Alla luce delle sollecitazioni scientifiche, sociali e politiche, consolidate e in divenire, i contributi al volume esprimono e sintetizzano l’ampia visione che accompagna il concetto di Sviluppo Sostenibile e Responsabile. Gli argomenti - che spaziano dalla concettualizzazione alle prospettive di una crescita sostenibile, anche attraverso la sua rappresentazione, dalla sicurezza e dalla produzione alimentare alla tutela della biodiversità in aree ‘tipo’, dalla pianificazione alle nuove e concrete opportunità offerte dalla Green Economy -, attraversano e superano la cultura del determinismo ambientale per sottolineare l’innovazione che lo sviluppo di processi e produzioni sostenibili, bastate sulla creazione di nuove competenze e capacità lavorative, offrono alle società locali e globale. La raccolta si inquadra nella odierna prospettiva che vede il Capitale, antropico e naturale, non più come una mera componente endogena o esogena dell’economia, ma come una realtà influenzata dalle diversità geografiche (biologica, culturale, dalla qualità dell’ambiente e del territorio) e dalle nuove condizioni che caratterizzano la transizione post-industriale e post-neo-keynesiana, alla ricerca di nuovi paradigmi comportamentali per accompagnare la politica dello sviluppo oltre che della crescita, anche alla luce della rinnovata centralità del capitale umano. Dopo trent’anni, lo sviluppo sostenibile è ormai considerato un principio etico, un concetto e un obiettivo; la cui pratica necessita di un orizzonte temporale di lungo termine affinché se ne possano apprezzare i risultati. I suoi valori di riferimento si sono radicati in profondità ed oggi è evidente l’importanza di declinarli partendo dalla responsabilità individuale. Le ripercussioni sulle dottrine dominanti l’economia, la produzione, l’occupazione, la società sono immediatamente visibili, poiché ne modificano radicalmente l’impianto speculativo privandole delle tradizionali forme di ragionamento. Questa consapevolezza è una delle principali motivazioni per cui i governi non hanno mai accettato di garantire, da soli, la sfida che lo sviluppo sostenibile impone; i cui costi, di adeguamento e di trasformazione, hanno rappresentato per l’Europa la più grande sfida e il maggiore limite all’attuazione del Rapporto Bruntdland (1987) prima, e della Strategia di Göteborg (2001) poi; decidendo, infine, di riportare l’argomento sul piano dell’efficienza e della tecnologia nella più recente Strategia Europe 2020. Per oltre un secolo, gli aspetti produttivi e l'efficienza sono stati gli unici parametri motivazionali per scelte e investimenti, di fronte a cui i vincoli principali erano rappresentati esclusivamente dai limiti dettati da un bilancio economico: confrontando indici di derivazione finanziaria nella scelta di progetti alternativi o tra alternative di progetto, si creavano liste di priorità, che permettevano di scegliere soluzioni economicamente più efficienti a quel fine. L’accrescimento della ricchezza materiale, testimoniato in Europa da un reddito medio più che quintuplicato dal secolo scorso e fino alla crisi, aveva generato l’ottimistica visione di una riduzione delle disuguaglianze grazie ad un più vasto accesso all'istruzione, all’assistenza sanitaria, alla previdenza sociale, al cibo; considerando l’aumento dell'aspettativa e della qualità della vita e il PIL indicatori di misura più che soddisfacenti a giustificare scelte socioeconomiche efficienti basate sull’interdipendenza e sulla globalizzazione dei mercati, sulla società dell’informazione e della conoscenza, sullo sviluppo tecnologico, sulla stagnazione demografica. Di fronte alla crisi è aumenta la consapevolezza della capacità di carico prodotta dalle interdipendenze socioeconomiche globali, da cui emergono effetti preoccupanti sul lungo termine. Questi si sostanziano in una progressiva riduzione di risorse, a fronte di una popolazione che raggiungerà i 9 miliardi entro il 2050 concentrandosi prevalentemente nelle aree urbane. L'importanza consapevole dei concetti di soglia limite di rigenerazione delle risorse e capacità di carico è