Negli anni, la ricerca geografica, soprattutto europea, ha sviluppato teorie e modelli che hanno mutato il lessico e i principi che ispirano lo sviluppo umano, offrendo una nuova posizione e nuovi contenuti all’insieme delle componenti che confluiscono nel concetto di territorio: ambiente, economia, società, cultura.Si è scelto per questo di articolare il volume in sessioni tematiche che definiscono altrettante macro-dimensioni dello sviluppo sostenibile e responsabile. Inclusione, Patrimoni culturali, Valore aggiunto territoriale, Strumenti e linguaggio geografici rappresentano, a nostro avviso, la base per la costituzione di una “contro-teoria” necessaria, come direbbe la Nasbaunn , anche attraverso la geografia, per elaborare le risposte che la sostenibilità può effettivamente offrire alla crescita del benessere; allo scopo di innescare un ciclo di sviluppo che incroci la “capability” dell’individuo territorializzato con quelle dell’home place e delle scelte di sviluppo dell’insieme: i cosiddetti capitali potenziali territoriali. L’apporto interdisciplinare che gli Autori hanno voluto offrire, anche di tipo economico, storico, progettuale, modellistico arricchisce questo ragionamento, soprattutto quella parte volta a formulare ed a proporre criteri di analisi e valutazione in termini di redditività economica e di beneficio sociale; come pure quella che orienta i processi di crescita in direzione inclusiva e sostenibile, affidandoli alla green economy, intesa, al momento, come visione e non come reale alternativa, almeno in questa fase storica di transizione epocale. Tuttavia è la correlazione con le conoscenze territoriali raggiunte che, nel volume, dà evidenza alla forza con cui la sostenibilità ha sostituito i tradizionali canoni dell’economia e dell’etica nella filosofia, compresa quella della storia, entrando nella dinamica e nel divenire della pianificazione e inducendo ad una graduale evoluzione anche in direzione di una forte interdisciplinarietà nel campo della selezione di metri di misurazione. Ciò che ha spinto a ricercare indicatori e dimensioni specifiche di valutazione di fenomeni diversi atti a stimare la sostenibilità tra i beni di mercato. Nell’ultimo decennio, la sensibilità della collettività nei confronti della salvaguardia del territorio e non solo dell’ambiente, della sua limitatezza e della sua scarsa rinnovabilità aumenta, nel convincimento che, crescendo gli interessi economici, non sia più sufficiente ricorrere al buon senso e all'esperienza tecnica per decidere l'utilizzazione del territorio e “sfruttare” l'ambiente in modo razionale senza intaccarne le capacità rigenerative. E’, dunque, necessario creare novi meccanismi di controllo che permettano di supportare materialmente le decisioni in tema, ad esempio, di beni culturali e turismo e di sottomettere l'approvazione di determinate scelte al rispetto di parametri e standard generali di riferimento, in linea con l’evoluzione della ricerca. La “storia” della responsabilità territoriale comincia a questo punto, e con essa la ricerca di una metrologia cognitiva che coinvolga sul piano politico ed istituzionale paesi e regioni più diversi. Il campo di studio dell'azione antropica, comunemente definito socioeconomia, e più correttamente esaurito nell'ambito della speculazione geografico economica e non della storia, viene chiamato a partecipare direttamente all'impostazione del nuovo modello culturale e tecnico che si va prospettando per il territorio. In questo campo permangono, ancora, due diversi atteggiamenti, che preludono ad altrettante scelte di metodo in campo geografico: - adattare i modelli tradizionali agli obiettivi della sostenibilità; - pensare e formulare nuovi criteri per svincolare i parametri disciplinari e decisionali da schemi tradizionali. La geografia, almeno quella europea, privilegia il secondo, quello cioè che indirizza alla green economy passando per l’esperienza dell’economia circolare; nella convinzione che il quadro di riferimento in cui si muove oggi lo sviluppo sostenibile e responsabile sia ben più complesso rispetto ad una visione tendenziale che riconduce il contributo cognitivo ai soli aspetti culturali, fisici ed economici. Superata la concettualizzazione del problema, la scala cui la sostenibilità deve operare è globale come locale. Fissati alcuni punti fermi come quello sulla presenza degli indicatori territoriali in ogni contesto di analisi o progetto, è ora necessario tornare ad una visione di sintesi sull’agire in sostenibilità partendo dai più recenti risultati ottenuti facendo interagire modelli, indicatori e scopi che puntano a costruire una metrologia della sostenibilità, diversa per luogo e grado di approfondimento, ma accomunata dalla costante ricerca di congruenza geografica con le fasi dello sviluppo. Poiché, ove fosse necessario ricordarlo (e forse lo è!), gli studi socio e geografico economici hanno ormai la funzione di sostenere concretamente non solo politiche e programmi di sviluppo, ma scelte di piano. Per realizzare le quali non basta riferirsi ai soli indicatori o ai soli modelli, ma logicamente motivare in una visione meta progettuale integrata le capacità di accogliere la crescita naturale ed umana. Coesione ed equità sociale sono dunque parametri che non potevano mancare in questo volume per informare il discorso sulla sostenibilità, che, oggi, come insegna l’esercizio politico, non può che essere sistemico ed integrato, superando visioni solo economiciste o del materialismo storico. La sostenibilità non è neppure una nuova metafisica, come alcuni vorrebbero, o solo ontologia, pur prendendo le mosse da una realtà, descritta dai capitali territoriali (lo spazio) e misurata a partire da un tempo fissato come “iniziale”. E’ piuttosto una prassi dialettica (c’è molto di Hume, di Leibnitz, di Hegel escludendone gli aspetti trascendenti ed ideali), che fonde e sintetizza l’antropico con il naturale in una prospettiva non fine a se stessa ma di progetto (entwurf l’avrebbe chiamato Heidgger). Il riferimento del volume – o meglio il suo tratto distintivo - è ad un progetto ‘geografico’ di human development, nei cui confronti la capacità della sostenibilità è quella di produrre valore aggiunto; il quale, a sua volta, dipende, come insegna l’evoluzione della pratica geografico economica, dal potere che i capitali territoriali hanno, nel loro insieme, di costruire, anche solo idealmente, processi che rendano i luoghi resilienti agli impatti e ai rischi dei cambiamenti non voluti – da quello climatico a quelli crescenti di esclusione e povertà -, al punto da rendere necessario introdurli nel portato delle riforme istituzionali e della istitutional capability. Perché se è vero che proprio in questo momento stiamo sperimentando, di fronte alla crisi, il tempo della coesione territoriale e dell’inclusione per attuare, responsabilmente, la sostenibilità, è necessario trasformare la sperimentazione in pratiche e principi di etica laica guardando alla qualità e alla ricchezza culturale.

