Nei mesi tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo, dopo oltre un secolo dalla riforma con cui papa Buoncompagni, il 24 febbraio 1582, aveva riformato l’anno giuliano, si accesero animate discussioni sulla concordanza tra la luna piena astronomica e quella calendariale, sulla correttezza della data del 21 marzo quale giorno fisso dell’equinozio di primavera da cui dipendeva la Pasqua e, più specificatamente, sulla sottrazione dell’anno bisestile già prevista per il 1700: bisestile nel calendario giuliano, quest’ultimo non lo era, infatti, nel gregoriano, per il quale andavano considerati bisestili gli anni divisibili per 4 ma non quelli terminanti per 00, a loro volta frazionabili per 400. Facendo ricorso a una documentazione in gran parte inedita, la relazione intende affrontare l’analisi di una questione a oggi pressoché sconosciuta, quella della riforma del calendario gregoriano tentata agl’inizi del XVIII secolo, esaminandone le ripercussioni tecniche e confessionali, nonché i dibattiti politici e scientifici emerse di fronte all’ipotesi di Clemente XI d’istituire una commissione di astronomi che potesse infondere nuova linfa alle speranze di riconciliazione tra la Chiesa cattolica e le Chiese riformate.
Formica, M. (2017). Dominare il tempo : Clemente 11. e i tentativi di riforma del calendario. In B. Alfonzetti (a cura di), Settecento romano : reti del classicismo arcadico (pp. 110-138). Roma : Viella.
Dominare il tempo : Clemente 11. e i tentativi di riforma del calendario
Formica M
2017-01-01
Abstract
Nei mesi tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo, dopo oltre un secolo dalla riforma con cui papa Buoncompagni, il 24 febbraio 1582, aveva riformato l’anno giuliano, si accesero animate discussioni sulla concordanza tra la luna piena astronomica e quella calendariale, sulla correttezza della data del 21 marzo quale giorno fisso dell’equinozio di primavera da cui dipendeva la Pasqua e, più specificatamente, sulla sottrazione dell’anno bisestile già prevista per il 1700: bisestile nel calendario giuliano, quest’ultimo non lo era, infatti, nel gregoriano, per il quale andavano considerati bisestili gli anni divisibili per 4 ma non quelli terminanti per 00, a loro volta frazionabili per 400. Facendo ricorso a una documentazione in gran parte inedita, la relazione intende affrontare l’analisi di una questione a oggi pressoché sconosciuta, quella della riforma del calendario gregoriano tentata agl’inizi del XVIII secolo, esaminandone le ripercussioni tecniche e confessionali, nonché i dibattiti politici e scientifici emerse di fronte all’ipotesi di Clemente XI d’istituire una commissione di astronomi che potesse infondere nuova linfa alle speranze di riconciliazione tra la Chiesa cattolica e le Chiese riformate.File | Dimensione | Formato | |
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