I Giganti del 1966, regia di Giorgio Strehler, intesi sia come proposta registica, sia come dibattito critico intorno ad essa, sono lì a dimostrare ancora oggi che, nel periodo di magmatico e fertile ripensamento della scena che precede il 1967/68, alcuni nodi cruciali del teatro che Pirandello aveva individuato sono terreno di dibattito e di sperimentazione da parte dei principali protagonisti della scena di allora, pur animati da tensioni etiche ed estetiche differenti. D’altra parte, i Giganti pongono alla scena degli anni Sessanta anche un interrogativo supplementare, quello relativo alla problematicità della forma compiuta; un nodo centrale nella riflessione e sperimentazione di buona parte del teatro di ricerca italiano di quegli anni, che tuttavia resta estraneo all’estetica di Strehler.
Orecchia, D. (2013). I Giganti della Montagna. Opera aperta per la scena. In C.O. D. Gavrilovich (a cura di), Miti antichi e moderni. Studi in onore di Edo Bellingeri (pp. 315-327). Roma : Universitalia Editrice S.r.l..
I Giganti della Montagna. Opera aperta per la scena
ORECCHIA, DONATELLA
2013-01-01
Abstract
I Giganti del 1966, regia di Giorgio Strehler, intesi sia come proposta registica, sia come dibattito critico intorno ad essa, sono lì a dimostrare ancora oggi che, nel periodo di magmatico e fertile ripensamento della scena che precede il 1967/68, alcuni nodi cruciali del teatro che Pirandello aveva individuato sono terreno di dibattito e di sperimentazione da parte dei principali protagonisti della scena di allora, pur animati da tensioni etiche ed estetiche differenti. D’altra parte, i Giganti pongono alla scena degli anni Sessanta anche un interrogativo supplementare, quello relativo alla problematicità della forma compiuta; un nodo centrale nella riflessione e sperimentazione di buona parte del teatro di ricerca italiano di quegli anni, che tuttavia resta estraneo all’estetica di Strehler.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.