Il contributo ha un duplice senso: portare all’attenzione del dibattito politico l’evoluzione di un pensiero, critico, teorico ed empirico che ha ispirato in Europa molte scale dell’agire urbano (dal generale al particolare); fissarne i contenuti strategici che, in direzione transnazionale, le istituzioni pubbliche hanno assunto l’obbligo di portare a compimento (Cfr. Accordo di partenariato 2014 e rev. 2017; riforma strutturale Legge 56/2014). Di fronte all’obiettivo di ridurre gli ambiti amministrativi – dunque i riferimenti istituzionali e, con esso, i policy-decision maker -, sono aumentate le ‘arene partecipative’ che scelgono la città come riferimento per l’attuazione di indirizzi di policy e programmazione trans e internazionali, intergovernativi, intra-statali; e i territori che ne esprimono la governance sub-nazionale/regionale, intra-locale, metropolitano e intersettoriale. Allo stesso tempo, nuovi stakeholder e organizzazioni di cittadini si inseriscono nelle relazioni tra pubblico e privato, trasformando la ‘geografia’ della città italiana - piuttosto semplice da raccontare fino alla fine del ‘900 e prima della crisi -, in un esercizio complesso che spazia dalla razionalizzazione della spesa a livello locale ad una forte ricentralizzazione decisionale delle strategie di investimento e gestione (planning) a livello governativo. In questo quadro, l’offerta della città italiana e del suo spatial policy-planning strategico che si presenta alla valutazione 2020 e post appare asimmetrica per forma e contenuti.
Prezioso, M. (2018). Ripensare la città: Italia ed Europa a confronto. In M.A. Luigi Paganetto Autori: M.L. Agrò (a cura di), L'Italia in Europa. Idee per uno sviluppo sostenibile (pp. 415-430). Roma : Eurilink University Press.
Ripensare la città: Italia ed Europa a confronto
Maria Prezioso
2018-12-01
Abstract
Il contributo ha un duplice senso: portare all’attenzione del dibattito politico l’evoluzione di un pensiero, critico, teorico ed empirico che ha ispirato in Europa molte scale dell’agire urbano (dal generale al particolare); fissarne i contenuti strategici che, in direzione transnazionale, le istituzioni pubbliche hanno assunto l’obbligo di portare a compimento (Cfr. Accordo di partenariato 2014 e rev. 2017; riforma strutturale Legge 56/2014). Di fronte all’obiettivo di ridurre gli ambiti amministrativi – dunque i riferimenti istituzionali e, con esso, i policy-decision maker -, sono aumentate le ‘arene partecipative’ che scelgono la città come riferimento per l’attuazione di indirizzi di policy e programmazione trans e internazionali, intergovernativi, intra-statali; e i territori che ne esprimono la governance sub-nazionale/regionale, intra-locale, metropolitano e intersettoriale. Allo stesso tempo, nuovi stakeholder e organizzazioni di cittadini si inseriscono nelle relazioni tra pubblico e privato, trasformando la ‘geografia’ della città italiana - piuttosto semplice da raccontare fino alla fine del ‘900 e prima della crisi -, in un esercizio complesso che spazia dalla razionalizzazione della spesa a livello locale ad una forte ricentralizzazione decisionale delle strategie di investimento e gestione (planning) a livello governativo. In questo quadro, l’offerta della città italiana e del suo spatial policy-planning strategico che si presenta alla valutazione 2020 e post appare asimmetrica per forma e contenuti.File | Dimensione | Formato | |
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