Tra gli interpreti che hanno affrontato con ampiezza di analisi il pensiero ed il linguaggio vichiano, ha ricevuto finora poca attenzione Eric Voegelin, filosofo della politica tedesco di nascita, austriaco per formazione e statunitense per scelta. Questo lavoro tenta per primo di collocare la lettura voegeliniana di Vico entro il suo percorso di pensiero precedente allo scritto dedicato a Vico, elaborato tra il 1941 e il 1950 e destinato alla History of Political Ideas, gigantesco manuale di storia delle idee politiche che durante la sua vita Voegelin non pubblicherà se non in forma antologica. Alcuni dei termini e dei concetti chiave impiegati nello scritto su Vico hanno le loro radici in opere precedenti; meritevole di analisi è innanzitutto il termine meditation, che ha un significato antropologico decisivo già nella Herrschaftslehre elaborata all’inizio degli anni Trenta. La storia e gli utilizzi che tale termine fa rilevare in Voegelin permettono di comprendere l’importanza che il pensiero di Agostino ha per l’autore, nonché il rapporto che negli anni della sua formazione e della stesura dei suoi primi lavori il giovane studioso comincia ad intrattenere con gli interpreti cattolici moderni del santo di Ippona. Contestualizzando adeguatamente il nesso che Voegelin stabilisce tra la meditation come atto della coscienza umana e come acquisizione progressiva dell’identità personale aperta a Dio, si getta luce sull’utilizzo che lo stesso Voegelin fa di un’altra fonte, Max Scheler - non tanto quello della conferenza Die Stellung des Menschen im Kosmos, quanto quello dei saggi di filosofia della religione raccolti in Das Ewige im Menschen -. Un’indagine approfondita sui concetti scheleriani che Voegelin rielabora, e su quelli che invece critica e respinge sia nella Herrschaftslehre sia nei due libri sulla storia dell’idea di ‘razza’ apparsi nella prima metà degli anni ’30, permette a sua volta di raccogliere testimonianze importanti sulla presenza in Voegelin di un’altra fonte, il filosofo gesuita Erich Przywara, della quale le testimonianze d’autore dichiarano l’utilizzo solo a partire dal saggio del 1939, intitolato Die politischen Religionen, ma che sul filo di un’accurata analisi terminologica e concettuale si rivela il vero mediatore delle idee scheleriane nei confronti di Voegelin. I concetti di Personenreich, geistige Person, Rückbezüglichkeit, decisivi per tracciare i contorni di un’antropologia che, contestando il metodo di Max Weber, si progetta di rimettere al centro di una scienza politica realmente comprensiva dei fenomeni associativi umani, si connettono, nei due libri sulla razza e nel saggio sulle Religioni politiche, con una riconsiderazione teoretico e storica di quella particolare forma di comunità che è la chiesa (Church o christianity nel lessico voegeliniano). La christianity è la realizzazione teoretica, performativa e mistica, di un’unione dinamica della persona con Dio; una tale unione non può non intendere il campo delle diverse manifestazioni sociali accadute lungo la storia come l’emergenza di membra personali di un uno-tutto trascendente e trinitario che è vita destinata a compiersi in un eschaton non posseduto: sotto tale profilo la persona come membro della chiesa guadagna un rapporto autenticamente personalizzante con la storia e realizza un simbolo della comunità politica che è capace tanto di autorità ordinatrice che di visione accogliente, sia nei confronti del passato che nei confronti del futuro. Viceversa la simbolizzazione della persona come provvisoria attuazione di un ritmo auto-immanente della vita cosmica conduce l’uomo a partire dall’età dell’idealismo a conformarsi ad un’idea parimenti immanentistica dello stato; uno stato tale da fissare come meta futura soltanto il proprio accrescimento materiale, e da congelare il passato in anticipazione imperfetta, il futuro in ripetizione indefinita. Il progetto e l’ordinamento della History of political ideas intendono riproporre il sistema dinamico costituito da questi nodi teorici e storici, ed il saggio su Vico in questa struttura va ad occupare una posizione strategica. Ricostruendo le fasi interne di quella che per Voegelin è la forma cristiana e insieme moderna di meditation mediante cui Vico reagisce alla teologia politica immanentistica che comincia a svilupparsi nella sua epoca, il saggio su Vico svolge in realtà il tema della societas christiana come produttrice di una visione della storia e simultaneamente della società che rimane aperta al futuro ed all’irruzione di nuove forze senza tuttavia consegnarsi ad una visione tragicamente meccanica delle lotte fra gruppi umani. Ai temi politico-sociali, che Voegelin rileva in Vico con una nettezza che le letture unicamente storico-filosofiche perlopiù non riescono a scorgere, si connette strettamente l’approfondimento della metafisica della partecipazione; il termine partecipazione è di ascendenza platonica ma soprattutto tomista – e quindi neo-tomista –. Voegelin ne fa un oggetto di studio già negli anni ’30: quella che nei due libri sulla razza è tematizzata, sulla scia degli storici della filosofia influenzati da Stefan George, come immagine dell’uomo scaturente da una partecipazione al mistero dell’unità degli «strati dell’essere» (Seinsstufen), diventa nel libro su Lo Stato autoritario una riflessione sulle concezioni della persona come libero compartecipante che i diversi tipi di stato affermatisi nell’epoca delle costituzioni racchiudono al loro interno. La critica voegeliniana ai totalitarismi si rivela allora fondata non tanto su considerazioni di carattere procedurale o legale, ma sulla concezione spersonalizzante che la «rappresentanza della Verità» pretende di avere in stati di questo genere. Emerge allora l’uso che delle fonti del rinnovato pensiero cattolico – e dei testi patristici cui queste lo guidano – Voegelin continua a fare tanto nel saggio su Vico quanto in pagine importanti delle sue opere maggiori; di queste fonti la presente indagine documenta l’incidenza sulle pagine dedicate a Vico ed anche su alcuni luoghi importanti delle opere maggiori, e queste fonti rispondono ai nomi di Bergson, Przywara, Dempf, Von Balthasar, Peterson, Massimo il Confessore, De Lubac, Gregorio di Nazianzo, Sertillanges.

