Questo lavoro pone l’obiettivo di studiare i diversi profili della responsabilità penale del datore di lavoro con particolare riferimento al diritto penale della sicurezza sul lavoro. Si procede, quindi, all’analisi degli obblighi di prevenzione e di protezione che gravano sul datore di lavoro il quale, insieme agli altri protagonisti del sistema sicurezza di ogni azienda (dirigenti, preposti ), assume su di se una posizione di garanzia nei confronti dei lavoratori. Una posizione, quest’ultima, per cui i soggetti responsabili della sicurezza divengono destinatari di specifici obblighi di valutazione, intervento, vigilanza e controllo. Ai fini della corretta identificazione della misura della responsabilità penale datoriale, si è quindi esaminato anche il ruolo svolto dalla disciplina del concorso di persone nel reato, anche alla luce del sistema delle deleghe previsto dal D. Lgs. n. 81 del 2008 (testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro – TUSL) che implica un fenomeno di ”scalettamento” delle responsabilità posto che, mediante la delega di funzioni, si assiste ad un parziale trasferimento della posizione di garanzia in capo a soggetti diversi dal datore di lavoro Questo lavoro si è soffermato, in particolar modo, sui reati imputabili al datore di lavoro così come previsti dal codice penale, analizzando l’impegno della responsabilità penale datoriale, in caso di rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro (art. 437 c.p.), di omissione colposa di cautele o difese contro disastri o infortuni sul lavoro (art. 451 c.p.), di omicidio colposo (art. 589 c.p.), di lesioni colpose aggravate dalla violazione di norme antinfortunistiche e di disastro colposo (art. 590 c.p.). Ci si è soffermato sull’aspetto determinante della causalità dell’evento e, quindi, della effettiva riferibilità dell’evento dannoso alla condotta inadempiente del datore di lavoro e dei suoi delegati rispetto non solo alle prescrizioni legali in materia di sicurezza sul lavoro ma anche rispetto ai principi della “massima sicurezza tecnologicamente possibile” e della “massima sicurezza tecnologicamente praticabile”. L’occasione per approfondire quest’indagine è stata proprio la celebrazione di uno dei più importanti processi italiani in tema di sicurezza sul lavoro quale quello seguito al rogo dello stabilimento Thyssenkrupp Acciai Speciali Terni di Torino, in cui la notte tra il 6 e 7 dicembre 2007 morirono 7 operai. L’importanza di tale vicenda processuale risiede nella ricostruzione della Procura della Repubblica di Torino che – per la prima volta nella storia del diritto penale della sicurezza sul lavoro – contesta all’amministratore delegato della società Thyssenkrupp il rato di omicidio volontario (art. 575 c.p.) seppure con dolo eventuale. L’esperienza processuale e lo studio di questo processo hanno consentito un’analisi approfondita della prospettazione accusatoria e della posizione della difesa della Società che ha premesso di studiare da vicino l’innovazione e l’audacia della ricostruzione del Pubblico Ministero che ha sostenuto il proprio ragionamento con un imponente excursus di tutta la giurisprudenza intervenuta sui singoli argomenti contestati. La Corte di Assise di Torino, dinanzi alla quale il processo si è svolto, pare aver aderito integralmente alla ricostruzione della procura della Repubblica da ciò che si evince dal solo dispositivo (al momento non sono ancora state depositate le motivazioni). Una decisione destinata a far scuola poiché per la prima volta si è ritenuto che il datore di lavoro sia "rappresentato", e "abbia accettato" il rischio che si potesse verificare un infortunio mortale ma, ciò nonostante, abbia preferito la "logica del risparmio economico" rispetto alla tutela della sicurezza in uno stabilimento in fase di dismissione e abbandonato a se stesso. Il presente lavoro, quindi, illustra tale avveniristica ipotesi accusatoria alla luce della rigorosa e attenta tesi difensiva che, con sforzo certosino, ha descritto ogni dettaglio del tragico fatto per di confutare punto per punto la tesi della Procura.

(2009). Nuovi scenari della responsabilita’ penale del datore di lavoro: il “caso thyssenkrupp”.

