La diffusione del sintagma locus communis risale a Philipp Melanchthon e quella di locus theologicus a Melchior Cano. Servono a indicare, appunto, i luoghi della conoscenza teologica ovvero i concetti fondamentali della teologia e propongono una lista di luoghi di relazione cognitivamente rilevanti, la fondazione gnoseologica e metodologica della teologia. Nella Germania protestante, locus è alla base della teologia dogmatica fino a tutto il diciottesimo secolo. Come hanno ben spiegato ieri Christoph Rapp e Giulio D’Onofrio e oggi Fosca Mariani Zini, locus risale al tópos della retorica antica e alla sua elaborazione in latino da parte di Cicerone. Significa sedes argumentorum, il luogo dove andare a cercare, quando si vogliono produrre dimostrazioni o più semplicemente raccogliere materiali; locus corrisponderebbe oggi ai nomi dei capitoli, a una nomenclatura alla quale guardare prima di leggere il libro intero. In teologia, i loci communes sono dunque in primo luogo semplicemente dei luoghi, appunto, nei quali la conoscenza si può formare come non formare. In relazione tra loro costituiscono un complesso sistema di riferimenti reciproci che la Chiesa trasmette ai fedeli.

Pozzo, R. (2014). Loci communes: Agricola, Latomus, Melanchthon, La Ramée, Cano, Martini. In Delfina Giovannozzi, Marco Veneziani (a cura di), Locus-Spatium: XIV Colloquio Internazionale (pp. 221-236). ITA : Leo Olschki EDITORE.

Loci communes: Agricola, Latomus, Melanchthon, La Ramée, Cano, Martini

R. POZZO
2014-01-01

Abstract

La diffusione del sintagma locus communis risale a Philipp Melanchthon e quella di locus theologicus a Melchior Cano. Servono a indicare, appunto, i luoghi della conoscenza teologica ovvero i concetti fondamentali della teologia e propongono una lista di luoghi di relazione cognitivamente rilevanti, la fondazione gnoseologica e metodologica della teologia. Nella Germania protestante, locus è alla base della teologia dogmatica fino a tutto il diciottesimo secolo. Come hanno ben spiegato ieri Christoph Rapp e Giulio D’Onofrio e oggi Fosca Mariani Zini, locus risale al tópos della retorica antica e alla sua elaborazione in latino da parte di Cicerone. Significa sedes argumentorum, il luogo dove andare a cercare, quando si vogliono produrre dimostrazioni o più semplicemente raccogliere materiali; locus corrisponderebbe oggi ai nomi dei capitoli, a una nomenclatura alla quale guardare prima di leggere il libro intero. In teologia, i loci communes sono dunque in primo luogo semplicemente dei luoghi, appunto, nei quali la conoscenza si può formare come non formare. In relazione tra loro costituiscono un complesso sistema di riferimenti reciproci che la Chiesa trasmette ai fedeli.
2014
Settore M-FIL/06 - STORIA DELLA FILOSOFIA
Italian
Rilevanza internazionale
Articolo scientifico in atti di convegno
loci; Rinascimento
http://www.olschki.it/
Pozzo, R. (2014). Loci communes: Agricola, Latomus, Melanchthon, La Ramée, Cano, Martini. In Delfina Giovannozzi, Marco Veneziani (a cura di), Locus-Spatium: XIV Colloquio Internazionale (pp. 221-236). ITA : Leo Olschki EDITORE.
Pozzo, R
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