BACKGROUND: Lo scompenso cardiaco (SC) è uno dei principali problemi di salute che influenza negativamente la qualità di vita (QdV) del paziente ed è causa di numerose riospedalizzazioni. Rimane una delle prime cause di morte nel mondo occidentale. Il self-care è un aspetto fondamentale del trattamento dello SC in quanto ha effetti positivi sulla QdV del paziente, riduce le riospedalizzazioni e sull’utilizzo dei servizi di emergenza. Il concetto del self-care, sebbene sia stato oggetto di molti studi, viene spesso confuso con altri termini. E’ un fenomeno che risente degli aspetti culturali e subisce cambiamenti ed evoluzioni a secondo del contesto in cui viene studiato. Esistono diversi strumenti per misurare il self-care tra cui il Self-Care of Heart Failure Index (SCHFI) che è molto utilizzato nella pratica clinica e nella ricerca poiché misura le dimensioni del self-care maintenance, management e confidence. Nonostante il vasto utilizzo del SCHFI, studi precedenti hanno sempre evidenziato problemi relativi alla sua struttura fattoriale ed all’affidabilità. Molti studi si sono focalizzaati sui determinanti del self-care per comprendere quali pazienti fossero a rischio di un self-care inadeguato ma esistono diverse inconsistenze in letteratura e pochi studi si sono occupati di individuare i determinanti del selfcare maintenance, management e confidence. Lo scopo di questa linea dottorale è stato di comprendere ed analizzare il concetto di self-care, studiare le proprietà psicometriche del SCHFI e individuare i determinanti del self-care maintenance, management e confidence. METODO: Questo programma di ricerca si è svolto in tre fasi. Fase 1: concept analysis attraverso l’evolutionary concept analysis proposta da Rodgers (1989). Con il metodo induttivo sono stati individuati gli antecedenti, i conseguenti e gli attributi del concetto di self-care nello SC. Fase 2: Con uno studio trasversale sono state testate le caratteristiche psicometriche del SCHFI. Fase 3: infine, con un disegno descrittivo è stato studiato il self-care ed i determinanti del self-care maintenance, management e confidence nella popolazione italiana. RISULTATI: Fase 1: Più del 60% della letteratura reperita sul self-care nello SC è infermieristica. La concept analisis ha evidenziato 1 termine surrogato e 3 termini correlati al concetto di self-care, tre tipologie di antecedenti e tre conseguenti. Gli attributi risultati da questa analisi sono stati: process, skills, context or setting, supportive relationship e coping. Fase 2: I risultati dell’analisi psicometrica dello SCHFI hanno evidenziato una nuova struttura fattoriale con migliori indici di fit rispetto a studi precedenti. Inoltre, l’affidabilità testata con il factor score determinacy è risultata adeguata. Fase 3: I livelli di self-care sono risultati particolarmente bassi nel campione italiano (n=1192). Il genere maschile, l’età, la disoccupazione sono stati indentificati come determinanti di comportamenti inadeguati di self-care. Anche il deterioramento cognitivo, un tempo inferiore di malattia, e l’assunzione di un minor numero di farmaci mettono il soggetto a rischio di praticare un self-care inadeguato. CONCLUSIONI: Il self-care non è un concetto ma un comportamento che nasce dall’idea di sopravvivenza. Il self-care nello SC riguarda il soggetto, il nucleo familiare e il contesto nel quale vive. Anche la dimensione spirituale ed emotiva sono risultati un attributi del self-care. Lo studio psicometrico ha contribuito ad evidenziare sotto dimensioni di ogni scala del SCHFI utili sia per la ricerca che per la pratica clinica. All’incirca solo il 20% della popolazione studiata praticava un self-care adeguato. I determinanti del self-care identificati in questo studio possono contribuire nella pratica clinica per orientare l’educazione dei pazienti.
Cocchieri, A. (2014). Il self-care nei pazienti con scompenso cardiaco [10.58015/cocchieri-antonello_phd2014].
