Federigo Tozzi's literary works are built like a cobweb through punctual signals. The stories he tells get entangled around presences that introduce to the world of mystery, but they do not solve that mystery. The guest of his fictions is the enigma that lays inside everything in the world. All the things that house the world have a deep still essence exhaling restlessness and some kind of fear. Tozzi makes a psychological inquiry, that means, by the etymon, speech on and with the soul. And, since the "psyche", the soul, is not the place of ethereal forms, but the origin of all the imagines, the deep well of passions, the conscience's great river, Tozzi's work get a grotesque aspect, not far from what Hugo writes in is study on Shakespeare. Psychology and Christianity join to give an original representation of life. And also, his tales look like Greek tragedies, where the end, the destiny, is early written in the origin and no hope of changes is offered to the characters. Federigo Tozzi's poetic persist constant all through the years, since Barche capovolte, to the last period's tales and has constant narrative schemes. The motif of the "double" is, in all its aspects, the origin of many tales and quite all the stories have a destiny of death. All the novels, from Paolo to Tre croci, end with the guest's death. Te only exception is Con gli occhi chiusi, where Pietro's mother dies very soon and determines her son's life. The death is the most evident imagine of the Other, it is always the dark, upsetting side of the world. A terrible shadow lays behind everything, carrying ills in the thoughts and leading to bestial actions. On of the most evident signal of this presence is the laugh: human beens transformed in beasts laugh when they fill the captured by the presence of Eros or death. But bestial men and women are different from the beasts of Bestie: the first ones are masks, deformed bodies and souls; the second ones are still and enigmatic signals (according to Bachofen's definition of the symbol). And the "human beasts" are captured by the hallucinations, by the nightmares, the dreams made with open eyes, by the madness, until the self-destruction and the death. Memory, dream, hallucination are the mirrors where the reality is observed: and no solution to the enigma is given. Madness, Heros, death, laughs, bestiality, the confusion of perceptive planes, the presence of the other: Tozzi's world looks like housed by imagines belonging to Dionysus' psychological-mythological world. Dionysus is, indeed, the grotesque got who is present and obscure, which abducts and ravishes.

La narrativa di Federigo Tozzi si intesse come una tela di ragno intorno a precisi segnali. Le sue storie si aggrovigliano intorno a presenze che dischiudono al mondo del mistero nell’unico modo pos-sibile, mantenendo quel mistero fittissimo. Ciò che viene messa in scena è l’enigmaticità delle cose del mondo, la loro pregnanza inquietante, spaventosa, dilaniante e muta. Il lavoro di Tozzi, si muove nella direzione dell’indagine psicologica nel senso etimologico del termine, di discorso sull’anima e di discorso con l’anima. E dal momento che l’anima non è il luogo delle forme eteree, ma è l’origine di ogni immagine, il pozzo profondo in cui albergano tutte le passio-ni, dalle più sublimi alle più basse, il fiume in piena che travolge e conduce col suo impeto le coscien-ze, l’opera di Tozzi arriva ad assumere caratteristiche che si avvicinano molto a quelle del grottesco teorizzato da Victor Hugo nell’omonimo saggio. Psicologia e cristianesimo si congiungono in essa in un particolare e originalissimo lavoro di messa in scena dell’anima. Ma le storie di Tozzi sono imma-gini sincroniche, hanno l’andamento di tragedie greche, si organizzano in quadri dinamici in cui tutti gli elementi sono presenti già dall’inizio e lo svolgimento della storia si riduce alla lenta attesa del compimento di un destino già segnato nelle cose e nelle persone. Non solo la poetica di Tozzi non cambia mai nella sostanza, ma vi sono schemi narrativi e immagi-ni che ricorrono in tutta la sua produzione, dalle primissime prove di Barche capovolte sino ai racconti degli ultimi anni. Il motivo del doppio in tutte le sue declinazioni è la sorgente narrativa di molte novelle. Quasi tutte le storie di Tozzi sono storie votate alla morte. Tutti i romanzi, da Paolo a Tre croci, si chiudono con la morte del protagonista. Unica eccezione Con gli occhi chiusi, in cui la morte della madre di Pietro domina e determina fortemente l’andamento dell’intera vicenda sin dalle prime pagine, segnando la vita e l’anima del figlio. La morte come manifestazione sconvolgente dell’alterità, del rovescio oscuro e minaccioso del mondo. Dietro le cose si nasconde un’ombra terribile che instilla malattie nei pensieri, che induce a gesti bestiali. E da quell’ombra spesso giungono segnali, messaggi espressi in un linguaggio oscuro, enig-matico. Uno dei segnali costanti e ossessivi sono le risa. Quando un personaggio ride è sicuramente vicino ad una possessione di tipo erotico o mortale: gli uomini trasformati in bestie ridono di ciò che non comprendono oppure ridono perché ormai travolti da qualcosa che li domina interamente. Tra uomini trasformati in bestie e bestie vere e proprie, però, corre una differenza essenziale. I pri-mi sono maschere grottesche, figure deformate dal di dentro, immagini quasi caricaturali e inquietanti che vengono colte da una possessione. Le bestie di Bestie, invece, sono segni a loro volta, presenze e-nigmatiche che indicano silenziosamente la presenza dell’alterità. Esse sono allegorie senza referente, sono idoli muti. Quindi dietro di loro si acquatta un senso complesso, non interpretabile; questo senso si nasconde dietro di esse, per evitare che gli uomini vengano investiti dalla sua potenza folgorante. Ma gli uomini sono fatalmente prede di una realtà oscura e devastatrice. E spesso non fanno altro che continuare ad andare sempre più in profondità, passando per i ricordi confusi coi sogni, o attraver-so la memoria di sogni fatti ad occhi ora aperti ora chiusi, giungendo diritti fin nel cuore dell’allucinazione. In tutte le storie di Tozzi una necessità muta agisce e attrae tutti gli elementi verso di sé. Memoria, sogno, allucinazione sono gli specchi in cui la realtà viene percepita. Ma anche sogni veri colgono i personaggi portando loro ancora una volta e sempre di più messaggi difficilmente deci-frabili. La follia, l’eros e la morte, le risa, la bestialità, la confusione dei piani percettivi, la sensazione di essere sempre abitati da una presenza pressante: il mondo di Tozzi sembrerebbe popolato da immagini che possono evocare il complesso mitologico di Dioniso, il dio grottesco che fa provare all’uomo l’ebbrezza della fuga da sé e la disperazione della perdita di sé.

