Il 2000-2001 è il periodo in cui spinte sostanziali al cambiamento politico-istituzionale si concentrano per delineare un nuovo approccio allo sviluppo dell’economia territoriale. Alle ipotesi dell’intervento strategico europeo scaturite dalle «Dichiarazioni» di Lisbona 2000 (rivisitate nel 2003 e 2005, 2007, 2009) e Gothenburg 2001, si sommano in Italia i mutamenti della struttura amministrativa voluti dalle riforme degli anni ’90, confluiti nel «Testo Unico» delle Autonomie Locali 267/2000. Orientamenti, approcci, proposte e iniziative diversi, a volte contrastanti, individuano la provincia come livello sussidiario della sempre più stretta relazione tra dimensione territoriale e competenze di programmazione per dare soluzione ai problemi di organizzazione e governo del territorio, dell'economia, della società, dell’ambiente. In questa prima fase, dinamica e di transizione, non sempre i soggetti deputati hanno avuto la capacità e la forza di affrontare il tema degli strumenti disponibili, di prevedere e di adeguarsi ai veloci cambiamenti prodotti dal recepimento delle Strategie di Lisbona e Gothenburg, adeguando l’offerta di soluzioni competitive e sostenibili alla domanda reale, in linea con i mutamenti culturali e con i nuovi principi della pianificazione che negli stessi anni si andavano affermando. Ciò ha finito per escludere di fatto, nel nostro Paese, le scelte di organizzazione e pianificazione provinciale dal compito e dal ruolo che l’Unione Europea chiede di assolvere, soprattutto in materia di regolamentazione dello sviluppo economico-territoriale competitivo, incidendo negativamente sui cambiamenti introdotti dalle «Riforme» del Titolo V della Costituzione 1/1999 e 3/2001, 131/2003. I risultati dei progetti di ricerca transnazionale promossi tra il 2000 e il 2006 dall’European Spatial Program Observatory Network (ESPON) , ed in particolare quello dal titolo La dimensione territoriale della strategia Lisbona/Gothenburg , hanno dato corpo a questa tesi ed individuato politiche e criteri comuni secondo cui sviluppare simultaneamente, entro il 2010 (ora entro il 2020), in tutti i paesi, le regioni, le province dell’Unione Europea un’economia basata su una conoscenza competitiva (Lisbona) e allo stesso tempo sostenibile (Gothenburg), elaborando una nuova metodologia ed applicando nuovi indicatori di misura. Le molte discussioni internazionali e nazionali scaturite da questa esperienza hanno indotto ad applicare i nuovi criteri all’analisi delle province italiane, per misurarsi, secondo un impianto scientifico internazionale ed innovativo dal punto di vista della " pratica" geografica, con un tema, come quello Competitività in sostenibilità: la dimensione territoriale nell'attuazione dei processi di Lisbona/Gothenburg nelle regioni e nelle province italiane, trovando accoglienza tra i Gruppi di Lavoro promossi dall’Associazione dei Geografi Italiani (A.Ge.I.). GEOTEMA accoglie una sintesi del più ampio contributo scaturito in due anni di lavoro (2007-2008), con la partecipazione fattiva ed entusiasta di colleghi, per lo più giovani, di molte sedi universitarie e di discipline non solo geografiche come la statistica e la politica economica . Gli incontri di lavoro e di studio comuni hanno consentito di misurare le molte capacità, i molti temi, le molte suggestioni che la ricerca geografico-economica è in grado di catalizzare. Tra questi, il portato di un federalismo in via di consolidamento, che non può omettere di considerare il territorio provinciale come luogo centrale della sussidiarietà europea. L'argomento, affrontato in modo diretto, nella sua complessità, consente di formulare una proposta progettuale chiara, di cui si può ravvisare la forte componente innovativa anche attraverso la metodologia (STeMA per la TIA) e lo strumento che accompagnano la gestione dei risultati (GIS TIA). Con questa iniziativa, i coordinatori della ricerca, attraverso l’A.Ge.I, si sono fatti anche promotori di un modello possibile di formazione dei giovani che, nel nostro Paese, vogliano avviarsi all’arte del geografo con spirito critico e propositivo, chiedendo a tutti di discutere un tema sulla base di principi e strumenti condivisi della cultura unificata europea. Entrando brevemente nel merito dei diversi contributi che compongono questa pubblicazione, una certezza, a volte una preoccupazione, è sembrata emergere: che il modello organizzativo regionale e provinciale, prima ancora che una soluzione alla competizione economica globale, offra risposte non sempre positive alla domanda di integrazione e di cooperazione tra territori, identità e cittadinanze. I molti regionalismi del nostro Paese non sono tuttavia diversi da quelli di un'Europa da sempre sintesi di diversità, e proprio per questo concentrazione positiva di diverse potenzialità di sviluppo sostenibile e competitivo. La ricerca A.Ge.I. ha fatto