Cevasco, P. (2009). L'influsso della Scienza nuova di G.B. Vico sul pensiero di Eric Voegelin.

L'influsso della Scienza nuova di G.B. Vico sul pensiero di Eric Voegelin

2009-09-04

Abstract

Tra gli interpreti che hanno affrontato con ampiezza di analisi il pensiero ed il linguaggio vichiano, ha ricevuto finora poca attenzione Eric Voegelin, filosofo della politica tedesco di nascita, austriaco per formazione e statunitense per scelta. Questo lavoro tenta per primo di collocare la lettura voegeliniana di Vico entro il suo percorso di pensiero precedente allo scritto dedicato a Vico, elaborato tra il 1941 e il 1950 e destinato alla History of Political Ideas, gigantesco manuale di storia delle idee politiche che durante la sua vita Voegelin non pubblicherà se non in forma antologica. Alcuni dei termini e dei concetti chiave impiegati nello scritto su Vico hanno le loro radici in opere precedenti; meritevole di analisi è innanzitutto il termine meditation, che ha un significato antropologico decisivo già nella Herrschaftslehre elaborata all’inizio degli anni Trenta. La storia e gli utilizzi che tale termine fa rilevare in Voegelin permettono di comprendere l’importanza che il pensiero di Agostino ha per l’autore, nonché il rapporto che negli anni della sua formazione e della stesura dei suoi primi lavori il giovane studioso comincia ad intrattenere con gli interpreti cattolici moderni del santo di Ippona. Contestualizzando adeguatamente il nesso che Voegelin stabilisce tra la meditation come atto della coscienza umana e come acquisizione progressiva dell’identità personale aperta a Dio, si getta luce sull’utilizzo che lo stesso Voegelin fa di un’altra fonte, Max Scheler - non tanto quello della conferenza Die Stellung des Menschen im Kosmos, quanto quello dei saggi di filosofia della religione raccolti in Das Ewige im Menschen -. Un’indagine approfondita sui concetti scheleriani che Voegelin rielabora, e su quelli che invece critica e respinge sia nella Herrschaftslehre sia nei due libri sulla storia dell’idea di ‘razza’ apparsi nella prima metà degli anni ’30, permette a sua volta di raccogliere testimonianze importanti sulla presenza in Voegelin di un’altra fonte, il filosofo gesuita Erich Przywara, della quale le testimonianze d’autore dichiarano l’utilizzo solo a partire dal saggio del 1939, intitolato Die politischen Religionen, ma che sul filo di un’accurata analisi terminologica e concettuale si rivela il vero mediatore delle idee scheleriane nei confronti di Voegelin. I concetti di Personenreich, geistige Person, Rückbezüglichkeit, decisivi per tracciare i contorni di un’antropologia che, contestando il metodo di Max Weber, si progetta di rimettere al centro di una scienza politica realmente comprensiva dei fenomeni associativi umani, si connettono, nei due libri sulla razza e nel saggio sulle Religioni politiche, con una riconsiderazione teoretico e storica di quella particolare forma di comunità che è la chiesa (Church o christianity nel lessico voegeliniano). La christianity è la realizzazione teoretica, performativa e mistica, di un’unione dinamica della persona con Dio; una tale unione non può non intendere il campo delle diverse manifestazioni sociali accadute lungo la storia come l’emergenza di membra personali di un uno-tutto trascendente e trinitario che è vita destinata a compiersi in un eschaton non posseduto: sotto tale profilo la persona come