco nel ventunesimo secolo la bella metafora del corridoio d’albergo proposta da William James (il quale a onore del vero la riprese da Giovanni Papini) che passa in mezzo alle diverse culture, le quali, come delle camere, si aprono su di esso: «In una ci può essere un uomo che scrive un’opera atea; in quella dopo un altro uomo inginocchiato che prega con fervore; nella terza un chimico che indaga le proprietà dei corpi; nella quarta si sta meditando un sistema di metafisica ideali- stica; mentre nella quinta si dimostra l’impossibilità della metafisica» (p. 32). Muovendo dalla definizione della mente come fattore emergenziale, l’obiettivo diven- ta quello di fornire materiali per indagare la multiappartenenza, termine che descrive «una sintesi culturale meticcia, nonché l’ibridazione delle istanze specifiche a partire dal linguaggio biologico, che resta comunque un concetto problematico» (p. 39). E cosa di più emergenziale dell’identità migrante? Va considerata l’esigenza di «mettere in luce il carattere distintivo di un’esperienza storica e sociale che lentamente sta contribuendo a ricostruire dalle fondamenta l’identità occidentale su nuove basi» (p. 72). Com’è ben noto, Giuseppe Cacciatore ha proposto un’etica interculturale concepita come continua relazione tra particolarità differenziate e tendenza a un universalismo con- diviso, all’interno della quale, così Cacciatore, il concetto di universalizzazione va inteso come dinamicamente e criticamente aperto alla pluralità delle istanze etiche e politiche delle culture, alla stregua di un universalismo critico, che nasce dal dialogo e dal comprendere, sfuggendo a ogni volontà di totalità e valorizzando invece una costruzione integrata di punti di vista rivolti a «rendere sempre più ampia la sfera delle capacità personali, sia a livello di storia di vita individuale, sia a livello di particolari forme di vita sociale e culturale» (G. Cacciatore, Etica interculturale e universalismo critico, in G. Cacciatore - G. D’Anna [a cura di], Interculturalità. Tra etica e politica, Carocci, Roma 2010, p. 35). Il volume di Roni, che chiede un «pensiero divergente, alla cui base sia possibile identificare un ampliamento del concetto tradizionale di ragione» (p. 137), trova piena consonanza nel monito espresso da Cacciatore, che un dialogo interculturale debba tener costantemente conto del fatto che i principi e le regole non derivano da un astratto universalismo, ma da un processo storico di universalizzazione che guarda ai principi senza cancellare il complesso delle specificità storiche e culturali che li caratterizzano e che lasci spazio all’immaginazione, motore vero del processo di ibridazione interculturale. Quando Roni, in conclusione (p. 137), propone di sviluppare nel tempo un’intenzionalità etico-filosofica sulla quale poggiare dei nuovi narrativi di storia della filosofia, si rifà di nuovo a Cacciatore, che aveva messo l’accento sul «legame storico-situazionale [...] nella intercomunicazione e nel transito reciproco dei modelli culturali» (G. cacciatore, Ermeneutica e interculturalità, in G. Coccolini [a cura di], Interculturalità come sfida. Filosofi e teologi a confronto, Dehoniana, Padova 2008, p. 231). Abbiamo qui materiale molto valido per i prossimi congressi mondiali di filosofia.

Pozzo, R. (2020). Recensione a Riccardo Roni, Il flusso interculturale. Pragmatismo etico e peso della storia nella filosofia emergente, Mimesis, Milano - Udine 2017 (Filosofie, vol. 525). Un volume di pp. 162. RIVISTA DI FILOSOFIA NEOSCOLASTICA, 112(gennaio-marzo 2020), 311-313.

Recensione a Riccardo Roni, Il flusso interculturale. Pragmatismo etico e peso della storia nella filosofia emergente, Mimesis, Milano - Udine 2017 (Filosofie, vol. 525). Un volume di pp. 162.

