La valutazione dei saperi è sempre dipesa da reputazione esterna e cooptazione interna, il cui peso è aumentato, soprattutto col rafforzamento delle scienze fisiche. La crescente importanza dell’autovalutazione crea rischi di autoreferenzialità, di asimmetrie informative, di inefficienze nel finanziamento e nella legittimazione pubblica della ricerca. Riflettere su come contrastare questi inconvenienti è compito del diritto come studio della funzione pubblica di didattica-ricerca; per farlo, il sapere giuridico deve anche rivalutare sé stesso, e la sua secolare tradizione tecnico-professionale, diretta in prevalenza alla funzione giurisdizionale. Quest’ultima ha portato a sopravvalutare “le regole” rispetto alle varie funzioni pubbliche. Il diritto è stato così culturalmente subordinato al potere politico, com’è avvenuto anche per la “valutazione della ricerca”. Senza un supporto del diritto come scienza sociale è stato così proposto un modello rigido di valutazione della ricerca, che trascura affinità e differenze dei saperi, al di là delle sfumature tra discipline bibliometriche o meno. Vi si coglie un tormentato rapporto tra sapere umanistico-sociale e scienze fisiche, ed il rischio di perpetuare, formalizzandole, le degenerazioni che si intendevano contrastare
Lupi, R. (2017). Valutazione dei saperi e diritto, tra tecnica e scienza sociale delle pubbliche funzioni. INNOVAZIONE E DIRITTO, 4.
Valutazione dei saperi e diritto, tra tecnica e scienza sociale delle pubbliche funzioni
Raffaello Lupi
2017-10-01
Abstract
La valutazione dei saperi è sempre dipesa da reputazione esterna e cooptazione interna, il cui peso è aumentato, soprattutto col rafforzamento delle scienze fisiche. La crescente importanza dell’autovalutazione crea rischi di autoreferenzialità, di asimmetrie informative, di inefficienze nel finanziamento e nella legittimazione pubblica della ricerca. Riflettere su come contrastare questi inconvenienti è compito del diritto come studio della funzione pubblica di didattica-ricerca; per farlo, il sapere giuridico deve anche rivalutare sé stesso, e la sua secolare tradizione tecnico-professionale, diretta in prevalenza alla funzione giurisdizionale. Quest’ultima ha portato a sopravvalutare “le regole” rispetto alle varie funzioni pubbliche. Il diritto è stato così culturalmente subordinato al potere politico, com’è avvenuto anche per la “valutazione della ricerca”. Senza un supporto del diritto come scienza sociale è stato così proposto un modello rigido di valutazione della ricerca, che trascura affinità e differenze dei saperi, al di là delle sfumature tra discipline bibliometriche o meno. Vi si coglie un tormentato rapporto tra sapere umanistico-sociale e scienze fisiche, ed il rischio di perpetuare, formalizzandole, le degenerazioni che si intendevano contrastareFile | Dimensione | Formato | |
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