Come già Alberto Pirni per Kant (Kant filosofo della comunità, ETS, Pisa 2007), Claudia Melica esplora un concetto importante, quello di “comunità”, che in relazione a Hegel è stato in verità assai poco studiato. Come Pirni, nemmeno Melica pensa nemmeno un momento a confrontare Hegel con il comunitarismo contemporaneo né accetta di annullare la pur lieve differenza tra “comunità” e “intersoggettività”. Infatti, mentre Gemeinde è ampiamente attestato nella pagina hegeliana, il secondo lo si cercherebbe invano, poiché, come noto, i termini intersubjektiv e Intersubjektivität sono di elaborazione molto più tarda. Insopprimibile, invece, l’ambiguità del termine italiano, che rende sia Gemeinschaft, termine astratto che indica una relazione tra persone, della quale si occupa più Pirni, sia Gemeinde, più concreto, che indica le persone stesse, della quale si occupa più Melica. Il metodo di indagine seguito da Melica è “di carattere filosofico-teoretico e nulla ha a che vedere con un’impostazione prettamente teologica, volta a stabilire se le tesi formulate da Hegel intorno al cristianesimo contraddicano o meno le sue verità” (p. 4). Il sintagma Gemeinde des Geistes indica il nesso problematico sul quale punta Melica in un duplice significato. In primo luogo, perché nella comunità dello spirito “la religione cristiana prende corpo solo come religione dello spirito”, visto che il suo contenuto è “la natura di Dio speculativamente inteso: lo spirito” (p. 5s.). In secondo luogo, perché Dio in quanto spirito “si sa nella comunità come la sua autocoscienza universale e, dunque, tale comunità può dirsi di pertinenza solo dello spirito” (p. 6). Ne segue, scrive Melica, “che lo spirito costituisce la vita immanente della comunità e per questo, solo in essa prende forma il vero e proprio ‘regno dello spirito’” (p. 6). L’intento di Melica non è dunque determinare a quale tipo di concezione della dottrina trinitaria Hegel aderisca (questo è stato già fatto da Dale M. Schlitt, nel suo provocatorio Hegel’s Trinitarian Claim, Brill, Leiden 1984, che stranamente Melica non discute), ma, ben più laicamente, enucleare “il possibile presupposto gnoseologico intrinseco al significato trinitario di Dio (unità, scissione e riconciliazione), il quale, essendo il processo della mediazione con sé, è un concetto in cui l’elemento della mediazione è costitutivo” (p. 10). Chiunque abbia avuto la fortuna di tenere dei corsi sulle hegeliane Vorlesungen über die Philodophie der Religion nelle edizioni più recenti e accurate non avrà saputo sottrarsi al fascino indiscutibile che la “scienza della religione” (p. 33) offre al lettore nella forma che presenta Hegel, ben più speculativa, per fare un esempio, di quella presentata da Christian Wolff. Sono preziose le pagine dedicate da Melica a come le Vorlesungen hegeliane trattano i Gottesbeweise (p. 67ss.), e lo stesso vale per la Andacht (107ss.) e la Liebe, nella quale ultima è da vedersi la genuina origine della relazione che dà luogo all’intersoggettività (p. 127 ss.). Utili anche le pagine sul ruolo dell’arte religiosa (p. 133ss.). La Gemeinde des Geistes è dunque la Chiesa (p. 149), ma anche la casa, il Gemeindehaus (p. 186). Sarebbe interessante, ma è un lavoro per i ricercatori delle prossime generazioni, che disporranno dei principali corpora filosofici nella forma di ipertesti integrati (lo stesso, si sente molto la mancanza di un tradizionalissimo Sachindex nel lavoro di Melica, come del resto anche in quello di Pirni), vedere nei dettagli le varianti di significato che distinguono e però legano il sintagma hegeliano Reich des Geistes con quello kantiano Reich der Zwecke e specialmente con quello baumgarteniano di corpus mysticum, dal § 742 della Metaphysica di Alexander Gottlieb Baumgarten, che recita “Totum spirituum est (persona moralis) Corpus mysticum”. Kant usa due volte corpus mysticum, nella Kritik der reinen Vernunft (B 836), descrivendo una comunità morale e civile definita dall’accettazione di una legge, così che sarebbe la volontà generale, non la fede, a costituire un “corpus mysticum degli esseri ragionevoli, in quanto il loro arbitrio, sotto leggi morali, ha in sé una completa unità sistematica con se stesso, come con la libertà di un altro” (Akademieausgabe, III, p. 525.8), e nella Metaphysik der Sitten, definendo corpus mysticum la nobiltà ereditaria in quanto si basa sull’accettazione dei diritti di successione (Akademieausgabe, VI, p. 367.18). Ci troviamo davanti a tre fonti che andrebbero problematizzate per via della disponibilità di Hegel all’intera latitudo del sintagma. Certo è, tuttavia, che la metafora evangelica che nella persona del Cristo indica il centro della Chiesa investe in maniera rilevante l’importante discorso aperto da Melica.

Pozzo, R. (2008). Claudia Melica, La comunità dello spirito in Hegel (Trento: Verifiche, 2005). RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA, 53(3 (2008)), 572-573.

