Pier Paolo Pasolini ha scontato con la morte, atroce contrappasso, a soli cinquantatre anni, la presunta ignavia dei ragazzi, la «paurosa» assenza di creatività, di inizialità, che ha nell’appiattimento del linguaggio (un balbettio informe e uniforme) uno dei risultati più orrendi e inaccettabili per il poeta. L’autore di questo volume ha oggi cinquantatre anni e poteva essere uno di quegli adolescenti della prima metà degli anni Settanta investiti dalle furiose, disperate, invettive dello scrittore corsaro e luterano. Ricostruendo il clima di quell’ottobre del 1975 e poi, con Calvino e Nievo, ridando la parola alla letteratura, con le sue istanze e i suoi enigmi, l’autore ritiene giunto il momento personale e storico di confrontarsi con i pesanti giudizi del poeta corsaro su quella generazione. In quella metà degli anni Settanta, lo stupro e il delitto del Circeo (29 settembre-1 ottobre 1975), con un lunghissimo strascico processuale, diventano evento simbolo della grande omologazione dei valori della tradizione italiana millenaria, come testimonia anche Stanislao Nievo, in un intervento giornalistico e in un momento significativo del romanzo Aurora, ambientato sul Monte di Circe, tra attualità e richiami mitici nel segno contrapposto dell’alba e della bestia. Un fenomeno, quello della criminalità giovanile, inevitabile negli anni, nei i mesi, nei giorni in cui si compiva in modo definitivo un processo storico: «È stata la televisione che ha, praticamente, (essa non è che un mezzo) concluso l’età della pietà, e iniziato l’era dell’edonè».
Pierangeli, F. (2015). E' finita l'età della pietà. Pasolini, Calvino, S. Nievo e i mostri del Circeo. Sinestesi.
E' finita l'età della pietà. Pasolini, Calvino, S. Nievo e i mostri del Circeo
PIERANGELI, FABIO
2015-09-01
Abstract
Pier Paolo Pasolini ha scontato con la morte, atroce contrappasso, a soli cinquantatre anni, la presunta ignavia dei ragazzi, la «paurosa» assenza di creatività, di inizialità, che ha nell’appiattimento del linguaggio (un balbettio informe e uniforme) uno dei risultati più orrendi e inaccettabili per il poeta. L’autore di questo volume ha oggi cinquantatre anni e poteva essere uno di quegli adolescenti della prima metà degli anni Settanta investiti dalle furiose, disperate, invettive dello scrittore corsaro e luterano. Ricostruendo il clima di quell’ottobre del 1975 e poi, con Calvino e Nievo, ridando la parola alla letteratura, con le sue istanze e i suoi enigmi, l’autore ritiene giunto il momento personale e storico di confrontarsi con i pesanti giudizi del poeta corsaro su quella generazione. In quella metà degli anni Settanta, lo stupro e il delitto del Circeo (29 settembre-1 ottobre 1975), con un lunghissimo strascico processuale, diventano evento simbolo della grande omologazione dei valori della tradizione italiana millenaria, come testimonia anche Stanislao Nievo, in un intervento giornalistico e in un momento significativo del romanzo Aurora, ambientato sul Monte di Circe, tra attualità e richiami mitici nel segno contrapposto dell’alba e della bestia. Un fenomeno, quello della criminalità giovanile, inevitabile negli anni, nei i mesi, nei giorni in cui si compiva in modo definitivo un processo storico: «È stata la televisione che ha, praticamente, (essa non è che un mezzo) concluso l’età della pietà, e iniziato l’era dell’edonè».File | Dimensione | Formato | |
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