Ubaldini, C. (2008). Il divino grottesco di Federigo Tozzi: il doppio, le risa, la morte e i sogni.

Il divino grottesco di Federigo Tozzi: il doppio, le risa, la morte e i sogni

UBALDINI, CRISTINA
2008-09-19

Abstract

Federigo Tozzi's literary works are built like a cobweb through punctual signals. The stories he tells get entangled around presences that introduce to the world of mystery, but they do not solve that mystery. The guest of his fictions is the enigma that lays inside everything in the world. All the things that house the world have a deep still essence exhaling restlessness and some kind of fear. Tozzi makes a psychological inquiry, that means, by the etymon, speech on and with the soul. And, since the "psyche", the soul, is not the place of ethereal forms, but the origin of all the imagines, the deep well of passions, the conscience's great river, Tozzi's work get a grotesque aspect, not far from what Hugo writes in is study on Shakespeare. Psychology and Christianity join to give an original representation of life. And also, his tales look like Greek tragedies, where the end, the destiny, is early written in the origin and no hope of changes is offered to the characters. Federigo Tozzi's poetic persist constant all through the years, since Barche capovolte, to the last period's tales and has constant narrative schemes. The motif of the "double" is, in all its aspects, the origin of many tales and quite all the stories have a destiny of death. All the novels, from Paolo to Tre croci, end with the guest's death. Te only exception is Con gli occhi chiusi, where Pietro's mother dies very soon and determines her son's life. The death is the most evident imagine of the Other, it is always the dark, upsetting side of the world. A terrible shadow lays behind everything, carrying ills in the thoughts and leading to bestial actions. On of the most evident signal of this presence is the laugh: human beens transformed in beasts laugh when they fill the captured by the presence of Eros or death. But bestial men and women are different from the beasts of Bestie: the first ones are masks, deformed bodies and souls; the second ones are still and enigmatic signals (according to Bachofen's definition of the symbol). And the "human beasts" are captured by the hallucinations, by the nightmares, the dreams made with open eyes, by the madness, until the self-destruction and the death. Memory, dream, hallucination are the mirrors where the reality is observed: and no solution to the enigma is given. Madness, Heros, death, laughs, bestiality, the confusion of perceptive planes, the presence of the other: Tozzi's world looks like housed by imagines belonging to Dionysus' psychological-mythological world. Dionysus is, indeed, the grotesque got who is present and obscure, which abducts and ravishes.
19-set-2008
A.A. 2007/2008
Italianistica
20.
La narrativa di Federigo Tozzi si intesse come una tela di ragno intorno a precisi segnali. Le sue storie si aggrovigliano intorno a presenze che dischiudono al mondo del mistero nell’unico modo pos-sibile, mantenendo quel mistero fittissimo. Ciò che viene messa in scena è l’enigmaticità delle cose del mondo, la loro pregnanza inquietante, spaventosa, dilaniante e muta. Il lavoro di Tozzi, si muove nella direzione dell’indagine psicologica nel senso etimologico del termine, di discorso sull’anima e di discorso con l’anima. E dal momento che l’anima non è il luogo delle forme eteree, ma è l’origine di ogni immagine, il pozzo profondo in cui albergano tutte le passio-ni, dalle più sublimi alle più basse, il fiume in piena che travolge e conduce col suo impeto le coscien-ze, l’opera di Tozzi arriva ad assumere caratteristiche che si avvicinano