membro della chiesa guadagna un rapporto autenticamente personalizzante con la storia e realizza un simbolo della comunità politica che è capace tanto di autorità ordinatrice che di visione accogliente, sia nei confronti del passato che nei confronti del futuro. Viceversa la simbolizzazione della persona come provvisoria attuazione di un ritmo auto-immanente della vita cosmica conduce l’uomo a partire dall’età dell’idealismo a conformarsi ad un’idea parimenti immanentistica dello stato; uno stato tale da fissare come meta futura soltanto il proprio accrescimento materiale, e da congelare il passato in anticipazione imperfetta, il futuro in ripetizione indefinita. Il progetto e l’ordinamento della History of political ideas intendono riproporre il sistema dinamico costituito da questi nodi teorici e storici, ed il saggio su Vico in questa struttura va ad occupare una posizione strategica. Ricostruendo le fasi interne di quella che per Voegelin è la forma cristiana e insieme moderna di meditation mediante cui Vico reagisce alla teologia politica immanentistica che comincia a svilupparsi nella sua epoca, il saggio su Vico svolge in realtà il tema della societas christiana come produttrice di una visione della storia e simultaneamente della società che rimane aperta al futuro ed all’irruzione di nuove forze senza tuttavia consegnarsi ad una visione tragicamente meccanica delle lotte fra gruppi umani. Ai temi politico-sociali, che Voegelin rileva in Vico con una nettezza che le letture unicamente storico-filosofiche perlopiù non riescono a scorgere, si connette strettamente l’approfondimento della metafisica della partecipazione; il termine partecipazione è di ascendenza platonica ma soprattutto tomista – e quindi neo-tomista –. Voegelin ne fa un oggetto di studio già negli anni ’30: quella che nei due libri sulla razza è tematizzata, sulla scia degli storici della filosofia influenzati da Stefan George, come immagine dell’uomo scaturente da una partecipazione al mistero dell’unità degli «strati dell’essere» (Seinsstufen), diventa nel libro su Lo Stato autoritario una riflessione sulle concezioni della persona come libero compartecipante che i diversi tipi di stato affermatisi nell’epoca delle costituzioni racchiudono al loro interno. La critica voegeliniana ai totalitarismi si rivela allora fondata non tanto su considerazioni di carattere procedurale o legale, ma sulla concezione spersonalizzante che la «rappresentanza della Verità» pretende di avere in stati di questo genere. Emerge allora l’uso che delle fonti del rinnovato pensiero cattolico – e dei testi patristici cui queste lo guidano – Voegelin continua a fare tanto nel saggio su Vico quanto in pagine importanti delle sue opere maggiori; di queste fonti la presente indagine documenta l’incidenza sulle pagine dedicate a Vico ed anche su alcuni luoghi importanti delle opere maggiori, e queste fonti rispondono ai nomi di Bergson, Przywara, Dempf, Von Balthasar, Peterson, Massimo il Confessore, De Lubac, Gregorio di Nazianzo, Sertillanges.
4-set-2009
A.A. 2008/2009
meditazione
Vico, Gian Battista
Chiesa
persona
metafisica della società
meditation
christianity
Voegelin
philosophical anthropology
metaphysics
participation
Settore M-FIL/03 - FILOSOFIA MORALE
it
Tesi di dottorato
Cevasco, P. (2009). L'influsso della Scienza nuova di G.B. Vico sul pensiero di Eric Voegelin.
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