Il presente studio mette a fuoco tre aspetti relativi alla questione del bello riferito alla musica nel corso del medioevo. Il primo aspetto è come questa tematica fu considerata nella sua attinenza con l’ambito matematico, poiché la musica lungo il medioevo costituisce il boeziano “quadrivio”. Il secondo aspetto è che le testimonianze sul bello in musica identificano chiaramente due ambiti storico-filosofici, quello altomedievale, in cui prevale l’inquadramento platonico dell’idea di bellezza, e quello tardomedievale, più orientato all’esplorazione del bello nel suono attraverso principi di filosofia naturale aristotelica. Quanto all’ambito altomedievale, spiccano i richiami alle due eminenti auctoritates del neoplatonismo cristiano, Agostino e Boezio; tuttavia, a fronte di una puntuale estetica della pulchritudo musicale delineata da Agostino, Boezio sarà sorprendentemente restio ad abbinare la nozione di bellezza all’ambito della musica terrena, con riflessi evidenti anche nella prima trattatistica musicale altomedievale, a lui fortemente debitrice. L’inquadramento estetico della musica che si apre nel XIII secolo, prediligendo l’impostazione aristotelica, recupererà la nozione di bellezza nell’ambito musicale, ormai definito da uno specifico linguaggio teorico e da regole compositive autonome; in questo contesto, il pensiero di Tommaso d’Aquino sul bello è assunto come guida per esaminare le attestazioni dei teorici della musica. Terzo e ultimo aspetto in esame è che le due visioni proposero una diversa concezione del numero, e quindi indirizzarono differentemente anche la risposta al problema del bello nell’ambito sonoro.
Panti, C. (2019). Il bello fra musica e filosofia. Agostino, Boezio e il pensiero medievale. In Aldo Brancacci (a cura di), Musica e parola da Platone a Adorno (pp. 43-75). Sesto San Giovanni (MI) : Mimesis.
Il bello fra musica e filosofia. Agostino, Boezio e il pensiero medievale
PANTI, Cecilia
2019-01-01
Abstract
Il presente studio mette a fuoco tre aspetti relativi alla questione del bello riferito alla musica nel corso del medioevo. Il primo aspetto è come questa tematica fu considerata nella sua attinenza con l’ambito matematico, poiché la musica lungo il medioevo costituisce il boeziano “quadrivio”. Il secondo aspetto è che le testimonianze sul bello in musica identificano chiaramente due ambiti storico-filosofici, quello altomedievale, in cui prevale l’inquadramento platonico dell’idea di bellezza, e quello tardomedievale, più orientato all’esplorazione del bello nel suono attraverso principi di filosofia naturale aristotelica. Quanto all’ambito altomedievale, spiccano i richiami alle due eminenti auctoritates del neoplatonismo cristiano, Agostino e Boezio; tuttavia, a fronte di una puntuale estetica della pulchritudo musicale delineata da Agostino, Boezio sarà sorprendentemente restio ad abbinare la nozione di bellezza all’ambito della musica terrena, con riflessi evidenti anche nella prima trattatistica musicale altomedievale, a lui fortemente debitrice. L’inquadramento estetico della musica che si apre nel XIII secolo, prediligendo l’impostazione aristotelica, recupererà la nozione di bellezza nell’ambito musicale, ormai definito da uno specifico linguaggio teorico e da regole compositive autonome; in questo contesto, il pensiero di Tommaso d’Aquino sul bello è assunto come guida per esaminare le attestazioni dei teorici della musica. Terzo e ultimo aspetto in esame è che le due visioni proposero una diversa concezione del numero, e quindi indirizzarono differentemente anche la risposta al problema del bello nell’ambito sonoro.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.