Nel sintetizzare i caratteri della mutazione antropologica più volte descritta l’obiettivo di Pasolini è puntato sui giovani: nel ricordare gli incontri significativi con la gente del sottoproletariato di quando «eravamo in un’altra età»:all’interno di una cultura particolaristica. Una vera e propria razza, emarginata, così da non essere nemmeno conosciuta ai borghesi, ma giudicati, comunque, criminali, a priori. Erano, invece, corpi, capaci di comportarsi secondo un proprio codice personale, non asservendosi ad un modello, nella vita come nei film. Le teorie sociologiche rappresentano la conseguenza della fenomenologia di questi incontri che, se implicano il fortissimo desiderio omosessuale di cui parla Marco Belpoliti quale motore pedagogico con due punte, quella erotica e quella dell’agape, oggi possono parlare in modo più ampio, comprendendo quegli aspetti, attraverso i quali Pasolini voleva parlare (e ancora parla) a tutto la società e ai giovani in particolare. Il corsaro-luterano indica nella rigenerazione continua la qualità della vita proletaria : «Non c’era un solo istante della giornata – nella cerchia delle borgate che costituivano una grandiosa metropoli plebea – in cui non risuonasse nelle strade o nei lotti una “invenzione linguistica”». Come prevede la filosofia dei versi iniziale del Pianto della scavatrice, un inno, come nei primi racconti romani raccolti poi in Alì dagli occhi azzurri, alla capacità di vivere l’istante da parte di questa cultura particolare, si può amare e conoscere solo il presente, dà angoscia il vivere di momenti del passato, così la tragedia, innanzitutto personale, consiste nel non trovare più un solo giovane che, nel suo corpo, sia lontanamente simili agli attori di strada di Accattone, nessuno sarebbe più capace di dire quelle battute, con quella voce. Una passione tanto sfrenata, nel poeta dell’eccesso e dello scandalo, a cui corrisponde una rabbiosa desolazione, altrettanto urlata: i giovani, svuotati dai loro modelli e dai loro valori, sono diventati «larvali calchi di un modo di essere e di concepire l’essere: quello piccolo borghese». Il genocidio, parola apocalittica, ha cancellato per sempre dalla faccia della terra questi personaggi enormemente simpatici, sintagma di una semplicità per certi versi sconcertante, per altri unica, realistica, umana. Si confronti, nella ben conosciuta litania del genocidio, la fotografia dilaniante dei giovani, «quasi tutti mostri», il cui pensiero sfugge, perpetuamente altrove, nell’esordio, brusco, come lo svegliarsi improvviso in una nuova epoca, delle Lettere luterane, appunto Giovani infelici : «Essi non hanno nessuna luce negli occhi: i lineamenti sono lineamenti contraffatti di automi, senza che niente di personale li caratterizzi da dentro». Le citazioni, è noto, potrebbero moltiplicarsi, segnalo ancora, in Gennariello, trattatello specificatamente pedagogico, I ragazzi sono conformisti due volte, e nelle Lettere luterane vere e proprie, sulla criminalità Pannella e il dissenso e Fuori dal palazzo e, inoltre, Soggetto per un film su una guardia di PS, per il privilegio dato alla dimensione antropologica e fisiognomica dell’ambiente giovanile. Qui, nel cuore della vicenda pasoliniana, in definitiva «così semplice», si innesta il correlativo oggettivo dell’episodio del massacro del Circeo che occupa buona parte degli ultimi interventi pasoliniani in quell'ottobre del 1975. L'articolo approfondisce tematiche già emerse nella monografia: E' finita l'età della pietà. Calvino, Pasolini, S,Nievo e i mostri del Circeo, Sinestesie, Avellino, 2015

Pierangeli, F. (2015). "DEL PRENDERSELA CON I GIOVANI" SPUNTI DI DIBATTITO DALL'ULTIMO OTTOBRE DI PASOLINI. In ROBERTO CARNERO-ANGELA FELICE (a cura di), PASOLINI E LA PEDAGOGIA (pp. 141-162). VENEZIA : MARSILIO.