Claudia Melica, La comunità dello spirito in Hegel (Trento: Verifiche, 2005)

POZZO
2008-01-01

Abstract

Come già Alberto Pirni per Kant (Kant filosofo della comunità, ETS, Pisa 2007), Claudia Melica esplora un concetto importante, quello di “comunità”, che in relazione a Hegel è stato in verità assai poco studiato. Come Pirni, nemmeno Melica pensa nemmeno un momento a confrontare Hegel con il comunitarismo contemporaneo né accetta di annullare la pur lieve differenza tra “comunità” e “intersoggettività”. Infatti, mentre Gemeinde è ampiamente attestato nella pagina hegeliana, il secondo lo si cercherebbe invano, poiché, come noto, i termini intersubjektiv e Intersubjektivität sono di elaborazione molto più tarda. Insopprimibile, invece, l’ambiguità del termine italiano, che rende sia Gemeinschaft, termine astratto che indica una relazione tra persone, della quale si occupa più Pirni, sia Gemeinde, più concreto, che indica le persone stesse, della quale si occupa più Melica. Il metodo di indagine seguito da Melica è “di carattere filosofico-teoretico e nulla ha a che vedere con un’impostazione prettamente teologica, volta a stabilire se le tesi formulate da Hegel intorno al cristianesimo contraddicano o meno le sue verità” (p. 4). Il sintagma Gemeinde des Geistes indica il nesso problematico sul quale punta Melica in un duplice significato. In primo luogo, perché nella comunità dello spirito “la religione cristiana prende corpo solo come religione dello spirito”, visto che il suo contenuto è “la natura di Dio speculativamente inteso: lo spirito” (p. 5s.). In secondo luogo, perché Dio in quanto spirito “si sa nella comunità come la sua autocoscienza universale e, dunque, tale comunità può dirsi di pertinenza solo dello spirito” (p. 6). Ne segue, scrive Melica, “che lo spirito costituisce la vita immanente della comunità e per questo, solo in essa prende forma il vero e proprio ‘regno dello spirito’” (p. 6). L’intento di Melica non è dunque determinare a quale tipo di concezione della dottrina trinitaria Hegel aderisca (questo è stato già fatto da Dale M. Schlitt, nel suo provocatorio Hegel’s Trinitarian Claim, Brill, Leiden 1984, che stranamente Melica non discute), ma, ben più laicamente, enucleare “il possibile presupposto gnoseologico intrinseco al significato trinitario di Dio (unità, scissione e riconciliazione), il quale, essendo il processo della mediazione con sé, è un concetto in cui l’elemento della mediazione è costitutivo” (p. 10). Chiunque abbia avuto la fortuna di tenere dei corsi sulle hegeliane Vorlesungen über die Philodophie der Religion nelle edizioni più recenti e accurate non avrà saputo sottrarsi al fascino indiscutibile che la “scienza della religione” (p. 33) offre al lettore nella forma che presenta Hegel, ben più speculativa, per fare un esempio, di quella presentata da Christian Wolff. Sono preziose le pagine dedicate da Melica a come le Vorlesungen hegeliane trattano i Gottesbeweise (p. 67ss.), e lo stesso vale per la Andacht (107ss.) e la Liebe, nella quale ultima è da vedersi la genuina origine della relazione che dà luogo all’intersoggettività (p. 127 ss.). Utili anche le pagine sul ruolo dell’arte religiosa (p. 133ss.). La Gemeinde des Geistes è dunque la Chiesa (p. 149), ma anche la casa, il Gemeindehaus (p. 186). Sarebbe interessante, ma è un lavoro per i ricercatori delle prossime generazioni, che disporranno dei principali corpora filosofici nella forma di ipertesti integrati (lo stesso, si sente molto la mancanza di un tradizionalissimo Sachindex nel lavoro di Melica, come del resto anche in quello di Pirni), vedere nei dettagli le varianti di significato che distinguono e però legano il sintagma hegeliano Reich des Geistes con quello kantiano Reich der Zwecke e specialmente con quello baumgarteniano di corpus mysticum, dal § 742 della Metaphysica di Alexander Gottlieb Baumgarten, che recita “Totum spirituum est (persona moralis) Corpus mysticum”. Kant usa due volte corpus mysticum, nella Kritik der reinen Vernunft (B 836), descrivendo una comunità morale e civile definita dall’accettazione di una legge, così che sarebbe la volontà generale, non la fede, a costituire un “corpus mysticum degli esseri ragionevoli, in quanto il loro arbitrio, sotto leggi morali, ha in sé una completa unità sistematica con se stesso, come con la libertà di un altro” (Akademieausgabe, III, p. 525.8), e nella Metaphysik der Sitten, definendo corpus mysticum la nobiltà ereditaria in quanto si basa sull’accettazione dei diritti di successione (Akademieausgabe, VI, p. 367.18). Ci troviamo davanti a tre fonti che andrebbero problematizzate per via della disponibilità di Hegel all’intera latitudo del sintagma. Certo è, tuttavia, che la metafora evangelica che nella persona del Cristo indica il centro della Chiesa investe in maniera rilevante l’importante discorso aperto da Melica.
2008
Pubblicato
Rilevanza internazionale
Recensione
Comitato scientifico
Settore M-FIL/06 - STORIA DELLA FILOSOFIA
Italian
Hegel; spirito; filosofia della religione
Pozzo, R. (2008). Claudia Melica, La comunità dello spirito in Hegel (Trento: Verifiche, 2005). RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA, 53(3 (2008)), 572-573.
Pozzo, Racb
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2108/222872
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