alla base delle tante conseguenze che spingono di fatto, in Europa come in US, Cina, America latina ad accelerare i meccanismi di governo del territorio e di tutela dell'ambiente da usi impropri, ricercando interventi che sappiano rispondere anche ad una logica di rispetto degli interessi settoriali e corporativi espressi dalle parti sociali. Una vera e propria mediazione tra mezzi ed obiettivi che affida alla conoscenza le soluzioni da offrire allo sviluppo. Di fronte alla interpretazione del luogo e ai limiti imposti dai suoi capitali potenziali territoriali, tutto questo è venuto meno. La lunga fase di transizione che ne è conseguita, ancora in corso e profondamente segnata dalla crisi e dall’affermazione della società dell’informazione e dalla globalizzazione dei mercati, vede emergere nuove forme di società, in alcuni casi ancora agli albori alla ricerca di una chiave interpretativa del proprio futuro, ponendo tuttavia oggi le basi per un nuovo modello di sviluppo. La società che va prendendo forma in questo primo scorcio di secolo, risente della profonda trasformazione indotta dalla ‘digital transition’ e dalla ‘biotech’, rendendo città e territori più consapevoli delle risorse disponibili rispetto al passato. In questa situazione, non ha più senso che le azioni antropiche guardino più al processo tecnologico in sé che alla reale condizione dell’uomo. Il progresso tecnologico, diceva Heidgger, “non pensa”, e non pensando non è possibile che si incida sulla natura e la si modifichi in termini di equilibrio parziale e generale, nella convinzione che “il buon senso”, “la responsabilità” e “l'esperienza” dello scienziato e del politico, chiamati a decidere in rappresentanza della collettività, siano sufficienti a prevedere e prevenire gli effetti ed i danni sul territorio. Quindi a salvaguardarlo. La Strategia Europea 2020 e la Politica di Coesione riconoscono il valore intrinseco della diversità umana e biologica e il loro ruolo essenziale di input per la produzione di beni e servizi che generano reddito e benessere, valutandone l’impiego in un’ottica intergenerazionale (Bruntland Report, 1987). Misurare e contabilizzare il Capitale antropico e naturale (indicatori di benessere, indici sintetici di sviluppo, place evidence) è dunque il primo passo per valutarne la consistenza e la qualità, i flussi ed i relativi cambiamenti in direzione di scelte sostenibili e responsabili. Le attuali strategie europee di gestione e di utilizzo del territorio, finalizzate ai benefici economici da un lato e alla conservazione attiva degli habitat e delle specie dall’altro, richiedo approcci integrati con le differenti caratteristiche socio-culturali. Ne sono testimonianza i molti scambi cooperativi nel Mediterraneo che attengono a molti settori, includendo culture e società. Pilastri di questo modello di sviluppo sono l’innovazione tecnologica, la tradizione delle culture locali, la forza della partecipazione responsabile e dell’inclusione, la stretta relazione intersettoriale, ad esempio con la Politica Agricola Comune (PAC), al fine di prevenire i rischi. Ne consegue, come suggeriscono gli Autori, la necessità di porre in atto politiche che pongano in primo piano il mantenimento e la valorizzazione e che favoriscano appropriati usi del territorio, incoraggiando una gestione sostenibile dell’organizzazione insediativa naturale e umana. Lo Sviluppo Sostenibile e Responsabile è anche al centro del profondo cambiamento e della sfida che l’Europa in generale e l’Italia in particolare, hanno lanciato nella prospettiva 2020: includere nello sviluppo territoriale capitale umano e tecnologie smart agendo attraverso una formazione rispettosa delle diverse capability e, allo stesso tempo, capace di trasformarle in occasioni di crescita. Il territorio e le sue diverse combinazioni geografiche politiche, economiche, sociali, culturali è dunque il luogo che rende evidente questa sfida, di cui lo Sviluppo Sostenibile e Responsabile è lo strumento inclusivo e strategico affinché capitale umano, risorse, aspettative realizzino condizioni armoniche e rinnovati/rinnovabili