Il self-care nei pazienti con scompenso cardiaco
COCCHIERI, ANTONELLO
2014-01-01
Abstract
BACKGROUND: Lo scompenso cardiaco (SC) è uno dei principali problemi di salute che influenza negativamente la qualità di vita (QdV) del paziente ed è causa di numerose riospedalizzazioni. Rimane una delle prime cause di morte nel mondo occidentale. Il self-care è un aspetto fondamentale del trattamento dello SC in quanto ha effetti positivi sulla QdV del paziente, riduce le riospedalizzazioni e sull’utilizzo dei servizi di emergenza. Il concetto del self-care, sebbene sia stato oggetto di molti studi, viene spesso confuso con altri termini. E’ un fenomeno che risente degli aspetti culturali e subisce cambiamenti ed evoluzioni a secondo del contesto in cui viene studiato. Esistono diversi strumenti per misurare il self-care tra cui il Self-Care of Heart Failure Index (SCHFI) che è molto utilizzato nella pratica clinica e nella ricerca poiché misura le dimensioni del self-care maintenance, management e confidence. Nonostante il vasto utilizzo del SCHFI, studi precedenti hanno sempre evidenziato problemi relativi alla sua struttura fattoriale ed all’affidabilità. Molti studi si sono focalizzaati sui determinanti del self-care per comprendere quali pazienti fossero a rischio di un self-care inadeguato ma esistono diverse inconsistenze in letteratura e pochi studi si sono occupati di individuare i determinanti del selfcare maintenance, management e confidence. Lo scopo di questa linea dottorale è stato di comprendere ed analizzare il concetto di self-care, studiare le proprietà psicometriche del SCHFI e individuare i determinanti del self-care maintenance, management e confidence. METODO: Questo programma di ricerca si è svolto in tre fasi. Fase 1: concept analysis attraverso l’evolutionary concept analysis proposta da Rodgers (1989). Con il metodo induttivo sono stati individuati gli antecedenti, i conseguenti e gli attributi del concetto di self-care nello SC. Fase 2: Con uno studio trasversale sono state testate le caratteristiche psicometriche del SCHFI. Fase 3: infine, con un disegno descrittivo è stato studiato il self-care ed i determinanti del self-care maintenance, management e confidence nella popolazione italiana. RISULTATI: Fase 1: Più del 60% della letteratura reperita sul self-care nello SC è infermieristica. La concept analisis ha evidenziato 1 termine surrogato e 3 termini correlati al concetto di self-care, tre tipologie di antecedenti e tre conseguenti. Gli attributi risultati da questa analisi sono stati: process, skills, context or setting, supportive relationship e coping. Fase 2: I risultati dell’analisi psicometrica dello SCHFI hanno evidenziato una nuova struttura fattoriale con migliori indici di fit rispetto a studi precedenti. Inoltre, l’affidabilità testata con il factor score determinacy è risultata adeguata. Fase 3: I livelli di self-care sono risultati particolarmente bassi nel campione italiano (n=1192). Il genere maschile, l’età, la disoccupazione sono stati indentificati come determinanti di comportamenti inadeguati di self-care. Anche il deterioramento cognitivo, un tempo inferiore di malattia, e l’assunzione di un minor numero di farmaci mettono il soggetto a rischio di praticare un self-care inadeguato. CONCLUSIONI: Il self-care non è un concetto ma un comportamento che nasce dall’idea di sopravvivenza. Il self-care nello SC riguarda il soggetto, il nucleo familiare e il contesto nel quale vive. Anche la dimensione spirituale ed emotiva sono risultati un attributi del self-care. Lo studio psicometrico ha contribuito ad evidenziare sotto dimensioni di ogni scala del SCHFI utili sia per la ricerca che per la pratica clinica. All’incirca solo il 20% della popolazione studiata praticava un self-care adeguato. I determinanti del self-care identificati in questo studio possono contribuire nella pratica clinica per orientare l’educazione dei pazienti.File | Dimensione | Formato | |
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