Tutti noi descriviamo quelle che qui definiamo quasi-cose: infatti le collochiamo in uno spazio (non fisico ma vissuto e predimensionale), riconosciamo loro un’identità intersoggettiva e spesso anche amodale, e soprattutto ne avvertiamo affettivamente l’invadenza, come tale assai più ingente di quello esercitato su di noi dalle cose propriamente dette. Sebbene effimere, intermittenti e prive di una causa loro esterna (che, soltanto, ne permetterebbe la prognosi ed eventualmente anche la manipolazione), le quasi-cose instaurano infatti una specifica comunicazione col corpo proprio di chi percepisce, generando lo spazio affettivo (sintonico, distonico, conflittuale, antangonistico, equilibrato, ecc.) in cui questi si trova e che in vario modo lo condiziona. Ma che cosa sono le quasi-cose? Anzitutto e in modo esemplare, come si mostra nel presente lavoro, le atmosfere, cioè i sentimenti effusi nello spazio e che di solito non possiamo modificare, ma poi anche il dolore, la cui aggressività non letale costituisce al tempo stesso una garanzia identitaria del soggetto. E poi la vergogna, sia personale sia vicaria (quella che proviamo per chi “dovrebbe” vergognarsi!), il corpo proprio o vissuto, le cui “isole” (zone fisicamente vaghe ma relativamente costanti nel loro fungere da cassa di risonanza affettiva dei sentimenti percepiti esternamente) eccedono gli organi del corpo fisico, lo sguardo, tanto aggressivo nella vita quotidiana come nel ritratto da produrre un’emorragia della nostra identità e da ingaggiare col percipiente una vera e propria sfida proprio-corporea, e infine la luce crepuscolare nella sua suggestiva vaghezza, terreno fertile per la generazione di atmosfere. A una filosofia che non sia esercizio astratto e tutto coscienzialistico, ma riflessione estetologica e fenomenologica su come ci si sente qui e ora, sul modo migliore di esporsi sensibilmente (esteticamente) alle situazioni del mondo, spetta allora riconoscere che delle quasi-cose e delle qualità affettive che esse immancabilmente generano non può fare a meno nessun repertorio ontologico degno di questo nome.

Griffero, T.b. (2013). Quasi-cose. La realtà dei sentimenti. Milano : Bruno Mondadori.

Quasi-cose. La realtà dei sentimenti

GRIFFERO, TONINO BERNARDO
2013-01-01

Abstract

Tutti noi descriviamo quelle che qui definiamo quasi-cose: infatti le collochiamo in uno spazio (non fisico ma vissuto e predimensionale), riconosciamo loro un’identità intersoggettiva e spesso anche amodale, e soprattutto ne avvertiamo affettivamente l’invadenza, come tale assai più ingente di quello esercitato su di noi dalle cose propriamente dette. Sebbene effimere, intermittenti e prive di una causa loro esterna (che, soltanto, ne permetterebbe la prognosi ed eventualmente anche la manipolazione), le quasi-cose instaurano infatti una specifica comunicazione col corpo proprio di chi percepisce, generando lo spazio affettivo (sintonico, distonico, conflittuale, antangonistico, equilibrato, ecc.) in cui questi si trova e che in vario modo lo condiziona. Ma che cosa sono le quasi-cose? Anzitutto e in modo esemplare, come si mostra nel presente lavoro, le atmosfere, cioè i sentimenti effusi nello spazio e che di solito non possiamo modificare, ma poi anche il dolore, la cui aggressività non letale costituisce al tempo stesso una garanzia identitaria del soggetto. E poi la vergogna, sia personale sia vicaria (quella che proviamo per chi “dovrebbe” vergognarsi!), il corpo proprio o vissuto, le cui “isole” (zone fisicamente vaghe ma relativamente costanti nel loro fungere da cassa di risonanza affettiva dei sentimenti percepiti esternamente) eccedono gli organi del corpo fisico, lo sguardo, tanto aggressivo nella vita quotidiana come nel ritratto da produrre un’emorragia della nostra identità e da ingaggiare col percipiente una vera e propria sfida proprio-corporea, e infine la luce crepuscolare nella sua suggestiva vaghezza, terreno fertile per la generazione di atmosfere. A una filosofia che non sia esercizio astratto e tutto coscienzialistico, ma riflessione estetologica e fenomenologica su come ci si sente qui e ora, sul modo migliore di esporsi sensibilmente (esteticamente) alle situazioni del mondo, spetta allora riconoscere che delle quasi-cose e delle qualità affettive che esse immancabilmente generano non può fare a meno nessun repertorio ontologico degno di questo nome.
2013
Settore M-FIL/04 - ESTETICA
Italian
Rilevanza nazionale
Monografia
quasi-things; ontology; atmospheres
Griffero, T.b. (2013). Quasi-cose. La realtà dei sentimenti. Milano : Bruno Mondadori.
Monografia
Griffero, Tb
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