Nuovi scenari della responsabilita’ penale del datore di lavoro: il “caso thyssenkrupp”

SCALABRINO, MONICA
2009-01-01

Abstract

Questo lavoro pone l’obiettivo di studiare i diversi profili della responsabilità penale del datore di lavoro con particolare riferimento al diritto penale della sicurezza sul lavoro. Si procede, quindi, all’analisi degli obblighi di prevenzione e di protezione che gravano sul datore di lavoro il quale, insieme agli altri protagonisti del sistema sicurezza di ogni azienda (dirigenti, preposti ), assume su di se una posizione di garanzia nei confronti dei lavoratori. Una posizione, quest’ultima, per cui i soggetti responsabili della sicurezza divengono destinatari di specifici obblighi di valutazione, intervento, vigilanza e controllo. Ai fini della corretta identificazione della misura della responsabilità penale datoriale, si è quindi esaminato anche il ruolo svolto dalla disciplina del concorso di persone nel reato, anche alla luce del sistema delle deleghe previsto dal D. Lgs. n. 81 del 2008 (testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro – TUSL) che implica un fenomeno di ”scalettamento” delle responsabilità posto che, mediante la delega di funzioni, si assiste ad un parziale trasferimento della posizione di garanzia in capo a soggetti diversi dal datore di lavoro Questo lavoro si è soffermato, in particolar modo, sui reati imputabili al datore di lavoro così come previsti dal codice penale, analizzando l’impegno della responsabilità penale datoriale, in caso di rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro (art. 437 c.p.), di omissione colposa di cautele o difese contro disastri o infortuni sul lavoro (art. 451 c.p.), di omicidio colposo (art. 589 c.p.), di lesioni colpose aggravate dalla violazione di norme antinfortunistiche e di disastro colposo (art. 590 c.p.). Ci si è soffermato sull’aspetto determinante della causalità dell’evento e, quindi, della effettiva riferibilità dell’evento dannoso alla condotta inadempiente del datore di lavoro e dei suoi delegati rispetto non solo alle prescrizioni legali in materia di sicurezza sul lavoro ma anche rispetto ai principi della “massima sicurezza tecnologicamente possibile” e della “massima sicurezza tecnologicamente praticabile”. L’occasione per approfondire quest’indagine è stata proprio la celebrazione di uno dei più importanti processi italiani in tema di sicurezza sul lavoro quale quello seguito al rogo dello stabilimento Thyssenkrupp Acciai Speciali Terni di Torino, in cui la notte tra il 6 e 7 dicembre 2007 morirono 7 operai. L’importanza di tale vicenda processuale risiede nella ricostruzione della Procura della Repubblica di Torino che – per la prima volta nella storia del diritto penale della sicurezza sul lavoro – contesta all’amministratore delegato della società Thyssenkrupp il rato di omicidio volontario (art. 575 c.p.) seppure con dolo eventuale. L’esperienza processuale e lo studio di questo processo hanno consentito un’analisi approfondita della prospettazione accusatoria e della posizione della difesa della Società che ha premesso di studiare da vicino l’innovazione e l’audacia della ricostruzione del Pubblico Ministero che ha sostenuto il proprio ragionamento con un imponente excursus di tutta la giurisprudenza intervenuta sui singoli argomenti contestati. La Corte di Assise di Torino, dinanzi alla quale il processo si è svolto, pare aver aderito integralmente alla ricostruzione della procura della Repubblica da ciò che si evince dal solo dispositivo (al momento non sono ancora state depositate le motivazioni). Una decisione destinata a far scuola poiché per la prima volta si è ritenuto che il datore di lavoro sia "rappresentato", e "abbia accettato" il rischio che si potesse verificare un infortunio mortale ma, ciò nonostante, abbia preferito la "logica del risparmio economico" rispetto alla tutela della sicurezza in uno stabilimento in fase di dismissione e abbandonato a se stesso. Il presente lavoro, quindi, illustra tale avveniristica ipotesi accusatoria alla luce della rigorosa e attenta tesi difensiva che, con sforzo certosino, ha descritto ogni dettaglio del tragico fatto per di confutare punto per punto la tesi della Procura.
2009
2009/2010
Diritto del lavoro sindacale e della previdenza sociale
23.
responsabilità; omicidio; datore; dolo; omissione; prevenzione; sicurezza; delega
Settore IUS/16 - DIRITTO PROCESSUALE PENALE
Italian
Tesi di dottorato
(2009). Nuovi scenari della responsabilita’ penale del datore di lavoro: il “caso thyssenkrupp”.
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