equilibri di crescita duratura, in una prospettiva di coesione intergenerazionale. Coniugare coesione sociale e sostenibilità insieme è dunque la vera sfida per raggiungere quel “sentire comune” auspicato a tutti i livelli della responsabilità politica, sociale e culturale. Inserirne il portato nelle riforme che accompagnano l’agire degli stati richiede che le Scienze Umane e le Scienze ‘dure’ avviino insieme processi di collaborazione, dialogo interdisciplinare, sperimentazione in materia di R&S; consapevoli che, solo se coniugate insieme attraverso la ricerca, coesione e sostenibilità hanno il potere di ridurre gli impatti negativi delle scelte politiche ed economiche errate su welfare, qualità della vita, attitudine all’esclusione (disoccupazione, mancanza di servizi, disparità culturale, discriminazione di ogni genere e tipo) e, al contempo, incidere sui grandi temi di interesse comune come salute e politiche sanitarie, cambiamenti climatici, migrazioni, sviluppo umano. “The power of numbers is ending as well as the GDP guide!” (Fitoussi, Stiglitz, Sen and Nussbaum in 2012 and 2013) “and nevertheless we are experiencing the time of territorial cohesion and sustainability but we do not know how to really practice these issues!” (Prezioso, 2015). Abbiamo bisogno di un “discorso” armonico e allo stesso tempo sostenibile e responsabile (“Sustainable and Responsible Development occurs when in presence of a personal felt and coherently practiced, daily basis human activity inspired by the values of Sustainability”, Leto 2009), che derivi dall’analisi della situazione, e che si faccia carico di influenzare in modo sostenibile la realtà Dühr, Colomb and Nadin, 2010; Elissalde, Santamaria, 2013).

Prezioso, M. (2018). Presentazione del Volume. In M. PREZIOSO (a cura di), CAPITALE UMANO E VALORE AGGIUNTO TERRITORIALE - PROSPETTIVE GEOGRAFICHE AL CONFRONTO (pp. 11-18). Roma : Aracne.

Presentazione del Volume

PREZIOSO, M
Conceptualization
2018-03-01

Abstract

Alla luce delle sollecitazioni scientifiche, sociali e politiche, consolidate e in divenire, i contributi al volume esprimono e sintetizzano l’ampia visione che accompagna il concetto di Sviluppo Sostenibile e Responsabile. Gli argomenti - che spaziano dalla concettualizzazione alle prospettive di una crescita sostenibile, anche attraverso la sua rappresentazione, dalla sicurezza e dalla produzione alimentare alla tutela della biodiversità in aree ‘tipo’, dalla pianificazione alle nuove e concrete opportunità offerte dalla Green Economy -, attraversano e superano la cultura del determinismo ambientale per sottolineare l’innovazione che lo sviluppo di processi e produzioni sostenibili, bastate sulla creazione di nuove competenze e capacità lavorative, offrono alle società locali e globale. La raccolta si inquadra nella odierna prospettiva che vede il Capitale, antropico e naturale, non più come una mera componente endogena o esogena dell’economia, ma come una realtà influenzata dalle diversità geografiche (biologica, culturale, dalla qualità dell’ambiente e del territorio) e dalle nuove condizioni che caratterizzano la transizione post-industriale e post-neo-keynesiana, alla ricerca di nuovi paradigmi comportamentali per accompagnare la politica dello sviluppo oltre che della crescita, anche alla luce della rinnovata centralità del capitale umano. Dopo trent’anni, lo sviluppo sostenibile è ormai considerato un principio etico, un concetto e un obiettivo; la cui pratica necessita di un orizzonte temporale di lungo termine affinché se ne possano apprezzare i risultati. I suoi valori di riferimento si sono radicati in profondità ed oggi è evidente l’importanza di declinarli partendo dalla responsabilità individuale. Le ripercussioni sulle dottrine dominanti l’economia, la produzione, l’occupazione, la società sono immediatamente visibili, poiché ne modificano radicalmente l’impianto speculativo privandole delle tradizionali forme di ragionamento. Questa consapevolezza è una delle principali motivazioni per cui i governi non hanno mai accettato di garantire, da soli, la sfida che lo sviluppo sostenibile