Nei primi decenni del XX secolo – tra l’inaugurazione della celebre Tranvia dei Castelli Romani e la II Guerra Mondiale – il comune laziale di Grottaferrata si trasforma, da tranquillo e isolato insieme di nuclei rurali sparsi intorno alla storica Abbazia dei monaci basiliani, in un’affollata località di villeggiatura, fervida anche di intense attività culturali. Nella costruzione dei villini e degli altri edifici collegati alla villeggiatura entrano in gioco le molteplici tendenze linguistiche di un’epoca che sta vivendo la transizione da un’architettura “tradizionale” a una “moderna”; vi contribuiscono spesso i maggiori progettisti attivi nella vicina Capitale; ma il territorio funge anche da palestra per la formazione di alcuni talenti locali destinati a segnare il panorama architettonico romano negli anni successivi. Grottaferrata costituisce quindi un significativo esempio di “patrimonio diffuso del moderno”, offrendo un modello in piccolo di quanto avviene nell’architettura italiana di quegli anni, densi di contraddizioni ma ricchi, anche, di slancio creativo e fertile confronto tra diverse tendenze. La trasformazione che il territorio ha subito dal secondo dopoguerra a oggi, in una situazione sociale e culturale ben diversa, rende complessa e talvolta problematica la rilettura dei segni lasciati da quel periodo della storia urbana di Grottaferrata; inoltre quello dei villini è nel suo insieme un settore dell’edilizia storica a tutt’oggi “poco conosciuto” e, quindi, ancora aperto ad un’analisi informativa generale e particolare. A una simile indagine è dedicato il volume che approfondisce, in particolare, il caso di alcune costruzioni dovute ad architetti di grande rilevanza quali Angiolo Mazzoni e Achille Petrignani
Strollo, R.m., Baldoni, C. (2005). Villini del '900 in Grottaferrata. Roma : Aracne.
Villini del '900 in Grottaferrata
STROLLO, RODOLFO MARIA;
2005-01-01
Abstract
Nei primi decenni del XX secolo – tra l’inaugurazione della celebre Tranvia dei Castelli Romani e la II Guerra Mondiale – il comune laziale di Grottaferrata si trasforma, da tranquillo e isolato insieme di nuclei rurali sparsi intorno alla storica Abbazia dei monaci basiliani, in un’affollata località di villeggiatura, fervida anche di intense attività culturali. Nella costruzione dei villini e degli altri edifici collegati alla villeggiatura entrano in gioco le molteplici tendenze linguistiche di un’epoca che sta vivendo la transizione da un’architettura “tradizionale” a una “moderna”; vi contribuiscono spesso i maggiori progettisti attivi nella vicina Capitale; ma il territorio funge anche da palestra per la formazione di alcuni talenti locali destinati a segnare il panorama architettonico romano negli anni successivi. Grottaferrata costituisce quindi un significativo esempio di “patrimonio diffuso del moderno”, offrendo un modello in piccolo di quanto avviene nell’architettura italiana di quegli anni, densi di contraddizioni ma ricchi, anche, di slancio creativo e fertile confronto tra diverse tendenze. La trasformazione che il territorio ha subito dal secondo dopoguerra a oggi, in una situazione sociale e culturale ben diversa, rende complessa e talvolta problematica la rilettura dei segni lasciati da quel periodo della storia urbana di Grottaferrata; inoltre quello dei villini è nel suo insieme un settore dell’edilizia storica a tutt’oggi “poco conosciuto” e, quindi, ancora aperto ad un’analisi informativa generale e particolare. A una simile indagine è dedicato il volume che approfondisce, in particolare, il caso di alcune costruzioni dovute ad architetti di grande rilevanza quali Angiolo Mazzoni e Achille PetrignaniI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.