Questa nota sulla storia del termine e del concetto di bibliofobia fa seguito a una precedente nota dedicata alle occorrenze antiche di bibliofilia ed è speculare a quella, visto che, come notò Charles Nodier nel 1841, «l’opposé du bibliophile est le bibliophobe». La parola fobia viene dal greco phóbos, terrore, e nella mitologia greca Phóbos è il figlio di Marte, Dio della guerra. In effetti, le persone parlano proprio di terrore quando descrivono le fobie: terrore di entrare in contatto con ciò che si teme. Nel caso della bibliofobia si tratta del terrore di entrare in contatto con i libri. La bibliofobia non rientra tra le fobie trattate clinicamente (che sono, nell’ordine di frequenza: aracnofobia, antropofobia, aerofobia, agorafobia, claustrofobia, acrofobia, carcinomafobia, brontofobia, necrofobia, cardiofobia). Difficilmente somatizzabile, essa è piuttosto una forma di disagio, ma con una sua chiara patologia. Una ricognizione dei tesauri dà poca soddisfazione a chi cerca informazioni sulla storia del termine. Per quel che riguarda l’italiano, bibliofobia viene ignorato dalla Crusca, dal Tommaseo-Bellini e financo dal Battaglia. L’unico a riportarlo è il Dizionario italiano dell’uso di Tullio De Mauro, «avversione morbosa per i libri», che assegna come prima datazione il 1874, nei trattati di psicologia. Nessuna accoglienza, invece, nei dizionari francesi (con buona pace di Nodier). Si tratta, in verità, di un anglismo e come tale inviso ai puristi. Bibliophobe è colui «who hates, fears, or distrusts books».
Pozzo, R. (2005). La bibliofobia. L'ERASMO, 25(luglio-settembre 2005), 106-112.
La bibliofobia
R. POZZO
2005-01-01
Abstract
Questa nota sulla storia del termine e del concetto di bibliofobia fa seguito a una precedente nota dedicata alle occorrenze antiche di bibliofilia ed è speculare a quella, visto che, come notò Charles Nodier nel 1841, «l’opposé du bibliophile est le bibliophobe». La parola fobia viene dal greco phóbos, terrore, e nella mitologia greca Phóbos è il figlio di Marte, Dio della guerra. In effetti, le persone parlano proprio di terrore quando descrivono le fobie: terrore di entrare in contatto con ciò che si teme. Nel caso della bibliofobia si tratta del terrore di entrare in contatto con i libri. La bibliofobia non rientra tra le fobie trattate clinicamente (che sono, nell’ordine di frequenza: aracnofobia, antropofobia, aerofobia, agorafobia, claustrofobia, acrofobia, carcinomafobia, brontofobia, necrofobia, cardiofobia). Difficilmente somatizzabile, essa è piuttosto una forma di disagio, ma con una sua chiara patologia. Una ricognizione dei tesauri dà poca soddisfazione a chi cerca informazioni sulla storia del termine. Per quel che riguarda l’italiano, bibliofobia viene ignorato dalla Crusca, dal Tommaseo-Bellini e financo dal Battaglia. L’unico a riportarlo è il Dizionario italiano dell’uso di Tullio De Mauro, «avversione morbosa per i libri», che assegna come prima datazione il 1874, nei trattati di psicologia. Nessuna accoglienza, invece, nei dizionari francesi (con buona pace di Nodier). Si tratta, in verità, di un anglismo e come tale inviso ai puristi. Bibliophobe è colui «who hates, fears, or distrusts books».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.