propria la diversità territoriale come bene relazionale, incentrando su questo convincimento non solo un'ipotesi portatrice di valori che va oltre la semplice organizzazione istituzionale con cui gestire lo sviluppo dell'economia e del territorio, ma anche tutte le azioni ordinarie e straordinarie necessarie alla sua pratica applicazione. Un esempio per tutti è la scelta, da più parti dichiarata e sostenuta con importanti documenti pubblici ma non sempre praticata, di fare della sostenibilità un principio condiviso per uno sviluppo competitivo di lunga durata. Con questa ricerca riteniamo di aver contribuito ad andare oltre gli ormai riconosciuti principi di sussidiarietà e di perequazione, cardini della discussione federalista in Italia. Ad essi, infatti, l’analisi delle province ha aggiunto i valori che muovono oggi la nostra generazione nelle scelte che ci accingiamo a cogliere per il bene del Paese, perché sia chiaro cosa e con quali mezzi potremo trasferirli alle generazioni future, perché non perdano il filo che li unisce al momento storico della trasformazione e della transizione che, non senza difficoltà, stiamo affrontando. Il Gruppo di Lavoro ha voluto riflettere e decidere su questo argomento in modo molto più complesso, articolato ed interdisciplinare rispetto alle tante ipotesi compartimentali, freddamente pensate a tavolino nel passato; per rispondere ad una sfida politica intergenerazionale dall'indiscutibile valore etico e sociale. Una sfida che, interpretando positivamente e in modo del tutto originale i contributi dell'Unione Europea e dell'esperienza degli anni 2000-2006, perviene non solo ad un'offerta di modello politico-istituzionale che coglie la reale domanda dei cittadini, primi attori di questo cambiamento; ma coglie il bisogno di tutti, forze economiche e politiche comprese, di ristabilire un dialogo, dettando regole appropriate alle esigenze ed ai bisogni dello sviluppo, richiamandone nuove determinanti. In questa visione, la provincia si fa portatrice di un nuovo ruolo rispetto alla regione: la programmazione territoriale; e di una nuova governance, da trattare più in chiave di coesione sociale che di regolazione, come testimoniano i risultati ottenuti.
Prezioso, M. (a cura di). (2007). Comeptitività e sostenibilità: la dimensione territoriale nell’attuazione dei processi di Lisbona/Gothenburg nelle regioni e nelle province italiane. Bologna : Pàtron Editore.
Comeptitività e sostenibilità: la dimensione territoriale nell’attuazione dei processi di Lisbona/Gothenburg nelle regioni e nelle province italiane
PREZIOSO, MARIA
2007-01-01
Abstract
Il 2000-2001 è il periodo in cui spinte sostanziali al cambiamento politico-istituzionale si concentrano per delineare un nuovo approccio allo sviluppo dell’economia territoriale. Alle ipotesi dell’intervento strategico europeo scaturite dalle «Dichiarazioni» di Lisbona 2000 (rivisitate nel 2003 e 2005, 2007, 2009) e Gothenburg 2001, si sommano in Italia i mutamenti della struttura amministrativa voluti dalle riforme degli anni ’90, confluiti nel «Testo Unico» delle Autonomie Locali 267/2000. Orientamenti, approcci, proposte e iniziative diversi, a volte contrastanti, individuano la provincia come livello sussidiario della sempre più stretta relazione tra dimensione territoriale e competenze di programmazione per dare soluzione ai problemi di organizzazione e governo del territorio, dell'economia, della società, dell’ambiente. In questa prima fase, dinamica e di transizione, non sempre i soggetti deputati hanno avuto la capacità e la forza di affrontare il tema degli strumenti disponibili, di prevedere e di adeguarsi ai veloci cambiamenti prodotti dal recepimento delle Strategie di Lisbona e Gothenburg, adeguando l’offerta di soluzioni competitive e sostenibili alla domanda reale, in linea con i mutamenti culturali e con i nuovi principi della pianificazione che negli stessi anni si andavano affermando. Ciò ha finito per escludere di fatto, nel nostro Paese, le scelte di organizzazione e pianificazione provinciale dal compito e dal ruolo che l’Unione Europea chiede di assolvere, soprattutto in materia di regolamentazione dello sviluppo economico-territoriale competitivo, incidendo negativamente sui cambiamenti introdotti dalle «Riforme» del Titolo V della Costituzione 1/1999 e 3/2001, 131/2003. I risultati dei progetti di ricerca transnazionale promossi tra il 2000 e il 2006 dall’European Spatial Program Observatory Network (ESPON) , ed in particolare quello dal titolo La dimensione territoriale della strategia Lisbona/Gothenburg , hanno dato corpo a questa tesi ed individuato politiche e criteri comuni secondo cui sviluppare simultaneamente, entro il 2010 (ora entro il 2020), in tutti i paesi, le regioni, le province dell’Unione Europea un’economia basata su una conoscenza competitiva (Lisbona) e allo stesso tempo sostenibile (Gothenburg), elaborando una nuova metodologia ed applicando nuovi indicatori di misura. Le molte discussioni internazionali e nazionali scaturite da questa esperienza hanno indotto ad applicare i nuovi criteri all’analisi delle province italiane, per misurarsi, secondo un impianto scientifico internazionale ed innovativo dal punto di vista della " pratica" geografica, con un tema, come quello Competitività in sostenibilità: la dimensione territoriale nell'attuazione dei processi di Lisbona/Gothenburg nelle regioni e nelle province italiane, trovando accoglienza tra i Gruppi di Lavoro promossi dall’Associazione dei Geografi Italiani (A.Ge.I.). GEOTEMA accoglie una sintesi del più ampio contributo scaturito in due anni di lavoro (2007-2008), con la partecipazione fattiva ed entusiasta di colleghi, per lo più giovani, di molte sedi universitarie e di discipline non solo geografiche come la statistica e la politica economica . Gli incontri di lavoro e di studio comuni hanno consentito di misurare le molte capacità, i molti temi, le molte suggestioni che la ricerca geografico-economica è in grado di catalizzare. Tra questi, il portato di un federalismo in via di consolidamento, che non può omettere di considerare il territorio provinciale come luogo centrale della sussidiarietà europea. L'argomento, affrontato in modo diretto, nella sua complessità, consente di formulare una proposta progettuale chiara, di cui si può ravvisare la forte componente innovativa anche attraverso la metodologia (STeMA per la TIA) e lo strumento che accompagnano la gestione dei risultati (GIS TIA). Con questa iniziativa, i coordinatori della ricerca, attraverso l’A.Ge.I, si sono fatti anche promotori di un modello possibile di formazione dei giovani che, nel nostro Paese, vogliano avviarsi all’arte del geografo con spirito critico e propositivo, chiedendo a tutti di discutere un tema sulla base di principi e strumenti condivisi della cultura unificata europea. Entrando brevemente nel merito dei diversi contributi che compongono questa pubblicazione, una certezza, a volte una preoccupazione, è sembrata emergere: che il modello organizzativo regionale e provinciale, prima ancora che una soluzione alla competizione economica globale, offra risposte non sempre positive alla domanda di integrazione e di cooperazione tra territori, identità e cittadinanze. I molti regionalismi del nostro Paese non sono tuttavia diversi da quelli di un'Europa da sempre sintesi di diversità, e proprio per questo concentrazione positiva di diverse potenzialità di sviluppo sostenibile e competitivo. La ricerca A.Ge.I. ha fatto propria la diversità territoriale come bene relazionale, incentrando su questo convincimento non solo un'ipotesi portatrice di valori che va oltre la semplice organizzazione istituzionale con cui gestire lo sviluppo dell'economia e del territorio, ma anche tutte le azioni ordinarie e straordinarie necessarie alla sua pratica applicazione. Un esempio per tutti è la scelta, da più parti dichiarata e sostenuta con importanti documenti pubblici ma non sempre praticata, di fare della sostenibilità un principio condiviso per uno sviluppo competitivo di lunga durata. Con questa ricerca riteniamo di aver contribuito ad andare oltre gli ormai riconosciuti principi di sussidiarietà e di perequazione, cardini della discussione federalista in Italia. Ad essi, infatti, l’analisi delle province ha aggiunto i valori che muovono oggi la nostra generazione nelle scelte che ci accingiamo a cogliere per il bene del Paese, perché sia chiaro cosa e con quali mezzi potremo trasferirli alle generazioni future, perché non perdano il filo che li unisce al momento storico della trasformazione e della transizione che, non senza difficoltà, stiamo affrontando. Il Gruppo di Lavoro ha voluto riflettere e decidere su questo argomento in modo molto più complesso, articolato ed interdisciplinare rispetto alle tante ipotesi compartimentali, freddamente pensate a tavolino nel passato; per rispondere ad una sfida politica intergenerazionale dall'indiscutibile valore etico e sociale. Una sfida che, interpretando positivamente e in modo del tutto originale i contributi dell'Unione Europea e dell'esperienza degli anni 2000-2006, perviene non solo ad un'offerta di modello politico-istituzionale che coglie la reale domanda dei cittadini, primi attori di questo cambiamento; ma coglie il bisogno di tutti, forze economiche e politiche comprese, di ristabilire un dialogo, dettando regole appropriate alle esigenze ed ai bisogni dello sviluppo, richiamandone nuove determinanti. In questa visione, la provincia si fa portatrice di un nuovo ruolo rispetto alla regione: la programmazione territoriale; e di una nuova governance, da trattare più in chiave di coesione sociale che di regolazione, come testimoniano i risultati ottenuti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.