Riferimenti all’universo figurale, simbolico, linguistico e storico dell’Alighieri, il ricorso alla esemplarità proverbiale di alcuni versi celebri, per lo più in funzione pedagogica, scandiscono i diversi ambiti della molteplice attività di Emilio De Marchi dalle liriche giovanili, alla intitolazione non casuale di «Vita Nuova» alla sua rivista (1876-1878), ai saggi letterari o educativi, alla attività di docente e conferenziere. Interessa allo scrittore del Cappello del prete l’attestarsi del poema dantesco nell’immaginario collettivo, attraverso situazioni e figure memorabili, capaci di costruire un nuovo mito attivo nei secoli, parte decisiva dell’identità italiana, al «bellissimo tempo della letteratura popolare», resa di nuovo viva da Alessandro Manzoni, dopo un lungo periodo di «accademiche imitazioni». Il riferimento costante a Dante, rifluito nella narrativa a questo livello figurale o di archetipi, è riscontrabile nel Fondo De Marchi del Centro Manoscritti dell’Università di Pavia dove si conservano perfino gli appunti dello studente De Marchi nella stessa Accademia Scientifico-Letteraria di Milano nella quale, un decennio dopo, avrà occasione di svolgere delle lezioni sulla storia della letteratura e sulla stilistica in cui l’Alighieri, come risulta dalle carte preparatorie esaminate in questo saggio, si considera, in particolare per la poetica della luce, per gli scorci paesaggistici, per gli intenti morali, il padre della identità italiana. L'analisi della presenza manzoniana in alcuni luoghi dell'opera demarchiana si arricchisce, dunque, per la prima volta, del contributo degli scritti e degli appunti inediti
Pierangeli, F. (2015). Sulle tracce di Dante. Emilio De Marchi e l'"anima semplicetta". CRITICA LETTERARIA, 168-169, 671-695.
Sulle tracce di Dante. Emilio De Marchi e l'"anima semplicetta"
PIERANGELI, FABIO
2015-12-01
Abstract
Riferimenti all’universo figurale, simbolico, linguistico e storico dell’Alighieri, il ricorso alla esemplarità proverbiale di alcuni versi celebri, per lo più in funzione pedagogica, scandiscono i diversi ambiti della molteplice attività di Emilio De Marchi dalle liriche giovanili, alla intitolazione non casuale di «Vita Nuova» alla sua rivista (1876-1878), ai saggi letterari o educativi, alla attività di docente e conferenziere. Interessa allo scrittore del Cappello del prete l’attestarsi del poema dantesco nell’immaginario collettivo, attraverso situazioni e figure memorabili, capaci di costruire un nuovo mito attivo nei secoli, parte decisiva dell’identità italiana, al «bellissimo tempo della letteratura popolare», resa di nuovo viva da Alessandro Manzoni, dopo un lungo periodo di «accademiche imitazioni». Il riferimento costante a Dante, rifluito nella narrativa a questo livello figurale o di archetipi, è riscontrabile nel Fondo De Marchi del Centro Manoscritti dell’Università di Pavia dove si conservano perfino gli appunti dello studente De Marchi nella stessa Accademia Scientifico-Letteraria di Milano nella quale, un decennio dopo, avrà occasione di svolgere delle lezioni sulla storia della letteratura e sulla stilistica in cui l’Alighieri, come risulta dalle carte preparatorie esaminate in questo saggio, si considera, in particolare per la poetica della luce, per gli scorci paesaggistici, per gli intenti morali, il padre della identità italiana. L'analisi della presenza manzoniana in alcuni luoghi dell'opera demarchiana si arricchisce, dunque, per la prima volta, del contributo degli scritti e degli appunti ineditiFile | Dimensione | Formato | |
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