molto a quelle del grottesco teorizzato da Victor Hugo nell’omonimo saggio. Psicologia e cristianesimo si congiungono in essa in un particolare e originalissimo lavoro di messa in scena dell’anima. Ma le storie di Tozzi sono imma-gini sincroniche, hanno l’andamento di tragedie greche, si organizzano in quadri dinamici in cui tutti gli elementi sono presenti già dall’inizio e lo svolgimento della storia si riduce alla lenta attesa del compimento di un destino già segnato nelle cose e nelle persone. Non solo la poetica di Tozzi non cambia mai nella sostanza, ma vi sono schemi narrativi e immagi-ni che ricorrono in tutta la sua produzione, dalle primissime prove di Barche capovolte sino ai racconti degli ultimi anni. Il motivo del doppio in tutte le sue declinazioni è la sorgente narrativa di molte novelle. Quasi tutte le storie di Tozzi sono storie votate alla morte. Tutti i romanzi, da Paolo a Tre croci, si chiudono con la morte del protagonista. Unica eccezione Con gli occhi chiusi, in cui la morte della madre di Pietro domina e determina fortemente l’andamento dell’intera vicenda sin dalle prime pagine, segnando la vita e l’anima del figlio. La morte come manifestazione sconvolgente dell’alterità, del rovescio oscuro e minaccioso del mondo. Dietro le cose si nasconde un’ombra terribile che instilla malattie nei pensieri, che induce a gesti bestiali. E da quell’ombra spesso giungono segnali, messaggi espressi in un linguaggio oscuro, enig-matico. Uno dei segnali costanti e ossessivi sono le risa. Quando un personaggio ride è sicuramente vicino ad una possessione di tipo erotico o mortale: gli uomini trasformati in bestie ridono di ciò che non comprendono oppure ridono perché ormai travolti da qualcosa che li domina interamente. Tra uomini trasformati in bestie e bestie vere e proprie, però, corre una differenza essenziale. I pri-mi sono maschere grottesche, figure deformate dal di dentro, immagini quasi caricaturali e inquietanti che vengono colte da una possessione. Le bestie di Bestie, invece, sono segni a loro volta, presenze e-nigmatiche che indicano silenziosamente la presenza dell’alterità. Esse sono allegorie senza referente, sono idoli muti. Quindi dietro di loro si acquatta un senso complesso, non interpretabile; questo senso si nasconde dietro di esse, per evitare che gli uomini vengano investiti dalla sua potenza folgorante. Ma gli uomini sono fatalmente prede di una realtà oscura e devastatrice. E spesso non fanno altro che continuare ad andare sempre più in profondità, passando per i ricordi confusi coi sogni, o attraver-so la memoria di sogni fatti ad occhi ora aperti ora chiusi, giungendo diritti fin nel cuore dell’allucinazione. In tutte le storie di Tozzi una necessità muta agisce e attrae tutti gli elementi verso di sé. Memoria, sogno, allucinazione sono gli specchi in cui la realtà viene percepita. Ma anche sogni veri colgono i personaggi portando loro ancora una volta e sempre di più messaggi difficilmente deci-frabili. La follia, l’eros e la morte, le risa, la bestialità, la confusione dei piani percettivi, la sensazione di essere sempre abitati da una presenza pressante: il mondo di Tozzi sembrerebbe popolato da immagini che possono evocare il complesso mitologico di Dioniso, il dio grottesco che fa provare all’uomo l’ebbrezza della fuga da sé e la disperazione della perdita di sé.
Federigo Tozzi; psicologia; anima; doppio; morte; sogni; risa; grottesco; bestie
Settore L-FIL-LET/11 - LETTERATURA ITALIANA CONTEMPORANEA
Italian
Tesi di dottorato
Ubaldini, C. (2008). Il divino grottesco di Federigo Tozzi: il doppio, le risa, la morte e i sogni.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2108/643
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