Studio pubblicato nel 2014 in doppia edizione, italiana e quella francese, della quale si fornisce copia. Ferrante Pallavicino è tra i più interessanti libertini del Seicento italiano ed europeo. Proclive al protestantesimo, irriducibile polemista nei confronti di papa Urbano VIII, audace oppositore del Nunzio pontificio di Venezia, Vitellio, finì per trovarsi solo, cautamente protetto da Giovan Francesco Loredan, rispettato principe dell’Accademia degli Incogniti, della quale aveva pur fatto parte, Ferrante, rivestendo il ruolo di Segretario. La sorte avversa gli proibì la prudenza. Fu decapitato nel 1644, a ventinove anni. Il suo pensiero, del quale si dà qui il composto sistema, anticipava di almeno due secoli approdi civili e religiosi poi conformatisi. Onorava l’intelligenza e la cultura, disonorava l’ipocrisia. Nei suoi libri, qui riletti ricorrendo ai testi originali, perché quasi tutti mai più ristampati per l’ostilità della Chiesa, lascia una testimonianza difficile da trascurare nell’ambito degli studi storici e letterari. Il suo contributo al Libertinismo italiano ed europeo lo fa molto diverso dai sommarii giudizi troppo a lungo trascinatisi, fin o a quello registrato nell’Enciclopedia Treccani. Dopo la morte, la sua Anima (che si finge riapparire in un libretto anonimo, stampato alla macchia, generalmente attribuito al Loredan) continuò a parlare in nome della libertà. Tra spigolature erudite, dettagli ripescati, interpretazioni derivate da “imprese” cifrate, la figura di Ferrante Pallavicino assume responsabilità non soltanto provocatorie, come ancor di recente si deve con impazienza riconoscere.
Gareffi, A. (2014). Mort de Ferrante Pallavicino. In A. Lemoine, F. Cappelletti (a cura di), Les bas-fonds du Baroque. La Rome du vice et de la misère. Milano : Officina Libraria.
Mort de Ferrante Pallavicino
GAREFFI, ANDREA
2014-01-01
Abstract
Studio pubblicato nel 2014 in doppia edizione, italiana e quella francese, della quale si fornisce copia. Ferrante Pallavicino è tra i più interessanti libertini del Seicento italiano ed europeo. Proclive al protestantesimo, irriducibile polemista nei confronti di papa Urbano VIII, audace oppositore del Nunzio pontificio di Venezia, Vitellio, finì per trovarsi solo, cautamente protetto da Giovan Francesco Loredan, rispettato principe dell’Accademia degli Incogniti, della quale aveva pur fatto parte, Ferrante, rivestendo il ruolo di Segretario. La sorte avversa gli proibì la prudenza. Fu decapitato nel 1644, a ventinove anni. Il suo pensiero, del quale si dà qui il composto sistema, anticipava di almeno due secoli approdi civili e religiosi poi conformatisi. Onorava l’intelligenza e la cultura, disonorava l’ipocrisia. Nei suoi libri, qui riletti ricorrendo ai testi originali, perché quasi tutti mai più ristampati per l’ostilità della Chiesa, lascia una testimonianza difficile da trascurare nell’ambito degli studi storici e letterari. Il suo contributo al Libertinismo italiano ed europeo lo fa molto diverso dai sommarii giudizi troppo a lungo trascinatisi, fin o a quello registrato nell’Enciclopedia Treccani. Dopo la morte, la sua Anima (che si finge riapparire in un libretto anonimo, stampato alla macchia, generalmente attribuito al Loredan) continuò a parlare in nome della libertà. Tra spigolature erudite, dettagli ripescati, interpretazioni derivate da “imprese” cifrate, la figura di Ferrante Pallavicino assume responsabilità non soltanto provocatorie, come ancor di recente si deve con impazienza riconoscere.File | Dimensione | Formato | |
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