Concepito come policentrico, coeso e cooperativo, lo spazio regionale europeo – sia esso urbano, rurale o urbano-rurale – è regolato da precisi accordi per consentire di esprimere le diverse capacità competitive (Strategia di Lisbona 2001 e Lisbon Action Plan 2005) nel rispetto di uno sviluppo sostenibile (Strategia di Gothenburg, 2001). Dal marzo 2000 l’Unione Europea invita stati e regioni membri a perseguire questi obiettivi , legando tra loro dieci politiche-base e coinvolgendo una dimensione territoriale composta di spazi urbani e rurali, riprogettando in quest’ottica il modello di sviluppo economico-territoriale generale europeo, il cosiddetto European Spatial Development Plan - ESDP, 1997-99 (European Commission, 1999). Raggiungere una strategia territoriale unitaria di «competizione sotenibile» utilizzando capacità endogene regionali, richiede per il Lazio un significativo numero di cambiamenti strutturali nelle scelte politiche regionali, e di misurarsi direttamente con modelli socioeconomici e dell’organizzazione territoriale tradizionali come quelli solo rurali o solo urbani, contigui a quelli più complessi «urbano-rurali» che traggono origine dalla presenza della Capitale (Figura 3). Questa tipologia, introdotta nel 1997 proprio dall’ESDP, è stata confermata da successive ricerche come dominante nella morfologia organizzativa degli insediamenti alla scala regionale europea (Bengs, 2004). E’ perciò ritenuta la più apporpriata ad accogliere l’alto numero di innovazioni previste dall’Unione Europea per il periodo 2007-2013, tra cui una maggiore protezione attiva delle risorse ambientali attraverso l’uso di tecnologie innovative; l’aumento dell’equità e della coesione economico-sociale intra ed interregionale; il coinvolgimento della città nell’applicazione della governance istituzionale europea; la ricerca per una migliore qualità della vita; ecc. (Cfr.: Incontro dei Ministri di Bristol, 2005). Inoltre, l’Unione Europea da per certa la rappresentazione policentrica di questi spazi (CEMAT, 2006) e ha studiato un buon numero di modi attraverso cui l’urbano-rurale può essere recepito dalle regioni, anche capitali come il Lazio, per rendere concreta questa rappresentazione mantenendo efficienti i trasporti, il sistema delle comunicazioni, l’uso del suolo. Rivisitando criticamente gli studi dedicati a questo tema , il capitolo ne stima il contributo alla messa a punto di politiche di sviluppo economico-territoriale del Lazio, evidenziando le diverse aree di mixité morfologico-funzionale definibili come urbano-rurale. L’influenza sul sistema produttivo laziale della Capitale e della sua provincia, già ampiamente dimostrata all’interno di precedenti ricerche (Prezioso, 2000, 2003, 2004; Prezioso, Lugeri, Locatelli, 2004), viene richiamata come esempio del sostegno che l’urbano-rurale offre ad un comportamento economico regionale virtuoso, benché atipico, comunque competitivo nell’ambito delle regioni europee . Lo studio concentra infine l’attenzione sulle relazioni economiche dell’urbano-rurale a Roma e nel Lazio nell’ultimo quinquennio. Analisi comparate (Prezioso, 2006) legano la valutazione all’economia regionale ai più recenti parametri europei , confermando l’importanza di alcune variabili regionali: la dotazione e l’utilizzo di servizi ed infrastrutture materiali ed immateriali, il capitale umano e tecnologico, l’economia derivante da trasporti, telecomunicazioni, la carenza energetica e la disponibilità iderica da un lato; la relazione edilizia-commercio-turismo-cultura, dall’altro, settori, questi ultimi, quasi esclusivi nell’economia della Capitale.
Prezioso, M. (2007). Relazioni urbano-rurali a Roma e nel Lazio: una valutazione dell’economia regionale alla luce dei più recenti parametri europei. In F. Salvatori, E. Di Renzo (a cura di), Roma e la sua campagna: itinerari del 20. secolo (pp. 274-293). Roma : Regione Lazio, Assessorato all'agricoltura.
