I caratteri dell’arte e dell’architettura di Perugia in epoca postunitaria sono stati chiaramente individuati da recenti studi storiografici. L’architettura, ancora una volta, assolve il ruolo d’interprete dei caratteri identitari dello Stato appena costituito, materializzandoli in una duratura e comune immagine nazionale che fonde, tuttavia, alcune selezionate declinazioni regionali. Di questo processo, Perugia è espressione paradigmatica: da una parte, la città umbra aderisce all’omologazione nazionale (per esempio nella toponomastica e nella dotazione di edifici funzionali al novello potere statale); dall’altra, approda a un’immagine sincretica, attingendo – con disinvoltura – ai repertori formali dell’architettura etrusca, di quella del basso medievo e dell’età comunale, evitando rimandi alla allora più recente esperienza archi- tettonica. Infatti, lo sguardo dei progettisti impegnati in questo processo si rivolge a un passato remoto, rimuovendo ogni segno del vessatorio dominio pontificio (XVI-XIX secc.) su Perugia. Ne deriva la dibattuta costruzione di un sintetico linguaggio architettonico, per così dire “artificiale”, che, nel tempo, è divenuto caratteristico per Perugia e il suo territorio. La scelta dello “stile” da adottare non è stata né rapida né univoca: nella “rifondazione” della città come capoluogo regionale si adotta per molti decenni un “plurilinguismo”, esito iniziale di una casuale ibridazione e contaminazione tra stilemi locali e di altre regioni. In questa ricerca di un linguaggio comune in cui riconoscersi e rappresentarsi, la consistenza materica, al pari di quella delle forme dell’architettura, si orienta verso il recupero di materiali della tradizione vernacolare, come attesta la manciata di esempi che segue.
D'Amelio, M.g., De Cesaris, F. (2013). Perugia dopo l’unità d’Italia: materiali e tecniche costruttive. In S.B. P. Belardi (a cura di), 1861-1939. L’architettura della Perugia postunitaria (pp. 97-108). Perugia : Effe Fabrizio Fabbri.
Perugia dopo l’unità d’Italia: materiali e tecniche costruttive
D'AMELIO, MARIA GRAZIA;
2013-01-01
Abstract
I caratteri dell’arte e dell’architettura di Perugia in epoca postunitaria sono stati chiaramente individuati da recenti studi storiografici. L’architettura, ancora una volta, assolve il ruolo d’interprete dei caratteri identitari dello Stato appena costituito, materializzandoli in una duratura e comune immagine nazionale che fonde, tuttavia, alcune selezionate declinazioni regionali. Di questo processo, Perugia è espressione paradigmatica: da una parte, la città umbra aderisce all’omologazione nazionale (per esempio nella toponomastica e nella dotazione di edifici funzionali al novello potere statale); dall’altra, approda a un’immagine sincretica, attingendo – con disinvoltura – ai repertori formali dell’architettura etrusca, di quella del basso medievo e dell’età comunale, evitando rimandi alla allora più recente esperienza archi- tettonica. Infatti, lo sguardo dei progettisti impegnati in questo processo si rivolge a un passato remoto, rimuovendo ogni segno del vessatorio dominio pontificio (XVI-XIX secc.) su Perugia. Ne deriva la dibattuta costruzione di un sintetico linguaggio architettonico, per così dire “artificiale”, che, nel tempo, è divenuto caratteristico per Perugia e il suo territorio. La scelta dello “stile” da adottare non è stata né rapida né univoca: nella “rifondazione” della città come capoluogo regionale si adotta per molti decenni un “plurilinguismo”, esito iniziale di una casuale ibridazione e contaminazione tra stilemi locali e di altre regioni. In questa ricerca di un linguaggio comune in cui riconoscersi e rappresentarsi, la consistenza materica, al pari di quella delle forme dell’architettura, si orienta verso il recupero di materiali della tradizione vernacolare, come attesta la manciata di esempi che segue.File | Dimensione | Formato | |
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