La monografia costituisce il primo studio specificamente dedicato alla clausola di gradimento nel diritto degli enti, nel diritto dei contratti e nelle ipotesi a cavaliere tra enti e contratti. La parte iniziale dell'opera è dedicata alla fenomenologia e contiene un'indagine storica e comparatistica della clausola, di cui (almeno in embrione) la ricerca ha riscontrato l'impiego fin dai secoli XVII e XVIII. La monografia analizza le sparpagliate fattispecie normative che contemplano la clausola e giunge ad un risultato: la clausola di gradimento, similmente alla clausola di prelazione o al divieto di alienazione, presenta caratteristiche unitarie sia nel diritto degli enti, sia nel diritto dei contratti. In particolare, in forza di tale clausola un soggetto (c.d. probans) è chiamato ad esprimere o rifiutare il suo gradimento a che un altro soggetto si renda cessionario di una partecipazione sociale o controparte contrattuale di un terzo. Lungo questa linea, la tesi proposta è che la clausola di gradimento produrrebbe un nucleo di effetti sempre applicabili, similmente a quanto si verifica per la clausola di prelazione o per il divieto di alienazione, a prescindere dal negozio in cui sia specificamente inserita. Questi effetti sono quindi specificamente analizzati: ad es., la costituzione dell'obbligo, in capo al soggetto di esprimere il gradimento (c.d. probans), di compiere una valutazione di un certo tipo sulla persona di un terzo, di attenersi a determinati criteri e parametri prestabiliti, e così via. A tali effetti, comunque applicabili, se ne aggiungerebbero poi altri più specifici, legati alle singole ipotesi. Ad es., per quanto riguarda le clausole contenute negli statuti delle s.p.a., secondo quanto proposto nella monografia, la clausola di gradimento renderebbe inesigibile l'obbligo ex art. 2421, comma 1, n. 1, cod. civ. di iscrivere il trasferimento nel libro soci. La monografia indaga poi la possibilità di inserire la clausola in un testamento e di configurare un autonomo patto di gradimento, non inserito in alcun altro negozio. La ricerca successivamente prende in considerazione l'atto di gradimento (c.d. placet), di cui cerca di dimostrare la natura non negoziale, soffermandosi poi sul silenzio e sul diniego del gradimento. Infine, la monografia prende in esame i profili patologici della clausola (ad es., il rapporto col c.d. abuso del diritto) e le prospettive di sviluppo: l’autonomia privata pare oggi ricercare strumenti sempre più duttili con i quali perseguire gli scopi che si prefigge. Ciò accade in molti settori del diritto privato, e le sempre più frequenti ‘‘riforme’’ della legislazione vigente sembrano offrire esempi in tal senso, così nel diritto societario, come anche in ambiti di studio tradizionalmente meno permeabili alle novità , quali il diritto degli enti privi di scopi di lucro. La clausola di gradimento riesce a venire incontro ad entrambe le riferite esigenze, essendo un elastico strumento che può introdurre o rafforzare la rilevanza dell'elemento personale in negozi ove esso manchi o non sia presente nella misura voluta dalle parti.

Farace, D. (2012). La clausola di gradimento. Milano : Giuffrè.

La clausola di gradimento

FARACE, DARIO
2012-01-01

Abstract

La monografia costituisce il primo studio specificamente dedicato alla clausola di gradimento nel diritto degli enti, nel diritto dei contratti e nelle ipotesi a cavaliere tra enti e contratti. La parte iniziale dell'opera è dedicata alla fenomenologia e contiene un'indagine storica e comparatistica della clausola, di cui (almeno in embrione) la ricerca ha riscontrato l'impiego fin dai secoli XVII e XVIII. La monografia analizza le sparpagliate fattispecie normative che contemplano la clausola e giunge ad un risultato: la clausola di gradimento, similmente alla clausola di prelazione o al divieto di alienazione, presenta caratteristiche unitarie sia nel diritto degli enti, sia nel diritto dei contratti. In particolare, in forza di tale clausola un soggetto (c.d. probans) è chiamato ad esprimere o rifiutare il suo gradimento a che un altro soggetto si renda cessionario di una partecipazione sociale o controparte contrattuale di un terzo. Lungo questa linea, la tesi proposta è che la clausola di gradimento produrrebbe un nucleo di effetti sempre applicabili, similmente a quanto si verifica per la clausola di prelazione o per il divieto di alienazione, a prescindere dal negozio in cui sia specificamente inserita. Questi effetti sono quindi specificamente analizzati: ad es., la costituzione dell'obbligo, in capo al soggetto di esprimere il gradimento (c.d. probans), di compiere una valutazione di un certo tipo sulla persona di un terzo, di attenersi a determinati criteri e parametri prestabiliti, e così via. A tali effetti, comunque applicabili, se ne aggiungerebbero poi altri più specifici, legati alle singole ipotesi. Ad es., per quanto riguarda le clausole contenute negli statuti delle s.p.a., secondo quanto proposto nella monografia, la clausola di gradimento renderebbe inesigibile l'obbligo ex art. 2421, comma 1, n. 1, cod. civ. di iscrivere il trasferimento nel libro soci. La monografia indaga poi la possibilità di inserire la clausola in un testamento e di configurare un autonomo patto di gradimento, non inserito in alcun altro negozio. La ricerca successivamente prende in considerazione l'atto di gradimento (c.d. placet), di cui cerca di dimostrare la natura non negoziale, soffermandosi poi sul silenzio e sul diniego del gradimento. Infine, la monografia prende in esame i profili patologici della clausola (ad es., il rapporto col c.d. abuso del diritto) e le prospettive di sviluppo: l’autonomia privata pare oggi ricercare strumenti sempre più duttili con i quali perseguire gli scopi che si prefigge. Ciò accade in molti settori del diritto privato, e le sempre più frequenti ‘‘riforme’’ della legislazione vigente sembrano offrire esempi in tal senso, così nel diritto societario, come anche in ambiti di studio tradizionalmente meno permeabili alle novità , quali il diritto degli enti privi di scopi di lucro. La clausola di gradimento riesce a venire incontro ad entrambe le riferite esigenze, essendo un elastico strumento che può introdurre o rafforzare la rilevanza dell'elemento personale in negozi ove esso manchi o non sia presente nella misura voluta dalle parti.
2012
Settore IUS/01 - DIRITTO PRIVATO
Italian
Rilevanza internazionale
Monografia
clausola di gradimento, contratto, società
la monografia è stata recensita da F. Macario, in Riv. dir. civ., 2013, 1151 ss., e da M. Orlandi, in Riv. dir. impr., 2013, 367 ss.
Farace, D. (2012). La clausola di gradimento. Milano : Giuffrè.
Monografia
Farace, D
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Farace - La clausola di gradimento.pdf

solo utenti autorizzati

Descrizione: articolo principale
Licenza: Copyright dell'editore
Dimensione 2.41 MB
Formato Adobe PDF
2.41 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2108/102772
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact