La generica ed essenziale indicazione “Tusculi”, posta nella datatio della Bolla di riforma del calendario, ha determinato molteplici ipotesi interpretative sulla sede di emanazione, comprensive – a volte – di fantasiose indicazioni sull’esistenza di “camere” o “tavoli della Bolla”. Su questo tema, da poco più di un secolo, ci si è pressoché unanimemente adeguati a quanto sostenuto da Felice Grossi Gondi nel 1901. Il dotto gesuita, in relazione alla vicenda, argomentò a sfavore dell’unica ipotesi sino ad allora manifestatasi che voleva Villa Sora quale luogo d’emanazione ed evitò di prendere in esame una probabile localizzazione alternativa nella sede ufficiale dei pontefici in Frascati, per riferire l’evento a Mondragone. A sostegno di tale tesi, Grossi Gondi enfatizzò la ripetuta presenza del papa firmatario, Gregorio XIII, nell’allora Casino del cardinale Altemps e, con una sorta di automatica deduzione non avvalorata da prove certe, associò il momento del sigillo dell’importante provvedimento – che avrebbe assunto rilevanza mondiale – alla frequentazione da parte del pontefice dell’iniziale nucleo di quella che sarebbe divenuta la più vasta delle Ville Tuscolane. Il papa Boncompagni, non possedendo nel territorio Tuscolano un edificio di famiglia ove “villeggiare”, era certamente invogliato a essere qui (e frequentemente) ospitato dall’amico cardinale il quale, però, non deteneva l’esclusiva di tale privilegio. Secondo vari studiosi, peraltro, in numerosi altri casi, fu la Rocca il luogo nel quale furono firmati numerosi provvedimenti normativi pontifici, sia antecedentemente al pontificato di Gregorio XIII, sia successivamente ad esso. L’imponente edificio di proprietà della Camera Apostolica, sito nel cuore della cittadina, è stato un po’ trascurato dagli studi sia per quanto riguarda la sua conoscenza in sé, sia per la sua relazione con le villeggiature pontificie; è però certo che tale struttura, seppur priva di quell’isolamento nella natura tipico dei Casini, fu utilizzata per i soggiorni dei papi nonché per il disbrigo di “pratiche istituzionali” connesse al governo della Chiesa. Una lettura più puntuale – quantitativa e qualitativa – di dati documentali di vario genere, solleva non poche perplessità sulla versione del Grossi Gondi che, certamente, (ri)dava lustro alla fabbrica negli anni a ridosso del problematico acquisto fattone dai Gesuiti (1896) e, soprattutto, di un clamoroso scandalo che la colpiva indirettamente – poiché associato al Nobile Collegio Mondragone ospitato nella Villa da più di trenta anni – causato da manovre della Massoneria e il cui clamore arrivò ad avere un’eco internazionale

Strollo, R.m. (2019). Su una Bolla pontificia tuscolana di importanza mondiale. BOLLETTINO DELLA UNIONE STORIA ED ARTE, CX(13), 63-96.

Su una Bolla pontificia tuscolana di importanza mondiale

STROLLO R. M.
2019-01-01

Abstract

La generica ed essenziale indicazione “Tusculi”, posta nella datatio della Bolla di riforma del calendario, ha determinato molteplici ipotesi interpretative sulla sede di emanazione, comprensive – a volte – di fantasiose indicazioni sull’esistenza di “camere” o “tavoli della Bolla”. Su questo tema, da poco più di un secolo, ci si è pressoché unanimemente adeguati a quanto sostenuto da Felice Grossi Gondi nel 1901. Il dotto gesuita, in relazione alla vicenda, argomentò a sfavore dell’unica ipotesi sino ad allora manifestatasi che voleva Villa Sora quale luogo d’emanazione ed evitò di prendere in esame una probabile localizzazione alternativa nella sede ufficiale dei pontefici in Frascati, per riferire l’evento a Mondragone. A sostegno di tale tesi, Grossi Gondi enfatizzò la ripetuta presenza del papa firmatario, Gregorio XIII, nell’allora Casino del cardinale Altemps e, con una sorta di automatica deduzione non avvalorata da prove certe, associò il momento del sigillo dell’importante provvedimento – che avrebbe assunto rilevanza mondiale – alla frequentazione da parte del pontefice dell’iniziale nucleo di quella che sarebbe divenuta la più vasta delle Ville Tuscolane. Il papa Boncompagni, non possedendo nel territorio Tuscolano un edificio di famiglia ove “villeggiare”, era certamente invogliato a essere qui (e frequentemente) ospitato dall’amico cardinale il quale, però, non deteneva l’esclusiva di tale privilegio. Secondo vari studiosi, peraltro, in numerosi altri casi, fu la Rocca il luogo nel quale furono firmati numerosi provvedimenti normativi pontifici, sia antecedentemente al pontificato di Gregorio XIII, sia successivamente ad esso. L’imponente edificio di proprietà della Camera Apostolica, sito nel cuore della cittadina, è stato un po’ trascurato dagli studi sia per quanto riguarda la sua conoscenza in sé, sia per la sua relazione con le villeggiature pontificie; è però certo che tale struttura, seppur priva di quell’isolamento nella natura tipico dei Casini, fu utilizzata per i soggiorni dei papi nonché per il disbrigo di “pratiche istituzionali” connesse al governo della Chiesa. Una lettura più puntuale – quantitativa e qualitativa – di dati documentali di vario genere, solleva non poche perplessità sulla versione del Grossi Gondi che, certamente, (ri)dava lustro alla fabbrica negli anni a ridosso del problematico acquisto fattone dai Gesuiti (1896) e, soprattutto, di un clamoroso scandalo che la colpiva indirettamente – poiché associato al Nobile Collegio Mondragone ospitato nella Villa da più di trenta anni – causato da manovre della Massoneria e il cui clamore arrivò ad avere un’eco internazionale
2019
Pubblicato
Rilevanza internazionale
Articolo
Nessuno
Settore ICAR/17 - DISEGNO
Italian
L'Autore segnala due refusi: a pag. 63 dove è indicato l'anno 1582 leggasi 1585 e a pag. 65, nota 11, "de quo" leggasi "de qua".
Strollo, R.m. (2019). Su una Bolla pontificia tuscolana di importanza mondiale. BOLLETTINO DELLA UNIONE STORIA ED ARTE, CX(13), 63-96.
Strollo, Rm
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