In seguito agli importanti e innovativi studi scientifici sul nuoto iniziati alla fine degli anni ’60, tutti improntati sul miglioramento della propulsione attraverso il perfezionamento della tecnica del movimento, negli anni ’90 si ha un cambio di approccio. Diventa necessario conoscere e approfondire i principi della fluido dinamica per comprendere al meglio i meccanismi della propulsione e dei suoi effetti. Uno dei primi studiosi in questo settore è stato sicuramente Cecil Colwin (1991), il quale basandosi sul principio dell’effetto Bernouilli, elabora la teoria dei vortici, ipotizzando che i nuotatori possano trarre vantaggio dalla formazione di vortici sui propri arti. La capacità di formare dei vortici sul dorso della propria mano, sostiene Colwin, aiuta il nuotatore nella ricerca di un punto d’appoggio stabile, riducendo lo slittamento verso dietro della mano stessa. Sulla mano, se ben posizionata, si genera un differenziale di pressione tra la superficie inferiore e quella superiore che favorisce la presa d’acqua. Lo strumento oggetto della ricerca è in grado di misurare il differenziale di pressione sopra descritto. Inizialmente l’obiettivo del progetto era semplicemente quello di riuscire a misurare la spinta esercitata dalle braccia dell’atleta durante la nuotata. In seguito ai primi e, poco soddisfacenti, risultati ottenuti sulla spinta del palmo della mano, l’attenzione si è spostata su ciò che doveva avvenire sul dorso della mano. Pertanto è stato modificato lo strumento, inserendo un elemento sensibile alla pressione idrostatica. I nuovi risultati dimostrano che l’aumento di velocità non viene ottenuto aumentando la spinta sul palmo, bensì creando una depressione sul dorso, che trattiene la mano dell’atleta, e ne impedisce, nel contempo lo slittamento, procurandogli degli appoggi più stabili. Le evidenze sperimentali depongono, quindi a favore della teoria dei vortici di Cecil Colwin Osservando attentamente i filmati subacquei di nuotatori velocisti di alto livello, è possibile notare che tutti dopo aver raggiunto il punto più profondo della traiettoria della loro mano formano dei vortici, che si manifestano con delle bollicine intorno agli arti. Probabilmente questo è dovuto al fatto che i nuotatori dopo aver raggiunto il punto più profondo (massima pressione idrostatica) iniziano a “tirare” rapidamente indietro, cercando di creare, attraverso la formazione di vortici, un appoggio meno cedevole. L’utilizzo di questo strumento ha datola possibilità di analizzare il movimento di nuotatori mediocri, di medio livello e di grandi campioni e di paragonarli tra di loro cercando di evidenziare eventuali differenze; di confrontare e analizzare le caratteristiche individuali della bracciata per ciascun nuotatore; di confrontare i profili di bracciata tra specialità diverse, quali velocisti, mezzo-fondisti e fondisti e delinearne delle caratteristiche proprie della specialità; analizzare i profili delle quattro nuotate evidenziandone le caratteristiche generali.

Bartoloni, L. (2009). KZ: analisi dei profili individuali di bracciata nel nuoto.

KZ: analisi dei profili individuali di bracciata nel nuoto

2009-09-02

Abstract

In seguito agli importanti e innovativi studi scientifici sul nuoto iniziati alla fine degli anni ’60, tutti improntati sul miglioramento della propulsione attraverso il perfezionamento della tecnica del movimento, negli anni ’90 si ha un cambio di approccio. Diventa necessario conoscere e approfondire i principi della fluido dinamica per comprendere al meglio i meccanismi della propulsione e dei suoi effetti. Uno dei primi studiosi in questo settore è stato sicuramente Cecil Colwin (1991), il quale basandosi sul principio dell’effetto Bernouilli, elabora la teoria dei vortici, ipotizzando che i nuotatori possano trarre vantaggio dalla formazione di vortici sui propri arti. La capacità di formare dei vortici sul dorso della propria mano, sostiene Colwin, aiuta il nuotatore nella ricerca di un punto d’appoggio stabile, riducendo lo slittamento verso dietro della mano stessa. Sulla mano, se ben posizionata, si genera un differenziale di pressione tra la superficie inferiore e quella superiore che favorisce la presa d’acqua. Lo strumento oggetto della ricerca è in grado di misurare il differenziale di pressione sopra descritto. Inizialmente l’obiettivo del progetto era semplicemente quello di riuscire a misurare la spinta esercitata dalle braccia dell’atleta durante la nuotata. In seguito ai primi e, poco soddisfacenti, risultati ottenuti sulla spinta del palmo della mano, l’attenzione si è spostata su ciò che doveva avvenire sul dorso della mano. Pertanto è stato modificato lo strumento, inserendo un elemento sensibile alla pressione idrostatica. I nuovi risultati dimostrano che l’aumento di velocità non viene ottenuto aumentando la spinta sul palmo, bensì creando una depressione sul dorso, che trattiene la mano dell’atleta, e ne impedisce, nel contempo lo slittamento, procurandogli degli appoggi più stabili. Le evidenze sperimentali depongono, quindi a favore della teoria dei vortici di Cecil Colwin Osservando attentamente i filmati subacquei di nuotatori velocisti di alto livello, è possibile notare che tutti dopo aver raggiunto il punto più profondo della traiettoria della loro mano formano dei vortici, che si manifestano con delle bollicine intorno agli arti. Probabilmente questo è dovuto al fatto che i nuotatori dopo aver raggiunto il punto più profondo (massima pressione idrostatica) iniziano a “tirare” rapidamente indietro, cercando di creare, attraverso la formazione di vortici, un appoggio meno cedevole. L’utilizzo di questo strumento ha datola possibilità di analizzare il movimento di nuotatori mediocri, di medio livello e di grandi campioni e di paragonarli tra di loro cercando di evidenziare eventuali differenze; di confrontare e analizzare le caratteristiche individuali della bracciata per ciascun nuotatore; di confrontare i profili di bracciata tra specialità diverse, quali velocisti, mezzo-fondisti e fondisti e delinearne delle caratteristiche proprie della specialità; analizzare i profili delle quattro nuotate evidenziandone le caratteristiche generali.
2-set-2009
A.A. 2008/2009
effetto Bernouilli
teoria dei vortici
pressione idrostatica
differenziale di pressione
profili individuali di bracciata
Settore M-EDF/02 - METODI E DIDATTICHE DELLE ATTIVITA' SPORTIVE
it
Tesi di dottorato
Bartoloni, L. (2009). KZ: analisi dei profili individuali di bracciata nel nuoto.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2108/1084
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