Relazioni urbano-rurali a Roma e nel Lazio: una valutazione dell’economia regionale alla luce dei più recenti parametri europei
PREZIOSO, MARIA
2007-01-01
Abstract
Concepito come policentrico, coeso e cooperativo, lo spazio regionale europeo – sia esso urbano, rurale o urbano-rurale – è regolato da precisi accordi per consentire di esprimere le diverse capacità competitive (Strategia di Lisbona 2001 e Lisbon Action Plan 2005) nel rispetto di uno sviluppo sostenibile (Strategia di Gothenburg, 2001). Dal marzo 2000 l’Unione Europea invita stati e regioni membri a perseguire questi obiettivi , legando tra loro dieci politiche-base e coinvolgendo una dimensione territoriale composta di spazi urbani e rurali, riprogettando in quest’ottica il modello di sviluppo economico-territoriale generale europeo, il cosiddetto European Spatial Development Plan - ESDP, 1997-99 (European Commission, 1999). Raggiungere una strategia territoriale unitaria di «competizione sotenibile» utilizzando capacità endogene regionali, richiede per il Lazio un significativo numero di cambiamenti strutturali nelle scelte politiche regionali, e di misurarsi direttamente con modelli socioeconomici e dell’organizzazione territoriale tradizionali come quelli solo rurali o solo urbani, contigui a quelli più complessi «urbano-rurali» che traggono origine dalla presenza della Capitale (Figura 3). Questa tipologia, introdotta nel 1997 proprio dall’ESDP, è stata confermata da successive ricerche come dominante nella morfologia organizzativa degli insediamenti alla scala regionale europea (Bengs, 2004). E’ perciò ritenuta la più apporpriata ad accogliere l’alto numero di innovazioni previste dall’Unione Europea per il periodo 2007-2013, tra cui una maggiore protezione attiva delle risorse ambientali attraverso l’uso di tecnologie innovative; l’aumento dell’equità e della coesione economico-sociale intra ed interregionale; il coinvolgimento della città nell’applicazione della governance istituzionale europea; la ricerca per una migliore qualità della vita; ecc. (Cfr.: Incontro dei Ministri di Bristol, 2005). Inoltre, l’Unione Europea da per certa la rappresentazione policentrica di questi spazi (CEMAT, 2006) e ha studiato un buon numero di modi attraverso cui l’urbano-rurale può essere recepito dalle regioni, anche capitali come il Lazio, per rendere concreta questa rappresentazione mantenendo efficienti i trasporti, il sistema delle comunicazioni, l’uso del suolo. Rivisitando criticamente gli studi dedicati a questo tema , il capitolo ne stima il contributo alla messa a punto di politiche di sviluppo economico-territoriale del Lazio, evidenziando le diverse aree di mixité morfologico-funzionale definibili come urbano-rurale. L’influenza sul sistema produttivo laziale della Capitale e della sua provincia, già ampiamente dimostrata all’interno di precedenti ricerche (Prezioso, 2000, 2003, 2004; Prezioso, Lugeri, Locatelli, 2004), viene richiamata come esempio del sostegno che l’urbano-rurale offre ad un comportamento economico regionale virtuoso, benché atipico, comunque competitivo nell’ambito delle regioni europee . Lo studio concentra infine l’attenzione sulle relazioni economiche dell’urbano-rurale a Roma e nel Lazio nell’ultimo quinquennio. Analisi comparate (Prezioso, 2006) legano la valutazione all’economia regionale ai più recenti parametri europei , confermando l’importanza di alcune variabili regionali: la dotazione e l’utilizzo di servizi ed infrastrutture materiali ed immateriali, il capitale umano e tecnologico, l’economia derivante da trasporti, telecomunicazioni, la carenza energetica e la disponibilità iderica da un lato; la relazione edilizia-commercio-turismo-cultura, dall’altro, settori, questi ultimi, quasi esclusivi nell’economia della Capitale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.