Un pieno dispiegamento delle forze individuali è possibile solo in un’atmosfera liberale, ossia entro i limiti stabiliti dal diritto e dalle forze del singolo. Sotto questo punto di vista, avendo come obiettivi polemici non solo e non tanto lo Stato prussiano quanto piuttosto l’ideale giu- seppino di governo e l’artificialità raziocinante del citoyen, Humboldt nega che lo Stato abbia il dovere di incrementare il benessere positivo, fisico, dei suoi cittadini. Il compito esclusivo dello Stato consiste nell’attenzione verso il benessere negativo dei cittadini, ossia nell’assicurare la sicurezza dei cittadini all’interno della società e contro i nemici esterni. Scrivendo all’indomani della Rivoluzione francese, Humboldt invita a distinguere tra rivoluzioni e riforme. Tanto più cre- dibile, dunque, l’assicurazione che questo progetto di riforma costituzionale – perché tali sono in fondo le Idee per un tentativo di determinare i limiti dell’attività dello Stato (composte tra il 1791 e il 1792 e pubblicate postume nel 1851), a differenza del milliano Sulla libertà (1859), che rispetto al problema della riforma dello Stato resta su termini ben più generali – costituisca un prezioso esempio di come uno slancio di carattere utopico volto a migliorare le condizioni dell’assetto socio-politico si concretizzi in proposta, al contempo, audace e realistica. Wilhelm von Humboldt (1767-1835) fu non solo teorico politico, filosofo della storia, filologo classico, critico letterario, esperto di estetica, ma anche ambasciatore, ministro e membro di delegazione al Congresso di Vienna. Si ritirò dalla politica in segno di protesta contro la svolta reazionaria impressa in Prussia dall’accet- tazione dei deliberati di Karlsbad (ottobre 1819).
Pozzo, R. (2020). Wilhelm von Humboldt: Saggio sui limiti dell’attività dello Stato, traduzione storico-critica e postfazione di Riccardo Pozzo. Sesto San Giovanni : Mimesis. (Traduzione di: Wilhelm von Humboldt (1767-1835), Ideen eines Versuchs, die Grenzen der Wirksamkeit des Staats zu bestimmen)
Wilhelm von Humboldt: Saggio sui limiti dell’attività dello Stato, traduzione storico-critica e postfazione di Riccardo Pozzo
Pozzo, Riccardo
2020-01-31
Abstract
Un pieno dispiegamento delle forze individuali è possibile solo in un’atmosfera liberale, ossia entro i limiti stabiliti dal diritto e dalle forze del singolo. Sotto questo punto di vista, avendo come obiettivi polemici non solo e non tanto lo Stato prussiano quanto piuttosto l’ideale giu- seppino di governo e l’artificialità raziocinante del citoyen, Humboldt nega che lo Stato abbia il dovere di incrementare il benessere positivo, fisico, dei suoi cittadini. Il compito esclusivo dello Stato consiste nell’attenzione verso il benessere negativo dei cittadini, ossia nell’assicurare la sicurezza dei cittadini all’interno della società e contro i nemici esterni. Scrivendo all’indomani della Rivoluzione francese, Humboldt invita a distinguere tra rivoluzioni e riforme. Tanto più cre- dibile, dunque, l’assicurazione che questo progetto di riforma costituzionale – perché tali sono in fondo le Idee per un tentativo di determinare i limiti dell’attività dello Stato (composte tra il 1791 e il 1792 e pubblicate postume nel 1851), a differenza del milliano Sulla libertà (1859), che rispetto al problema della riforma dello Stato resta su termini ben più generali – costituisca un prezioso esempio di come uno slancio di carattere utopico volto a migliorare le condizioni dell’assetto socio-politico si concretizzi in proposta, al contempo, audace e realistica. Wilhelm von Humboldt (1767-1835) fu non solo teorico politico, filosofo della storia, filologo classico, critico letterario, esperto di estetica, ma anche ambasciatore, ministro e membro di delegazione al Congresso di Vienna. Si ritirò dalla politica in segno di protesta contro la svolta reazionaria impressa in Prussia dall’accet- tazione dei deliberati di Karlsbad (ottobre 1819).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.