Il romanzo di Enzo Siciliano viene qui letto nella sua parte non detta: l’orma lasciata dagli snodi cristallini di una trama esatta sulla sabbia della coscienza. Come nel gelido Settecento, ma furtivamente inquieto, la letteratura si incaricava dell'innesto del vaiolo, in questa storia si scrive dell'innesto dell'amore. In modo gelido. Senza anima e molto corpo. E’ l’anima che porta la morte del corpo e lì si rivela. Nulla è come sembrava prima; violata la reticenza dell’autore, riappare la gran macchina degli affetti che sembrava perduta. E appare una crudele filosofia dietro simmetrie presto impossibili, che contrappongono un uomo e una donna, l’amore e l’abbandono. Tutte impossibili tranne l’ultima, quella che curva la storia nella sua ricomposizione geometrica, completamente letteraria. Il nichilismo della storia è trionfato dalla letteratura, la storia di una morte per amore diventa esercizio di un amore per lo stile. Perché lo stile è l’uomo. Il dolore porta una conoscenza inutile alla vita, ma pregiata: perché è una conoscenza che non salva se non dal vuoto dell’essere. Nasce dalla morte nella storia, ma non muore più. Un mondo esatto misura adesso le anime e trova il senso ad un mondo confuso, destinato altrimenti al dilavarsi della memoria. Pensiero e cultura muovono a ritroso verso l’epoca passata, di quando la ragione non si era pervertita in precettistica morale. Il romanzo di Siciliano è un conte philosophique, che tuttavia si arresta all’ultimo passo, dove diventa puro Ottocento, romanticismo senza lieto fine, forse un albore di Naturalismo. L’epopea della sventura privata trova un compenso nella conoscenza. Il saggio ha ricevuto la piena approvazione dell’autore.
Gareffi, A. (2004). Rosa (pazza e disperata). NUOVI ARGOMENTI, 314-327.
Rosa (pazza e disperata)
GAREFFI, ANDREA
2004-01-01
Abstract
Il romanzo di Enzo Siciliano viene qui letto nella sua parte non detta: l’orma lasciata dagli snodi cristallini di una trama esatta sulla sabbia della coscienza. Come nel gelido Settecento, ma furtivamente inquieto, la letteratura si incaricava dell'innesto del vaiolo, in questa storia si scrive dell'innesto dell'amore. In modo gelido. Senza anima e molto corpo. E’ l’anima che porta la morte del corpo e lì si rivela. Nulla è come sembrava prima; violata la reticenza dell’autore, riappare la gran macchina degli affetti che sembrava perduta. E appare una crudele filosofia dietro simmetrie presto impossibili, che contrappongono un uomo e una donna, l’amore e l’abbandono. Tutte impossibili tranne l’ultima, quella che curva la storia nella sua ricomposizione geometrica, completamente letteraria. Il nichilismo della storia è trionfato dalla letteratura, la storia di una morte per amore diventa esercizio di un amore per lo stile. Perché lo stile è l’uomo. Il dolore porta una conoscenza inutile alla vita, ma pregiata: perché è una conoscenza che non salva se non dal vuoto dell’essere. Nasce dalla morte nella storia, ma non muore più. Un mondo esatto misura adesso le anime e trova il senso ad un mondo confuso, destinato altrimenti al dilavarsi della memoria. Pensiero e cultura muovono a ritroso verso l’epoca passata, di quando la ragione non si era pervertita in precettistica morale. Il romanzo di Siciliano è un conte philosophique, che tuttavia si arresta all’ultimo passo, dove diventa puro Ottocento, romanticismo senza lieto fine, forse un albore di Naturalismo. L’epopea della sventura privata trova un compenso nella conoscenza. Il saggio ha ricevuto la piena approvazione dell’autore.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.