impone; i cui costi, di adeguamento e di trasformazione, hanno rappresentato per l’Europa la più grande sfida e il maggiore limite all’attuazione del Rapporto Bruntdland (1987) prima, e della Strategia di Göteborg (2001) poi; decidendo, infine, di riportare l’argomento sul piano dell’efficienza e della tecnologia nella più recente Strategia Europe 2020. Per oltre un secolo, gli aspetti produttivi e l'efficienza sono stati gli unici parametri motivazionali per scelte e investimenti, di fronte a cui i vincoli principali erano rappresentati esclusivamente dai limiti dettati da un bilancio economico: confrontando indici di derivazione finanziaria nella scelta di progetti alternativi o tra alternative di progetto, si creavano liste di priorità, che permettevano di scegliere soluzioni economicamente più efficienti a quel fine. L’accrescimento della ricchezza materiale, testimoniato in Europa da un reddito medio più che quintuplicato dal secolo scorso e fino alla crisi, aveva generato l’ottimistica visione di una riduzione delle disuguaglianze grazie ad un più vasto accesso all'istruzione, all’assistenza sanitaria, alla previdenza sociale, al cibo; considerando l’aumento dell'aspettativa e della qualità della vita e il PIL indicatori di misura più che soddisfacenti a giustificare scelte socioeconomiche efficienti basate sull’interdipendenza e sulla globalizzazione dei mercati, sulla società dell’informazione e della conoscenza, sullo sviluppo tecnologico, sulla stagnazione demografica. Di fronte alla crisi è aumenta la consapevolezza della capacità di carico prodotta dalle interdipendenze socioeconomiche globali, da cui emergono effetti preoccupanti sul lungo termine. Questi si sostanziano in una progressiva riduzione di risorse, a fronte di una popolazione che raggiungerà i 9 miliardi entro il 2050 concentrandosi prevalentemente nelle aree urbane. L'importanza consapevole dei concetti di soglia limite di rigenerazione delle risorse e capacità di carico è alla base delle tante conseguenze che spingono di fatto, in Europa come in US, Cina, America latina ad accelerare i meccanismi di governo del territorio e di tutela dell'ambiente da usi impropri, ricercando interventi che sappiano rispondere anche ad una logica di rispetto degli interessi settoriali e corporativi espressi dalle parti sociali. Una vera e propria mediazione tra mezzi ed obiettivi che affida alla conoscenza le soluzioni da offrire allo sviluppo. Di fronte alla interpretazione del luogo e ai limiti imposti dai suoi capitali potenziali territoriali, tutto questo è venuto meno. La lunga fase di transizione che ne è conseguita, ancora in corso e profondamente segnata dalla crisi e dall’affermazione della società dell’informazione e dalla globalizzazione dei mercati, vede emergere nuove forme di società, in alcuni casi ancora agli albori alla ricerca di una chiave interpretativa del proprio futuro, ponendo tuttavia oggi le basi per un nuovo modello di sviluppo. La società che va prendendo forma in questo primo scorcio di secolo, risente della profonda trasformazione indotta dalla ‘digital transition’ e dalla ‘biotech’, rendendo città e territori più consapevoli delle risorse disponibili rispetto al passato. In questa situazione, non ha più senso che le azioni antropiche guardino più al processo tecnologico in sé che alla reale condizione dell’uomo. Il progresso tecnologico, diceva Heidgger, “non pensa”, e non pensando non è possibile che si incida sulla natura e la si modifichi in termini di equilibrio parziale e generale, nella convinzione che “il buon senso”, “la responsabilità” e “l'esperienza” dello scienziato e del politico, chiamati a decidere in rappresentanza della collettività, siano sufficienti a prevedere e prevenire gli effetti ed i danni sul territorio. Quindi a salvaguardarlo. La Strategia Europea 2020 e la Politica di Coesione riconoscono il valore intrinseco della diversità umana e biologica e il loro ruolo essenziale di input per la produzione di beni e servizi che generano reddito e benessere, valutandone l’impiego in un’ottica intergenerazionale (Bruntland Report, 