La disciplina antitrust in Europa si trova all’interno del sistema di valori costituzionalmente garantiti e trova una sua spiegazione anche nel concetto di “utilità sociale” ovvero nella regolazione degli interessi (patrimoniali) individuali e di quelli collettivi (tra cui il consumer welfare) per il corretto funzionamento del mercato. La protezione del mercato e dunque anche la tutela degli interessi di chi vi agisce, costituisce una delle principali linee guida dell’orientamento del legislatore europeo nella produzione della normativa in tema di tutela dei soggetti, tra cui anche i consumatori, che possono essere lesi dal comportamento anticompetitivo delle imprese. Infatti, è ormai pacifico che il diritto antitrust non tuteli solo l’ interesse dell’imprenditore, ma anche quello di tutti gli altri soggetti del mercato, e tra questi i consumatori, che, ad esempio nel caso di intese, vengono privati del “diritto di scelta effettiva tra prodotti in concorrenza”. Questo orientamento ha trovato più volte conferma nelle sentenze della Corte di Giustizia europea che hanno spesso anticipato le prescrizioni del legislatore europeo. La disciplina è il risultato di una lenta riflessione, in cui, dunque, si intrecciano le indicazioni della giurisprudenza con le scelte anche politiche ed economiche del legislatore europeo. Le indicazioni di quest’ultimo sono inizialmente rinvenibili nel Libro Bianco del 2008 in materia di azioni di risarcimento del danno per violazione delle norme antitrust comunitarie, nel Libro Verde del 2005 sulle azioni di risarcimento del danno per violazione delle norme antitrust comunitarie e nel Regolamento 1/2003.. Questa produzione normativa e di indirizzo, mostra il tentativo del legislatore europeo di “modernizzare” le politiche concorrenziali e di armonizzare la disciplina relativa all’applicazione di norme antitrust all’interno di controversie civili promosse da privati al fine di rendere maggiormente effettiva la tutela giurisdizionale dei soggetti lesi. Tuttavia l’armonizzazione della materia ha incontrato (e incontra) numerosi ostacoli poichè all’interno dei singoli Stati membri vi è disomogeneità delle regole sostanziali e di quelle procedurali in tema di responsabilità civile. Queste constatazioni hanno indotto la Commissione europea a proporre nel dicembre 2013 l’adozione di una direttiva sulle azioni per il risarcimento del danno antitrust. La direttiva n. 104/2014, approvata ad aprile ed entrata in vigore il 26 novembre 2014, ha lo specifico obiettivo di eliminare quegli ostacoli che hanno reso difficile (in alcuni Stati membri in misura maggiore degli altri) l’utilizzo delle azioni per il risarcimento del danno antitrust. L’ obiettivo della direttiva 104/2014, nella pratica però risulta essere molto difficile a causa del suo contenuto “minimo” su regole prevalentemente procedurali e di rinvio invece alle singole discipline nazionali delle regole più sostanziali quali ad esempio l’indentificazione degli interessi lesi, del nesso di causalità, nonché della quantificazione del danno. In questo modo assumono rilevanza le differenti tradizioni giuridiche, le regole procedurali/sostanziali di paesi più o meno claimants friendly e molto spesso il diverso “indirizzo” politico ed economico.Come è noto, intatti, lo “stile” giuridico nella creazione e applicazione delle leggi sulla concorrenza (sul danno antitrust) è il risultato di molteplici fattori. Innanzitutto è impossibile non considerare che tale creazione e applicazione è il frutto di dialogo costante tra giuristi ed economisti diversi tra di loro per impostazione di pensiero. Tali impostazioni sono poi strettamente correlate alla politica, alle strutture sociali ed economiche ed alle differenti modalità di esercizio del potere nei singoli Stati. Lo sviluppo delle regole della concorrenza va inoltre collegato alla regolamentazione del mercato in cui queste debbono essere applicate.
Corapi, E. (2017). Il risarcimento del danno antitrust. La direttiva n. 104/2014 UE e la sua attuazione.Modelli a confronto. Jovene Editore Napoli.