"DEL PRENDERSELA CON I GIOVANI" SPUNTI DI DIBATTITO DALL'ULTIMO OTTOBRE DI PASOLINI

PIERANGELI, FABIO
2015-11-01

Abstract

Nel sintetizzare i caratteri della mutazione antropologica più volte descritta l’obiettivo di Pasolini è puntato sui giovani: nel ricordare gli incontri significativi con la gente del sottoproletariato di quando «eravamo in un’altra età»:all’interno di una cultura particolaristica. Una vera e propria razza, emarginata, così da non essere nemmeno conosciuta ai borghesi, ma giudicati, comunque, criminali, a priori. Erano, invece, corpi, capaci di comportarsi secondo un proprio codice personale, non asservendosi ad un modello, nella vita come nei film. Le teorie sociologiche rappresentano la conseguenza della fenomenologia di questi incontri che, se implicano il fortissimo desiderio omosessuale di cui parla Marco Belpoliti quale motore pedagogico con due punte, quella erotica e quella dell’agape, oggi possono parlare in modo più ampio, comprendendo quegli aspetti, attraverso i quali Pasolini voleva parlare (e ancora parla) a tutto la società e ai giovani in particolare. Il corsaro-luterano indica nella rigenerazione continua la qualità della vita proletaria : «Non c’era un solo istante della giornata – nella cerchia delle borgate che costituivano una grandiosa metropoli plebea – in cui non risuonasse nelle strade o nei lotti una “invenzione linguistica”». Come prevede la filosofia dei versi iniziale del Pianto della scavatrice, un inno, come nei primi racconti romani raccolti poi in Alì dagli occhi azzurri, alla capacità di vivere l’istante da parte di questa cultura particolare, si può amare e conoscere solo il presente, dà angoscia il vivere di momenti del passato, così la tragedia, innanzitutto personale, consiste nel non trovare più un solo giovane che, nel suo corpo, sia lontanamente simili agli attori di strada di Accattone, nessuno sarebbe più capace di dire quelle battute, con quella voce. Una passione tanto sfrenata, nel poeta dell’eccesso e dello scandalo, a cui corrisponde una rabbiosa desolazione, altrettanto urlata: i giovani, svuotati dai loro modelli e dai loro valori, sono diventati «larvali calchi di un modo di essere e di concepire l’essere: quello piccolo borghese». Il genocidio, parola apocalittica, ha cancellato per sempre dalla faccia della terra questi personaggi enormemente simpatici, sintagma di una semplicità per certi versi sconcertante, per altri unica, realistica, umana. Si confronti, nella ben conosciuta litania del genocidio, la fotografia dilaniante dei giovani, «quasi tutti mostri», il cui pensiero sfugge, perpetuamente altrove, nell’esordio, brusco, come lo svegliarsi improvviso in una nuova epoca, delle Lettere luterane, appunto Giovani infelici : «Essi non hanno nessuna luce negli occhi: i lineamenti sono lineamenti contraffatti di automi, senza che niente di personale li caratterizzi da dentro». Le citazioni, è noto, potrebbero moltiplicarsi, segnalo ancora, in Gennariello, trattatello specificatamente pedagogico, I ragazzi sono conformisti due volte, e nelle Lettere luterane vere e proprie, sulla criminalità Pannella e il dissenso e Fuori dal palazzo e, inoltre, Soggetto per un film su una guardia di PS, per il privilegio dato alla dimensione antropologica e fisiognomica dell’ambiente giovanile. Qui, nel cuore della vicenda pasoliniana, in definitiva «così semplice», si innesta il correlativo oggettivo dell’episodio del massacro del Circeo che occupa buona parte degli ultimi interventi pasoliniani in quell'ottobre del 1975. L'articolo approfondisce tematiche già emerse nella monografia: E' finita l'età della pietà. Calvino, Pasolini, S,Nievo e i mostri del Circeo, Sinestesie, Avellino, 2015
nov-2015
Settore L-FIL-LET/11 - LETTERATURA ITALIANA CONTEMPORANEA
Italian
Rilevanza internazionale
Capitolo o saggio
Pierangeli, F. (2015). "DEL PRENDERSELA CON I GIOVANI" SPUNTI DI DIBATTITO DALL'ULTIMO OTTOBRE DI PASOLINI. In ROBERTO CARNERO-ANGELA FELICE (a cura di), PASOLINI E LA PEDAGOGIA (pp. 141-162). VENEZIA : MARSILIO.
Pierangeli, F
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Descrizione: saggio Pierangeli su i giovani e Pasolini nella annuale pubblicazione internazionale del Centro Studi Pasolini di Casarsa
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2108/137739
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