Alla luce di recenti studi che considerano l’iperomocisteinemia un fattore di rischio per l’osteoporosi e malattie cardiovascolari, questa tesi si propone in primo luogo, di esaminare l’impatto del polimorfismo C677T sulla composizione corporea; ed in secondo luogo confrontare le variazioni di alcuni valori ematochimici, utili per l’identificazione dello stato infiammatorio cardiovascolare tra soggetti portatori e non portatori della mutazione. L’intera popolazione di studio, costituita da 389 soggetti, di ambo i sessi e di età compresa tra i 18 e i 75 anni, è stata sottoposta: - alla raccolta dei dati antropometrici (statura, peso, circonferenza vita, circonferenza fianchi, addome, collo e calcolo dell’indice di massa corporea); - all’analisi della composizione corporea attraverso la tecnica Dual Xray adsorptiometry (DXA); - all’analisi di caratterizzazione genetica per il polimorfismo C677T del gene MTHFR. Per quanto concerne la caratterizzazione genetica sono state compiute le seguenti tecniche di laboratorio: - Estrazione di DNA da saliva; - PCR (Polymerase Chain Reaction); - RFLP (Restriction fragment length polymorphism). Ai fini del secondo studio, riguardante il confronto delle variazioni ematochimiche, è stata elegibile solo una parte della popolazione costituita da 236 soggetti di cui 110 maschi e 136 femmine. Le analisi ematochimiche, condotte dai laboratori del “Policlinico di Roma Tor Vergata”, riportano esclusivamente i seguenti valori: colesterolo totale, colesterolo HDL, colesterolo LDL, trigliceridi, transaminasi Ast e transaminasi Alt. Questi valori sono stati sufficienti per effettuare il confronto della variazione dello stato infiammatorio cardiovascolare tra la popolazione portatrice e non portatrice della mutazione.

Rovella, V. (2015). Ruolo del polimorfismo genetico della MTHFR nella predizione del rischio di patologie non trasmissibili.

Ruolo del polimorfismo genetico della MTHFR nella predizione del rischio di patologie non trasmissibili

ROVELLA, VALENTINA
2015-01-01

Abstract

Alla luce di recenti studi che considerano l’iperomocisteinemia un fattore di rischio per l’osteoporosi e malattie cardiovascolari, questa tesi si propone in primo luogo, di esaminare l’impatto del polimorfismo C677T sulla composizione corporea; ed in secondo luogo confrontare le variazioni di alcuni valori ematochimici, utili per l’identificazione dello stato infiammatorio cardiovascolare tra soggetti portatori e non portatori della mutazione. L’intera popolazione di studio, costituita da 389 soggetti, di ambo i sessi e di età compresa tra i 18 e i 75 anni, è stata sottoposta: - alla raccolta dei dati antropometrici (statura, peso, circonferenza vita, circonferenza fianchi, addome, collo e calcolo dell’indice di massa corporea); - all’analisi della composizione corporea attraverso la tecnica Dual Xray adsorptiometry (DXA); - all’analisi di caratterizzazione genetica per il polimorfismo C677T del gene MTHFR. Per quanto concerne la caratterizzazione genetica sono state compiute le seguenti tecniche di laboratorio: - Estrazione di DNA da saliva; - PCR (Polymerase Chain Reaction); - RFLP (Restriction fragment length polymorphism). Ai fini del secondo studio, riguardante il confronto delle variazioni ematochimiche, è stata elegibile solo una parte della popolazione costituita da 236 soggetti di cui 110 maschi e 136 femmine. Le analisi ematochimiche, condotte dai laboratori del “Policlinico di Roma Tor Vergata”, riportano esclusivamente i seguenti valori: colesterolo totale, colesterolo HDL, colesterolo LDL, trigliceridi, transaminasi Ast e transaminasi Alt. Questi valori sono stati sufficienti per effettuare il confronto della variazione dello stato infiammatorio cardiovascolare tra la popolazione portatrice e non portatrice della mutazione.
2015
2014/2015
Fisiologia dei Distretti Corporei
27.
Genetica; Polimorfismo genetico; MTHFR; Rischio patologie non trasmissibili
Settore MED/03 - GENETICA MEDICA
Settore MEDS-01/A - Genetica medica
Italian
Tesi di dottorato
Rovella, V. (2015). Ruolo del polimorfismo genetico della MTHFR nella predizione del rischio di patologie non trasmissibili.
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