Prezioso, M. (2018). Presentazione del Volume. In M. PREZIOSO (a cura di), SOSTENIBILITÀ E RESPONSABILITÀ DELLO SVILUPPO - APPROFONDIMENTI GEOGRAFICI (pp. 9-16). Roma : Aracne.

Presentazione del Volume

PREZIOSO, M
Conceptualization
2018-03-01

Abstract

Negli anni, la ricerca geografica, soprattutto europea, ha sviluppato teorie e modelli che hanno mutato il lessico e i principi che ispirano lo sviluppo umano, offrendo una nuova posizione e nuovi contenuti all’insieme delle componenti che confluiscono nel concetto di territorio: ambiente, economia, società, cultura.Si è scelto per questo di articolare il volume in sessioni tematiche che definiscono altrettante macro-dimensioni dello sviluppo sostenibile e responsabile. Inclusione, Patrimoni culturali, Valore aggiunto territoriale, Strumenti e linguaggio geografici rappresentano, a nostro avviso, la base per la costituzione di una “contro-teoria” necessaria, come direbbe la Nasbaunn , anche attraverso la geografia, per elaborare le risposte che la sostenibilità può effettivamente offrire alla crescita del benessere; allo scopo di innescare un ciclo di sviluppo che incroci la “capability” dell’individuo territorializzato con quelle dell’home place e delle scelte di sviluppo dell’insieme: i cosiddetti capitali potenziali territoriali. L’apporto interdisciplinare che gli Autori hanno voluto offrire, anche di tipo economico, storico, progettuale, modellistico arricchisce questo ragionamento, soprattutto quella parte volta a formulare ed a proporre criteri di analisi e valutazione in termini di redditività economica e di beneficio sociale; come pure quella che orienta i processi di crescita in direzione inclusiva e sostenibile, affidandoli alla green economy, intesa, al momento, come visione e non come reale alternativa, almeno in questa fase storica di transizione epocale. Tuttavia è la correlazione con le conoscenze territoriali raggiunte che, nel volume, dà evidenza alla forza con cui la sostenibilità ha sostituito i tradizionali canoni dell’economia e dell’etica nella filosofia, compresa quella della storia, entrando nella dinamica e nel divenire della pianificazione e inducendo ad una graduale evoluzione anche in direzione di una forte interdisciplinarietà nel campo della selezione di metri di misurazione. Ciò che ha spinto a ricercare indicatori e dimensioni specifiche di valutazione di fenomeni diversi atti a stimare la sostenibilità tra i beni di mercato. Nell’ultimo decennio, la sensibilità della collettività nei confronti della salvaguardia del territorio e non solo dell’ambiente, della sua limitatezza e della sua scarsa rinnovabilità aumenta, nel convincimento che, crescendo gli interessi economici, non sia più sufficiente ricorrere al buon senso e all'esperienza tecnica per decidere l'utilizzazione del territorio e “sfruttare” l'ambiente in modo razionale senza intaccarne le capacità rigenerative. E’, dunque, necessario creare novi meccanismi di controllo che permettano di supportare materialmente le decisioni in tema, ad esempio, di beni culturali e turismo e di sottomettere l'approvazione di determinate scelte al rispetto di parametri e standard generali di riferimento, in linea con l’evoluzione della ricerca. La “storia” della responsabilità territoriale comincia a questo punto, e con essa la ricerca di una metrologia cognitiva che coinvolga sul piano politico ed istituzionale paesi e regioni più diversi. Il campo di studio dell'azione antropica, comunemente definito socioeconomia, e più correttamente esaurito nell'ambito della speculazione geografico economica e non della storia, viene chiamato a partecipare direttamente all'impostazione del nuovo modello culturale e tecnico che si va prospettando per il territorio. In questo campo permangono, ancora, due diversi atteggiamenti, che preludono ad altrettante scelte di