1987). Misurare e contabilizzare il Capitale antropico e naturale (indicatori di benessere, indici sintetici di sviluppo, place evidence) è dunque il primo passo per valutarne la consistenza e la qualità, i flussi ed i relativi cambiamenti in direzione di scelte sostenibili e responsabili. Le attuali strategie europee di gestione e di utilizzo del territorio, finalizzate ai benefici economici da un lato e alla conservazione attiva degli habitat e delle specie dall’altro, richiedo approcci integrati con le differenti caratteristiche socio-culturali. Ne sono testimonianza i molti scambi cooperativi nel Mediterraneo che attengono a molti settori, includendo culture e società. Pilastri di questo modello di sviluppo sono l’innovazione tecnologica, la tradizione delle culture locali, la forza della partecipazione responsabile e dell’inclusione, la stretta relazione intersettoriale, ad esempio con la Politica Agricola Comune (PAC), al fine di prevenire i rischi. Ne consegue, come suggeriscono gli Autori, la necessità di porre in atto politiche che pongano in primo piano il mantenimento e la valorizzazione e che favoriscano appropriati usi del territorio, incoraggiando una gestione sostenibile dell’organizzazione insediativa naturale e umana. Lo Sviluppo Sostenibile e Responsabile è anche al centro del profondo cambiamento e della sfida che l’Europa in generale e l’Italia in particolare, hanno lanciato nella prospettiva 2020: includere nello sviluppo territoriale capitale umano e tecnologie smart agendo attraverso una formazione rispettosa delle diverse capability e, allo stesso tempo, capace di trasformarle in occasioni di crescita. Il territorio e le sue diverse combinazioni geografiche politiche, economiche, sociali, culturali è dunque il luogo che rende evidente questa sfida, di cui lo Sviluppo Sostenibile e Responsabile è lo strumento inclusivo e strategico affinché capitale umano, risorse, aspettative realizzino condizioni armoniche e rinnovati/rinnovabili equilibri di crescita duratura, in una prospettiva di coesione intergenerazionale. Coniugare coesione sociale e sostenibilità insieme è dunque la vera sfida per raggiungere quel “sentire comune” auspicato a tutti i livelli della responsabilità politica, sociale e culturale. Inserirne il portato nelle riforme che accompagnano l’agire degli stati richiede che le Scienze Umane e le Scienze ‘dure’ avviino insieme processi di collaborazione, dialogo interdisciplinare, sperimentazione in materia di R&S; consapevoli che, solo se coniugate insieme attraverso la ricerca, coesione e sostenibilità hanno il potere di ridurre gli impatti negativi delle scelte politiche ed economiche errate su welfare, qualità della vita, attitudine all’esclusione (disoccupazione, mancanza di servizi, disparità culturale, discriminazione di ogni genere e tipo) e, al contempo, incidere sui grandi temi di interesse comune come salute e politiche sanitarie, cambiamenti climatici, migrazioni, sviluppo umano. “The power of numbers is ending as well as the GDP guide!” (Fitoussi, Stiglitz, Sen and Nussbaum in 2012 and 2013) “and nevertheless we are experiencing the time of territorial cohesion and sustainability but we do not know how to really practice these issues!” (Prezioso, 2015). Abbiamo bisogno di un “discorso” armonico e allo stesso tempo sostenibile e responsabile (“Sustainable and Responsible Development occurs when in presence of a personal felt and coherently practiced, daily basis human activity inspired by the values of Sustainability”, Leto 2009), che derivi dall’analisi della situazione, e che si faccia carico di influenzare in modo sostenibile la realtà Dühr, Colomb and Nadin, 2010; Elissalde, Santamaria, 2013).
mar-2018
Settore M-GGR/02 - GEOGRAFIA ECONOMICO-POLITICA
Italian
Rilevanza nazionale
Introduzione
Capitale umano, valore aggiunto territoriale, geografica economica
Prezioso, M. (2018). Presentazione del Volume. In M. PREZIOSO (a cura di), CAPITALE UMANO E VALORE AGGIUNTO TERRITORIALE - PROSPETTIVE GEOGRAFICHE AL CONFRONTO (pp. 11-18). Roma : Aracne.
Prezioso, M
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