Il risarcimento del danno antitrust. La direttiva n. 104/2014 UE e la sua attuazione.Modelli a confronto
ELISABETTA CORAPI
2017-11-01
Abstract
La disciplina antitrust in Europa si trova all’interno del sistema di valori costituzionalmente garantiti e trova una sua spiegazione anche nel concetto di “utilità sociale” ovvero nella regolazione degli interessi (patrimoniali) individuali e di quelli collettivi (tra cui il consumer welfare) per il corretto funzionamento del mercato. La protezione del mercato e dunque anche la tutela degli interessi di chi vi agisce, costituisce una delle principali linee guida dell’orientamento del legislatore europeo nella produzione della normativa in tema di tutela dei soggetti, tra cui anche i consumatori, che possono essere lesi dal comportamento anticompetitivo delle imprese. Infatti, è ormai pacifico che il diritto antitrust non tuteli solo l’ interesse dell’imprenditore, ma anche quello di tutti gli altri soggetti del mercato, e tra questi i consumatori, che, ad esempio nel caso di intese, vengono privati del “diritto di scelta effettiva tra prodotti in concorrenza”. Questo orientamento ha trovato più volte conferma nelle sentenze della Corte di Giustizia europea che hanno spesso anticipato le prescrizioni del legislatore europeo. La disciplina è il risultato di una lenta riflessione, in cui, dunque, si intrecciano le indicazioni della giurisprudenza con le scelte anche politiche ed economiche del legislatore europeo. Le indicazioni di quest’ultimo sono inizialmente rinvenibili nel Libro Bianco del 2008 in materia di azioni di risarcimento del danno per violazione delle norme antitrust comunitarie, nel Libro Verde del 2005 sulle azioni di risarcimento del danno per violazione delle norme antitrust comunitarie e nel Regolamento 1/2003.. Questa produzione normativa e di indirizzo, mostra il tentativo del legislatore europeo di “modernizzare” le politiche concorrenziali e di armonizzare la disciplina relativa all’applicazione di norme antitrust all’interno di controversie civili promosse da privati al fine di rendere maggiormente effettiva la tutela giurisdizionale dei soggetti lesi. Tuttavia l’armonizzazione della materia ha incontrato (e incontra) numerosi ostacoli poichè all’interno dei singoli Stati membri vi è disomogeneità delle regole sostanziali e di quelle procedurali in tema di responsabilità civile. Queste constatazioni hanno indotto la Commissione europea a proporre nel dicembre 2013 l’adozione di una direttiva sulle azioni per il risarcimento del danno antitrust. La direttiva n. 104/2014, approvata ad aprile ed entrata in vigore il 26 novembre 2014, ha lo specifico obiettivo di eliminare quegli ostacoli che hanno reso difficile (in alcuni Stati membri in misura maggiore degli altri) l’utilizzo delle azioni per il risarcimento del danno antitrust. L’ obiettivo della direttiva 104/2014, nella pratica però risulta essere molto difficile a causa del suo contenuto “minimo” su regole prevalentemente procedurali e di rinvio invece alle singole discipline nazionali delle regole più sostanziali quali ad esempio l’indentificazione degli interessi lesi, del nesso di causalità, nonché della quantificazione del danno. In questo modo assumono rilevanza le differenti tradizioni giuridiche, le regole procedurali/sostanziali di paesi più o meno claimants friendly e molto spesso il diverso “indirizzo” politico ed economico.Come è noto, intatti, lo “stile” giuridico nella creazione e applicazione delle leggi sulla concorrenza (sul danno antitrust) è il risultato di molteplici fattori. Innanzitutto è impossibile non considerare che tale creazione e applicazione è il frutto di dialogo costante tra giuristi ed economisti diversi tra di loro per impostazione di pensiero. Tali impostazioni sono poi strettamente correlate alla politica, alle strutture sociali ed economiche ed alle differenti modalità di esercizio del potere nei singoli Stati. Lo sviluppo delle regole della concorrenza va inoltre collegato alla regolamentazione del mercato in cui queste debbono essere applicate.File | Dimensione | Formato | |
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