Autorevole animatore di prestigiosi centri di studio e d’insegnamento prima, partecipe sostenitore del governo repubblicano e più distaccato – ma comunque coinvolto – “consultore” di Napoleone poi, Filippo Maria Renazzi visse le inquietudini di numerosi sudditi del papa alle prese con scelte identitarie desuete, opzioni imposte dalle circostanze esterne e comunque esemplari della maturazione di una nuova coscienza civile e religiosa: processi difficoltosi, ma sicuramente non comprimibili nelle pur comode formule semplificatorie dell’opportunismo, del “camaleontismo” politico. Per questo, pur al di là delle sue irripetibili peculiarità, la biografia di Renazzi può costituire, mi sembra, un osservatorio eloquente della Roma di fine Settecento e inizio Ottocento. Il suo apprendistato intellettuale, le sue letture, le sue reti di relazioni, il suo magistero rinviano di fatti a una realtà urbana politicamente e culturalmente articolata, una realtà di certo soffocata, a livello normativo, da rigidità e da divieti censori, ma pur tuttavia animata, nella prassi, da scambi costanti e vivaci, confronti che inducevano Giacomo Casanova a segnalare come, a Roma, si avesse il “privilegio di pensare in una maniera tutta propria”, di vivere, in sostanza, “con la massima libertà”.
Formica, M. (2019). Filippo Maria Renazzi : suddito, cittadino, politico, consigliere. In C.F. M.R. Di Simone (a cura di), Filippo Maria Renazzi : Università e cultura a Roma tra Settecento e Ottocento. Il Mulino.
Filippo Maria Renazzi : suddito, cittadino, politico, consigliere
Formica
2019-01-01
Abstract
Autorevole animatore di prestigiosi centri di studio e d’insegnamento prima, partecipe sostenitore del governo repubblicano e più distaccato – ma comunque coinvolto – “consultore” di Napoleone poi, Filippo Maria Renazzi visse le inquietudini di numerosi sudditi del papa alle prese con scelte identitarie desuete, opzioni imposte dalle circostanze esterne e comunque esemplari della maturazione di una nuova coscienza civile e religiosa: processi difficoltosi, ma sicuramente non comprimibili nelle pur comode formule semplificatorie dell’opportunismo, del “camaleontismo” politico. Per questo, pur al di là delle sue irripetibili peculiarità, la biografia di Renazzi può costituire, mi sembra, un osservatorio eloquente della Roma di fine Settecento e inizio Ottocento. Il suo apprendistato intellettuale, le sue letture, le sue reti di relazioni, il suo magistero rinviano di fatti a una realtà urbana politicamente e culturalmente articolata, una realtà di certo soffocata, a livello normativo, da rigidità e da divieti censori, ma pur tuttavia animata, nella prassi, da scambi costanti e vivaci, confronti che inducevano Giacomo Casanova a segnalare come, a Roma, si avesse il “privilegio di pensare in una maniera tutta propria”, di vivere, in sostanza, “con la massima libertà”.File | Dimensione | Formato | |
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