Negli anni seguenti la firma dei Patti Lateranensi (11 febbraio 1929) la Biblioteca Vaticana fu oggetto di improrogabili interventi di adeguamento funzionale, ma anche di una decisa opera di consolidamento e restauro. Quest’ultima si rese necessaria in seguito al crollo di parte della copertura del Salone Sistino, situato nella mezzeria del cosiddetto Braccio Vecchio, fatto costruire da papa Sisto V Peretti (1585-1590) su progetto di Domenico Fontana (1543-1607), in corrispondenza del dislivello già occupato dalla scalinata bramantesca tra gli attuali cortili del Belvedere e della Pigna [1]. Il corpo di fabbrica della Biblioteca imposta su due poderosi setti murari, con piano fondale a quote differenti di 11 metri, sui quali si innestano i piloni d’imposta delle volte. Il 22 dicembre 1931, un improvviso cedimento dei due piloni centrali e di tre archi causò la rovina della porzione centrale della volta del Salone Sistino, affrescata tra il 1588 e il 1590 da Giovanni Guerra (1544-1618) e Cesare Nebbia (1536-1614ca). Cinque furono i morti ed enorme il danno, sia per la perdita di 15.000 volumi e alcune opere in mostra permanente, sia per l’autorità e il prestigio della Santa Sede. L’Osservatore Romano del 23 dicembre 1931 riferì che «la Biblioteca ebbe distrutti soltanto una parte della volta su cui le pitture erano di puro motivo ornamentale» e che per esplicita volontà papale si sarebbe proceduto ad un restauro in pristino. Una commissione d’inchiesta nominata da Pio XI Ratti (1922-1939) fu incaricata di appurare le cause del crollo; i lavori di ricostruzione furono diretti dall’ing. Leone Castelli per il Governatorato Vaticano e dall’accademico Biagio Biagetti, direttore della Pinacoteca Vaticana e dello Studio del Mosaico vaticano. La fulminea esecuzione dei lavori, di cui questo contributo intende dare notizia, incluse, oltre alla scontata risarcitura delle porzioni murarie della volta interessate dal crollo, anche il rinforzo con travature d’acciaio delle volte cinquecentesche. Il salone “risorto come d’incanto” fu riaperto al pubblico il 3 aprile 1933. In quegli stessi anni furono eseguite opere di consolidamento anche nella Sala Leonina e in diversi altri edifici del complesso vaticano, a riprova dell’ormai avvenuta adesione alle nuove istanze del restauro architettonico e alle nuove tecnologie, pur nella permanenza di una consolidata inclinazione al ripristino.

Marconi, N. (2017). Il crollo e il restauro del Salone Sistino nella Biblioteca Apostolica Vaticana (1931-1933). In V.G. C. Conforti (a cura di), AID Monuments. Materials, Techniques, Restoration for Architectural Heritage Reusing (pp. 437-457). Roma : Aracne.

Il crollo e il restauro del Salone Sistino nella Biblioteca Apostolica Vaticana (1931-1933)

Marconi N.
2017-01-01

Abstract

Negli anni seguenti la firma dei Patti Lateranensi (11 febbraio 1929) la Biblioteca Vaticana fu oggetto di improrogabili interventi di adeguamento funzionale, ma anche di una decisa opera di consolidamento e restauro. Quest’ultima si rese necessaria in seguito al crollo di parte della copertura del Salone Sistino, situato nella mezzeria del cosiddetto Braccio Vecchio, fatto costruire da papa Sisto V Peretti (1585-1590) su progetto di Domenico Fontana (1543-1607), in corrispondenza del dislivello già occupato dalla scalinata bramantesca tra gli attuali cortili del Belvedere e della Pigna [1]. Il corpo di fabbrica della Biblioteca imposta su due poderosi setti murari, con piano fondale a quote differenti di 11 metri, sui quali si innestano i piloni d’imposta delle volte. Il 22 dicembre 1931, un improvviso cedimento dei due piloni centrali e di tre archi causò la rovina della porzione centrale della volta del Salone Sistino, affrescata tra il 1588 e il 1590 da Giovanni Guerra (1544-1618) e Cesare Nebbia (1536-1614ca). Cinque furono i morti ed enorme il danno, sia per la perdita di 15.000 volumi e alcune opere in mostra permanente, sia per l’autorità e il prestigio della Santa Sede. L’Osservatore Romano del 23 dicembre 1931 riferì che «la Biblioteca ebbe distrutti soltanto una parte della volta su cui le pitture erano di puro motivo ornamentale» e che per esplicita volontà papale si sarebbe proceduto ad un restauro in pristino. Una commissione d’inchiesta nominata da Pio XI Ratti (1922-1939) fu incaricata di appurare le cause del crollo; i lavori di ricostruzione furono diretti dall’ing. Leone Castelli per il Governatorato Vaticano e dall’accademico Biagio Biagetti, direttore della Pinacoteca Vaticana e dello Studio del Mosaico vaticano. La fulminea esecuzione dei lavori, di cui questo contributo intende dare notizia, incluse, oltre alla scontata risarcitura delle porzioni murarie della volta interessate dal crollo, anche il rinforzo con travature d’acciaio delle volte cinquecentesche. Il salone “risorto come d’incanto” fu riaperto al pubblico il 3 aprile 1933. In quegli stessi anni furono eseguite opere di consolidamento anche nella Sala Leonina e in diversi altri edifici del complesso vaticano, a riprova dell’ormai avvenuta adesione alle nuove istanze del restauro architettonico e alle nuove tecnologie, pur nella permanenza di una consolidata inclinazione al ripristino.
2017
Settore ICAR/18 - STORIA DELL'ARCHITETTURA
Italian
Rilevanza internazionale
Articolo scientifico in atti di convegno
Biblioteca Apostolica Vaticana, crollo, restauro, ricostruzione
Marconi, N. (2017). Il crollo e il restauro del Salone Sistino nella Biblioteca Apostolica Vaticana (1931-1933). In V.G. C. Conforti (a cura di), AID Monuments. Materials, Techniques, Restoration for Architectural Heritage Reusing (pp. 437-457). Roma : Aracne.
Marconi, N
Contributo in libro
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
AID Monuments_Marconi.pdf

solo utenti autorizzati

Descrizione: AID Monuments 2015_Crollo Salone Sistino BAV_Marconi
Tipologia: Versione Editoriale (PDF)
Licenza: Copyright dell'editore
Dimensione 9.33 MB
Formato Adobe PDF
9.33 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2108/207367
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact