I caratteri e gli sviluppi della radicalizzazione del cristianesimo a Roma nella tarda antichità e nell’alto medioevo si riassumono in fenomeni molto noti e ben analizzati, in particolare dopo studi fondamentali degli ultimi decenni. Alcune riflessioni ulteriori, che lo studio in questione intende proporre, possono emergere da percorsi di sistematica contestualizzazione,i quali tengono conto delle portata trasformativa delle nuove fondazioni religiose rispetto agli assetti preesistenti, dei più ampi ambiti di afferenza topografica e del rapporto, rimasto sempre complementare, tra urbs e suburbio. Se durante il V secolo e fino all’età teodericiana l’impianto degli edifici cristiani, soprattutto chiese titolari e devozionali, va ad inserirsi entro un quadro di generale tenuta degli assetti con la conservazione delle funzioni primarie degli spazi ed un vero e proprio programma di salvaguardia del decoro urbano, l’accelerazione, dal conflitto greco-gotico, di peculiari fenomeni di destrutturazione della città antica accompagna l’immissione di nuove fondazioni cristiane che, spesso con forme di riuso integrale, agiscono come poli rivitalizzanti di interi comparti urbani. Nella generale ridefinizione degli assetti sull’ampia diacronia emergono costantementi gli esiti del rapporto complesso tra la gerarchia ecclesiastica e le élites di potere e le strategie del vescovo, che dall’VIII secolo, sulla base di una convergenza di dati, sembra acquisire un ruolo di diretta responsabilità verso la città “materiale”.
Spera, L. (2014). La cristianizzazione di Roma: forme e tempi. In Fabrizio Bisconti, Olof Brandt (a cura di), Lezioni di Archeologia cristiana (pp. 207-272). Città del Vaticano : Pontificio Istituto di Archelogia cristiana.
La cristianizzazione di Roma: forme e tempi
SPERA, LUCREZIA
2014-10-01
Abstract
I caratteri e gli sviluppi della radicalizzazione del cristianesimo a Roma nella tarda antichità e nell’alto medioevo si riassumono in fenomeni molto noti e ben analizzati, in particolare dopo studi fondamentali degli ultimi decenni. Alcune riflessioni ulteriori, che lo studio in questione intende proporre, possono emergere da percorsi di sistematica contestualizzazione,i quali tengono conto delle portata trasformativa delle nuove fondazioni religiose rispetto agli assetti preesistenti, dei più ampi ambiti di afferenza topografica e del rapporto, rimasto sempre complementare, tra urbs e suburbio. Se durante il V secolo e fino all’età teodericiana l’impianto degli edifici cristiani, soprattutto chiese titolari e devozionali, va ad inserirsi entro un quadro di generale tenuta degli assetti con la conservazione delle funzioni primarie degli spazi ed un vero e proprio programma di salvaguardia del decoro urbano, l’accelerazione, dal conflitto greco-gotico, di peculiari fenomeni di destrutturazione della città antica accompagna l’immissione di nuove fondazioni cristiane che, spesso con forme di riuso integrale, agiscono come poli rivitalizzanti di interi comparti urbani. Nella generale ridefinizione degli assetti sull’ampia diacronia emergono costantementi gli esiti del rapporto complesso tra la gerarchia ecclesiastica e le élites di potere e le strategie del vescovo, che dall’VIII secolo, sulla base di una convergenza di dati, sembra acquisire un ruolo di diretta responsabilità verso la città “materiale”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.