Riccardo Pozzo
2020-05-06

Abstract

Di Riccardo Roni avevamo apprezzato lo studio Victor Egger e Henri Bergson. Alle origini del flusso di coscienza (ETS, Pisa 2016), e salutiamo oggi con interesse la sua proposta di riprendere la metafora del flusso come espressione della storia interiore della persona per declinarla in una prospettiva sociale con l’obiettivo di contribuire all’apertura dei confini della storia della filosofia (nella direzione, oggi condivisa, della ricerca di nuovi narrativi) verso le filosofie contemporanee dell’interculturalità, come peraltro richiesto più volte da Giuseppe Cacciatore (fin dal suo Identità e filosofie dell’interculturalità, «Iride», 45 [2005], pp. 235-244). Non si può negare che la direzione sia interessante, perché gettare colpi di sonda nelle profondità del flusso di coscienza, come suggerisce Roni, sembra infatti un modo efficace per portare in superficie la migranza liquida, quella polifonia di soggettività «che cercano luoghi nei quali restano spesso viandanti, beneficiando della solidarietà che, se intesa in senso generale, può diventare il principio costitutivo di una nuova esperienza etica e politica con al centro la vita umana in prima persona» (p. 12). Soprattutto perché il flusso interculturale della migranza, «riempiendo i tempi spazializzati e gli spazi detemporalizzati delle società consumisti- che, finge da specchio deformante per la tranquilla coscienza di una cittadinanza che, sebbene riconosciuta, vive tuttavia situazioni di angoscia e solitudine» (p. 13). Per parlare d’interculturalità, Roni rimette in gioco nel ventunesimo secolo la bella metafora del corridoio d’albergo proposta da William James (il quale a onore del vero la riprese da Giovanni Papini) che passa in mezzo alle diverse culture, le quali, come delle camere, si aprono su di esso: «In una ci può essere un uomo che scrive un’opera atea; in quella dopo un altro uomo inginocchiato che prega con fervore; nella terza un chimico che indaga le proprietà dei corpi; nella quarta si sta meditando un sistema di metafisica ideali- stica; mentre nella quinta si dimostra l’impossibilità della metafisica» (p. 32). Muovendo dalla definizione della mente come fattore emergenziale, l’obiettivo diven- ta quello di fornire materiali per indagare la multiappartenenza, termine che descrive «una sintesi culturale meticcia, nonché l’ibridazione delle istanze specifiche a partire dal linguaggio biologico, che resta comunque un concetto problematico» (p. 39). E cosa di più emergenziale dell’identità migrante? Va considerata l’esigenza di «mettere in luce il carattere distintivo di un’esperienza storica e sociale che lentamente sta contribuendo a ricostruire dalle fondamenta l’identità occidentale su nuove basi» (p. 72). Com’è ben noto, Giuseppe Cacciatore ha proposto un’etica interculturale concepita come continua relazione tra particolarità differenziate e tendenza a un universalismo con- diviso, all’interno della quale, così Cacciatore, il concetto di universalizzazione va inteso come dinamicamente e criticamente aperto alla pluralità delle istanze etiche e politiche delle culture, alla stregua di un universalismo critico, che nasce dal dialogo e dal comprendere, sfuggendo a ogni volontà di totalità e valorizzando invece una costruzione integrata di punti di vista rivolti a «rendere sempre più ampia la sfera delle capacità personali, sia a livello di storia di vita individuale, sia a livello di particolari forme di vita sociale e culturale» (G. Cacciatore, Etica interculturale e universalismo critico, in G. Cacciatore - G. D’Anna [a cura di], Interculturalità. Tra etica e politica, Carocci, Roma 2010, p. 35). Il volume di Roni, che chiede un «pensiero divergente, alla cui base sia possibile identificare un ampliamento del concetto tradizionale di ragione» (p. 137), trova piena consonanza nel monito espresso da Cacciatore, che un dialogo interculturale debba tener costantemente conto del fatto che i principi e le regole non derivano da un astratto universalismo, ma da un processo storico di universalizzazione che guarda ai principi senza cancellare il complesso delle specificità storiche e culturali che li caratterizzano e che lasci spazio all’immaginazione, motore vero del processo di ibridazione interculturale. Quando Roni, in conclusione (p. 137), propone di sviluppare nel tempo un’intenzionalità etico-filosofica sulla quale poggiare dei nuovi narrativi di storia della filosofia, si rifà di nuovo a Cacciatore, che aveva messo l’accento sul «legame storico-situazionale [...] nella intercomunicazione e nel transito reciproco dei modelli culturali» (G. cacciatore, Ermeneutica e interculturalità, in G. Coccolini [a cura di], Interculturalità come sfida. Filosofi e teologi a confronto, Dehoniana, Padova 2008, p. 231). Abbiamo qui materiale molto valido per i prossimi congressi mondiali di filosofia.
6-mag-2020
Pubblicato
Rilevanza internazionale
Recensione
Comitato scientifico
Settore M-FIL/06 - STORIA DELLA FILOSOFIA
Italian
interculturalità, migrazione, Bergson
Pozzo, R. (2020). Recensione a Riccardo Roni, Il flusso interculturale. Pragmatismo etico e peso della storia nella filosofia emergente, Mimesis, Milano - Udine 2017 (Filosofie, vol. 525). Un volume di pp. 162. RIVISTA DI FILOSOFIA NEOSCOLASTICA, 112(gennaio-marzo 2020), 311-313.
Pozzo, Racb
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Descrizione: Recensione Roni
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2108/248204
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