metodo in campo geografico: - adattare i modelli tradizionali agli obiettivi della sostenibilità; - pensare e formulare nuovi criteri per svincolare i parametri disciplinari e decisionali da schemi tradizionali. La geografia, almeno quella europea, privilegia il secondo, quello cioè che indirizza alla green economy passando per l’esperienza dell’economia circolare; nella convinzione che il quadro di riferimento in cui si muove oggi lo sviluppo sostenibile e responsabile sia ben più complesso rispetto ad una visione tendenziale che riconduce il contributo cognitivo ai soli aspetti culturali, fisici ed economici. Superata la concettualizzazione del problema, la scala cui la sostenibilità deve operare è globale come locale. Fissati alcuni punti fermi come quello sulla presenza degli indicatori territoriali in ogni contesto di analisi o progetto, è ora necessario tornare ad una visione di sintesi sull’agire in sostenibilità partendo dai più recenti risultati ottenuti facendo interagire modelli, indicatori e scopi che puntano a costruire una metrologia della sostenibilità, diversa per luogo e grado di approfondimento, ma accomunata dalla costante ricerca di congruenza geografica con le fasi dello sviluppo. Poiché, ove fosse necessario ricordarlo (e forse lo è!), gli studi socio e geografico economici hanno ormai la funzione di sostenere concretamente non solo politiche e programmi di sviluppo, ma scelte di piano. Per realizzare le quali non basta riferirsi ai soli indicatori o ai soli modelli, ma logicamente motivare in una visione meta progettuale integrata le capacità di accogliere la crescita naturale ed umana. Coesione ed equità sociale sono dunque parametri che non potevano mancare in questo volume per informare il discorso sulla sostenibilità, che, oggi, come insegna l’esercizio politico, non può che essere sistemico ed integrato, superando visioni solo economiciste o del materialismo storico. La sostenibilità non è neppure una nuova metafisica, come alcuni vorrebbero, o solo ontologia, pur prendendo le mosse da una realtà, descritta dai capitali territoriali (lo spazio) e misurata a partire da un tempo fissato come “iniziale”. E’ piuttosto una prassi dialettica (c’è molto di Hume, di Leibnitz, di Hegel escludendone gli aspetti trascendenti ed ideali), che fonde e sintetizza l’antropico con il naturale in una prospettiva non fine a se stessa ma di progetto (entwurf l’avrebbe chiamato Heidgger). Il riferimento del volume – o meglio il suo tratto distintivo - è ad un progetto ‘geografico’ di human development, nei cui confronti la capacità della sostenibilità è quella di produrre valore aggiunto; il quale, a sua volta, dipende, come insegna l’evoluzione della pratica geografico economica, dal potere che i capitali territoriali hanno, nel loro insieme, di costruire, anche solo idealmente, processi che rendano i luoghi resilienti agli impatti e ai rischi dei cambiamenti non voluti – da quello climatico a quelli crescenti di esclusione e povertà -, al punto da rendere necessario introdurli nel portato delle riforme istituzionali e della istitutional capability. Perché se è vero che proprio in questo momento stiamo sperimentando, di fronte alla crisi, il tempo della coesione territoriale e dell’inclusione per attuare, responsabilmente, la sostenibilità, è necessario trasformare la sperimentazione in pratiche e principi di etica laica guardando alla qualità e alla ricchezza culturale.
mar-2018
Settore M-GGR/02 - GEOGRAFIA ECONOMICO-POLITICA
Italian
Rilevanza nazionale
Introduzione
sviluppo sostenibile, responsabilità scoiale, geografia economica
Prezioso, M. (2018). Presentazione del Volume. In M. PREZIOSO (a cura di), SOSTENIBILITÀ E RESPONSABILITÀ DELLO SVILUPPO - APPROFONDIMENTI GEOGRAFICI (pp. 9-16). Roma : Aracne.
Prezioso, M
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